La prossima “Giornata della Pace” – Capodanno 2024 – è stata dedicata da Papa Francesco al rapporto tra Intelligenza Artificiale e Pace.
Non mancheranno di stupirsi coloro che si sarebbero attesi un tema differente, apparentemente di maggiore attualità e di più immediata risonanza politica: dal conflitto armato che perdura in Ucraina, al disarmo o almeno alla limitazione della produzione e dell’ import-export di armi o ancora ad argomenti che la cultura pacifista predilige.
Anzitutto, il timore di una escalation “nucleare” o almeno l’effetto-bomba della devastazione ambientale, non meno micidiale per quanto spalmata su un tempo che non è istantaneo e, dunque, apparentemente meno drammatica.
Invece, no.
Francesco spiazza queste attese ed impone la riflessione su un argomento che sta sulla bocca di tutti tanto quanto risulta a tutti, almeno finora, sostanzialmente inafferrabile. Si sta creando un clima tale per cui è come se attendessimo che ci sovrasti un tornado di cui non conosciamo ancora né la direzione di marcia né l’ intensità, salvo attenderci un effetto distruttivo che, per sua natura, saremmo, per forza di cose, necessariamente impotenti a contrastare o almeno contenere.
In ogni caso, una minaccia che ha almeno due caratteri: sarebbe del tutto esogena, mediata dalla tecnica, dagli algoritmi che danno conto delle stringenti catene causali che le danno forma e, soprattutto, una minaccia che investe e rischia di compromettere le ragioni più riposte della nostra stessa umana identità. Senonché, solo apparentemente è così. In effetti, l’ intelligenza artificiale non è affatto una realtà “aliena”, ma piuttosto lo specchio che ci rimanda l’immagine che, in quanto “umani”, abbiamo di noi stessi, secondo dimensioni inedite ed inaspettate, perfino sorprendenti.
L’ Intelligenza Artificiale non dice di un mondo “altro”; dice di noi. Non ci stiamo avviando verso un utopica era di uomini e di cyborg, impegnati in una contesa impari, che vede i primi destinati a soccombere. Ci stiamo, piuttosto, incamminando verso un mondo che, secondo una maniera fin mai così apertamente sperimentata, vede l’uomo fare i conti con sé stesso, con una profondità abissale, che costitutivamente, originariamente gli appartiene per quanto solo ora se ne dischiuda l’accesso, verso una coscienza più matura delle sue potenzialità ancora inespresse e, ad un tempo, dei suoi limiti.
Evocato, dunque, ad una responsabilità, nel senso più rigoroso e stringente del termine, che nessuno può delegare ad un indistinto soggetto collettivo, ma che ognuno deve assumere su di sé e vivere come l’ effettivo “farsi” della sua persona.
Per questo ha ragione Papa Francesco nel suggerire come vada esplorata la connessione che corre tra le concrete condizioni storiche e politiche necessarie a promuovere e tutelare la pace e quella visione più ampia di sé che l’Intelligenza Artificiale svela all’ uomo del nostro tempo.