“La preghiera del povero sale verso Dio”. Questa esortazione del libro del Siracide, dell’antico autore sacro Ben Sira, è stata scelta da Papa Francesco come tema per la VIII Giornata Modiale dei Poveri, che si terrà il prossimo 17 novembre 2024. E nel messaggio Papa Francesco si scaglia contro l’arroganza che provoca guerre, affermando: “Quanti nuovi poveri produce questa cattiva politica fatta con le armi, quante vittime innocenti!” In fondo, aggiunge, “siamo poveri di pace e tendiamo le mani per accoglierla come dono prezioso e nello stesso tempo ci impegniamo a ricucirla nel quotidiano”.
Nata a seguito dell’Anno Santo Straordinario della Divina Misericordia, la Giornata Mondiale dei Poveri si celebra ogni anno nella XXXIII domenica del Tempo Ordinario, che cade quest’anno il 17 novemre. Sarà il giorno in cui Papa Francesco presiederà la celebrazione eucaristica e poi pranzerà con alcuni poveri in Aula Paolo VI su iniziativa del Dicastero per la Carità, mentre il Dicastero per la Evangelizzazione si renderà protagonista di diverse iniziative benefiche per i bisognosi.
La giornata era organizzata inizialmente dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, ora confluito nel Dicastero dell’Evangelizzazione, negli scorsi anni si è distinta anche per lo stabilimento di un presidio medico – sanitario per i poveri in piazza San Pietro.
Tema di quest’anno è dunque l’esortazione del Siracide. Secondo un comunicato del Dicastero per l’Evangelizzazione, con questo motto “il Papa ribadisce che i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio, che è attento e vicino a ognuno di loro. Dio ascolta la preghiera dei poveri e, davanti alla sofferenza, diventa ‘impaziente’ fino a quando non ha reso loro giustizia”.
Come tradizione, la settimana precedente alla Giornata tutte le comunità parrocchiali e diocesane saranno chiamate a porre al centro delle loro attività pastorali l’attenzione per le esigenze dei poveri del proprio quartiere attraverso dei segni concreti.
Nel messaggio, Papa Francesco si sofferma sulla figura di Ben Sira, che “intende trasmettere a tutti la via da seguire per una vita saggia e degna di essere vissuta davanti a Dio e ai fratelli”, e che dedica molto spazio alla preghiera, che dichiara di aver cercato la Sapienza sin dalla giovinezza fino a scoprire “una delle realtà fondamentali della rivelazione, cioè il fatto che i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di Dio, a tal punto che, davanti alla loro sofferenza, Dio è ‘impaziente’ fino a quando non ha reso loro giustizia”.
Nessuno – nota Papa Francesco – è escluso dal cuore di Dio, e “tutti siamo mendicanti, perché senza Dio non saremmo nulla”, e, sì, “la mentalità mondana chiede di diventare qualcuno, di farsi un nome a dispetto di tutto e di tutti, infrangendo regole sociali pur di giungere a conquistare ricchezza”, ma questa è una “triste illusione” e “la violenza provocata dalle guerre mostra con evidenza quanta arroganza muove chi si ritiene potente davanti agli uomini, mentre è miserabile agli occhi di Dio”.
Denuncia Papa Francesco: “Quanti nuovi poveri produce questa cattiva politica fatta con le armi, quante vittime innocenti! Eppure, non possiamo indietreggiare”.
Papa Francesco sottolinea che nell’anno della preghiera, c’è bisogno della preghiera del povero e di pregare per loro, afferma che “l’immensa maggioranza dei poveri possiede una speciale apertura alla fede; hanno bisogno di Dio e non possiamo tralasciare di offrire loro la sua amicizia, la sua benedizione, la sua Parola, la celebrazione dei Sacramenti e la proposta di un cammino di crescita e di maturazione nella fede”.
C’è bisogno di coraggio per diventare mendicante, pronto a riconoscerci come “povero e bisognoso”, anche perché il vero povero è l’umile il quale “non ha nulla da vantare e nulla pretende, sa di non poter contare su sé stesso, ma crede fermamente di potersi appellare all’amore misericordioso di Dio, davanti al quale sta come il figlio prodigo che torna a casa pentito per ricevere l’abbraccio del padre”.
Il povero, insomma, non ha altro che Dio, ed è vero – scrive il Papa – che “a volte chiediamo di essere liberati da una miseria che ci fa soffrire e ci umilia e Dio sembra non ascoltare la nostra invocazione”, ma “il silenzio di Dio non è distrazione dalle nostre sofferenze; piuttosto, custodisce una parola che chiede di essere accolta con fiducia, abbandonandoci in Lui e alla sua volontà”.
Andrea Gagliarducci
Pubblicato su www.acistampa.com