Anche da parte nostra il dialogo è aperto, come afferma Ettore Bonalberti su Il Domani d’Italia ( CLICCA QUI ) interloquendo con Giancarlo Infante ( CLICCA QUI ). Anzi, continua. Purché secondo una linea politica puntuale e ferma. Sorretta non da accordi a tavolino, bensì da una condivisione che nasca – come sta avvenendo – dai territori e dalla maturazione di una consapevolezza nuova della nostra responsabilità nei confronti del Paese, nonché dell’attenzione crescente con cui molti non credenti guardano al mondo cattolico, ravvisandovi una riserva di valori e di senso della vita.
Un dialogo, dunque, con tutti coloro che, cattolici o meno, credenti oppure no, intendono con noi concorrere alla costruzione di un partito politico che, in modo chiaro ed esplicito, si rifaccia alla concezione cristiana dell’uomo, della vita, della storia. La chiarezza riguarda la piena accettazione del criterio dell’ “autonomia” dall’uno o dall’altro degli schieramenti in campo, a destra come a sinistra.
Un partito orientato, dunque, al “bene comune”, nel solco della Costituzione, della Dottrina Sociale della Chiesa, della forte consonanza che ravvisiamo, in tali documenti, in ordine ai valori morali e civili posti a fondamento della comunità nazionale. Un partito laico ed aconfessionale, che assuma, anzitutto, il compito di declinare i principi ed i valori che ai credenti sono dati in dono in uno con la Fede, secondo un linguaggio che ne mostri l’intrinseco valore umano e civile e li renda, pertanto, accessibili anche a chi non è credente.
Un partito fondato sul rispetto integrale della vita, dalla nascita alla sua conclusione naturale, sulla difesa inderogabile della dignità della persona, sulla libertà, sulla giustizia sociale.
La vita, la libertà, la giustizia: tradotto in estrema sintesi, il nostro programma sta in queste tre parole e tutto quel che segue – dalle politiche istituzionali a quelle economico-sociali; dalle politiche per la famiglia ed il lavoro, all’ educazione, alla sanità, alla giustizia, alle questioni ambientali; dalle relazioni internazionale alle politiche migratorie – altro non è se non la loro declinazione nella varietà dei contesti storici in cui la cultura politica del cattolicesimo democratico e popolare si rimette all’opera.
Il compito è quello della “trasformazione” del Paese, secondo il severo impegno che assumiamo con il nostro Manifesto ( CLICCA QUI ). Addirittura con l’ambizione – sicuramente superiore alle nostre forze – di accendere i primi fuochi della “terza fase” dell’impegno politico del movimento cattolico nel nostro Paese.
Un partito schiettamente europeista che si pone nel solco della grande famiglia democratico-cristiana del Vecchio Continente; consapevole della vocazione mediterranea dell’Europa e delle sue responsabilità nei confronti del continente africano. Francamente attestato nel mondo occidentale e, nel contempo, criticamente orientato ad un compito di pace, soprattutto nei focolai di tensione del bacino mediterraneo e del Medio Oriente.
La vera novità – il punto dirimente del nostro progetto – che intendiamo introdurre nel complessivo sistema politico e’ rappresentato, come già detto, dall’ “autonomia” che rivendichiamo, dopo quasi trent’anni di sostanziale sudditanza dei cattolici. Lo è stato con la destra e con la sinistra. Ancora oggi, lo dimostreranno le prossime elezioni regionali di settembre è una condizione in cui finiranno per porsi altri cattolici interessati alla politica che, così, allungheranno la durata della “diaspora” degli ultimi 25 anni.
Autonomia, competenza, nuova classe dirigente: anche quest’ultimo punto è essenziale e siamo lieti di vederlo condiviso anche da Bonalberti.
L’“autonomia” che rivendichiamo a fondamento delle nostre posizioni pensiamo costituisca una risorsa per l’intero sistema politico. Non siamo, infatti, mossi dall’ansia del potere, ma piuttosto da un bisogno di verità.
Il che, ovviamente, non significa stupidamente ritenere di avere in tasca una ricetta risolutiva per ogni problema. Piuttosto, che intendiamo favorire il ritorno di una dialettica politica finora slabbrata e degenerata in propaganda, in direzione delle necessarie oggettività e franchezza, di reciproca legittimazione ed affidabilità tra le parti, del recupero di un linguaggio civile e pacato, della riscoperta dell’argomentazione piuttosto che dell’invettiva, così da favorire una reale partecipazione diffusa alla vita politica e civile del Paese. In questo si rivelerà importante la valorizzazione del volontariato, della società civile e del Terzo Settore, delle enormi energie morali, ispirate a sentimenti di solidarietà di cui il popolo italiano ha dato prova anche in questi ultimi mesi.
Crediamo sia giunto il momento di concedere al popolo “sovrano” – nel senso costituzionalmente corretto del termine – una legge elettorale proporzionale che, senza trascurare le esigenze della governabilità, gli consenta di esprimere, senza il condizionamento preventivo di un bipolarismo imposto, il proprio effettivo orientamento politico e culturale.
“Politica Insieme” non rivendica nessuna primogenitura, bensì una reale coerenza con un percorso che dal Manifesto – sottoscritto da centinaia di amici, da numerose associazioni, presenze civiche o gruppi locali che spontaneamente hanno dichiarato di condividerlo, quelli che già oggi hanno maturato una scelta autonoma e pienamente libera – al Programma, elaborato da 13 gruppi tematici e di cui stiamo redigendo la sintesi progettuale, procede verso l’ Assemblea del prossimo autunno per il varo di un nuovo oggetto politico che respinge ogni concezione “leaderistica” ed, al contrario, investe su un criterio di una vasta collegialità.
Pensiamo che la nostra linea sia chiara e le porte aperte a chi intenda condividerla.
Domenico Galbiati