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Papa Francesco e il ruolo strategico del Mediterraneo – di Pasquale Pellegrini  

La presenza di Papa Francesco in Puglia in diverse occasioni evidenzia l’importanza che la Regione, in particolare, e il Sud, in generale, rivestono nella particolare geopolitica del Pontefice per il Mediterraneo. Sebbene, da un lato, evidenzi l’ansia di Papa Francesco per la Pace e i problemi del ‘Mare nostrum’, dall’altro rivendica una nuova idea del Sud e della Puglia, assegnando loro un protagonismo nei processi di pace dell’area.

In occasione del 25° anniversario della morte di don Tonino Bello, ad Alessano il Pontefice osservò che la “vocazione di pace appartiene alla vostra terra, a questa meravigliosa terra di frontiera, perché dal Sud dell’Italia si spalanca ai tanti Sud del mondo, dove i più poveri sono sempre più numerosi mentre i ricchi diventano sempre più ricchi e sempre di meno. Siete una finestra aperta, da cui osservare tutte le povertà che incombono sulla storia, ma siete soprattutto una finestra di speranza perché il Mediterraneo, storico bacino di civiltà, non sia mai un arco di guerra teso, ma un’arca di pace accogliente”. E, in occasione dell’incontro ‘Mediterraneo, frontiera di pace’, aggiunse: “Trovo significativa la scelta di tenere questo incontro nella città di Bari, così importante per i legami che intrattiene con il Medio Oriente come con il continente africano, segno eloquente di quanto radicate siano le relazioni tra popoli e tradizioni diverse”.

Nella missione di Papa Francesco ha sempre avuto un ruolo strategico il Mediterraneo, “il cui equilibrio riflette i suoi effetti anche sulle altre parti del mondo”. “Proprio in virtù della sua conformazione – spiegava il pontefice a Bari – questo mare obbliga i popoli e le culture che vi si affacciano a una costante prossimità, invitandoli a fare memoria di ciò che li accomuna e a rammentare che solo vivendo nella concordia possono godere delle opportunità che questa regione offre dal punto di vista delle risorse, della bellezza del territorio, delle varie tradizioni umane. In quest’area, un deposito di enorme potenzialità è anche quello artistico, che unisce i contenuti della fede alla ricchezza delle culture, alla bellezza delle opere d’arte”.

Parole nuove quelle del pontefice che, in realtà, riflettono un’elaborazione concettuale che da tempo impegna il mondo intellettuale pugliese, almeno dalla metà degli anni Ottanta. È da allora che si riflette sul ruolo del Sud nel contesto Mediterraneo, sul senso della frontiera e dell’incontro. ‘Preliminari per un manifesto dell’arte post rurale o dell’Occidentalismo imperfetto’, elaborato da Raffaele Nigro e Lino Angiuli, è del 1985 “Crescendo nel policentrismo e nell’autonomia culturale delle mille realtà espressive – dice il manifesto – (l’arte post rurale, ndr) vuole sostituire il rapporto gerarchico dei modelli, impostato sul criterio del dominio economico, con un rapporto orizzontale e paritetico tendente allo scambio, che promuova un passaggio dalla mentalità dello scontro alle mentalità dell’incontro…Non accetta, quindi, la statica accezione meridionalistica e geo-economica di sud, conferendo invece a questa nozione ogni possibile valenza di ordine simbolico e metaforico(sud del pianeta, sud come inconscio d’Italia…)”.

E’ un passo in avanti rispetto ad un Sud che si piange addosso ed evita di diventare protagonista del proprio destino. I nuovi intellettuali rivendicano per il Sud una nuova stagione che, pur non rinunciando alle proprie radici, non si accontenta più di subire l’ideologia economicista del Nord. Questo aspetto diventa chiaro e politicamente rilevante nel ‘Pensiero meridiano del sociologo dell’Università di Bari, Franco Cassano. “Pensiero meridiano – scrive il sociologo barese – non vuol dire apologia del sud, di un’antica terra assolata o orientale, non è la riscoperta di una tradizione da ripristinare nella sua integrità. Pensiero meridiano è quel pensiero che si inizia a sentir dentro laddove inizia il mare, quando la riva interrompe gli integralismi della terra (in primis quello dell’economia e dello sviluppo), quando si scopre che il confine non è un luogo dove il mondo finisce, ma quello dove i diversi si toccano e la partita del rapporto con l’altro diventa difficile e vera. Il pensiero meridiano infatti è nato proprio nel Mediterraneo, sulle coste della Grecia, con l’apertura della cultura greca ai discorsi in contrasto”.

È un Sud che rilancia e non si accontenta, che rivendica un ruolo e una dignità quello che anche il pontefice mette in chiaro.  Nonostante muova da un versante laico, l’opera di Cassano sembra avere molti punti di contatto con le idee del Papa, segno che, ampliando la visione, le problematiche tendono a comporsi in uno spazio ideale allargato, in cui le ragioni dell’incontro e dell’umanità diventano caratterizzanti. Sull’onda lunga del nuovo meridionalismo anche altri intellettuali hanno ripensato il Sud in un’ottica cosmopolita e mediterranea. Un ruolo di primo piano ha avuto Alessandro Leogrande, il quale annota che è “la frontiera che separa e insieme unisce il Nord del Mondo, democratico e civilizzato, e il Sud, morso dalla guerra, arretrato e antidemocratico. È sul margine di questa frontiera che si gioca il Grande gioco del mondo contemporaneo”. Papa Francesco ne ha consapevolezza da tempo. Prima di lui anche Giorgio La Pira e Dossetti. Semmai manca oggi al Sud una classe politica capace di interpretare un protagonismo nello scacchiere Mediterraneo sul versante dei temi della pace.

Pasquale Pellegrini  

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