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Partito “cattolico” o d’ispirazione cristiana?- di Domenico Galbiati

Invocata come “Patrona della Vita” dai cattolici piu’ cattolici degli altri, la Ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, tiene giustamente conto del buon senso e delle leggi dello Stato e viene meno alle attese che in lei sembrano aver riposto i cultori del cosidetto “partito cattolico”, di cui pur si conoscono diverse declinazioni.

Non può dispensare i favori, le grazie, men che meno i miracoli sperati da chi opera nel segno della “reconquista” dei territori occupati dagli infedeli.

Vi sono forme di integralismo ottuso che alzano la palla ad altrettanto ottusi laicisti, anch’essi forgiati a tutto tondo.
Di fatto, si alimentano e si sostengono a vicenda. Gli uni si sentirebbero persi senza gli altri, contenti di giocare una partita che si riduce ad uno scontro cieco, il quale, peraltro, assicura il reciproco vantaggio di mantenere vivi ed attivi i rispettivi schieramenti, secondo l’abusata logica dell’ amico/nemico. La quale rappresenta un pericolo esiziale in un momento storico dominato dalla “questione antropologica”, imposta dalle domande irrinunciabili che l’uomo pone a sé stesso, incalzato dalla cosidetta “tecno-scienza” e dalle biotecnologie che ne derivano.

Si rischia di consegnare, dall’una e dall’altra parte, temi delicatissimi ad una deriva che progressivamente li confeziona e li congela in “pacchetti di mischia” ideologici che oscurano la percezione dei valori umani effettivamente in gioco su queste frontiere.

Tutte le forme di integralismo andrebbero studiate a fondo e ricondotte alle loro ragioni profonde. Spesso hanno a che vedere soprattutto con certi tratti caratteriali di chi le coltiva, tanto sintonici da una parte e dall’altra, quanto contrastanti sono, al contrario, nel merito e nei contenuti per cui militano.

I cattolici che adottano una simile impostazione, in modo particolare, rischiano di arroccarsi in una autoreferenzialità che li condanna ad essere, di fatto, al di là di ogni apparenza, muti o comunque inascoltati di fronte a temi che toccano così immediatamente la loro cultura personalista, in virtù della quale, al contrario, avrebbero molto da dire. A condizione che non se la cantino e non se la suonino tra di loro, confortandosi reciprocamente nella limpida adesione a valori che gratifichino la loro illibata coscienza. Oppure, immaginando di perseguirli attraverso il braccio armato delle legge, piuttosto che testimoniandone, anche sul piano dell’azione politica, la ricchezza umana e civile di cui devono saper dar conto, anche a chi proviene da culture difformi dalla loro.

In questa postura, c’è una forma, si potrebbe dire di “egotismo” che fa a pugni con quella dimensione di carità intellettuale e di carità politica che i credenti dovrebbero coltivare. Non per cedere, secondo una vulgata del tutto fuori luogo, al compromesso e neppure senza nulla compromettere in una mediazione sbiadita. Ma, piuttosto, facendosi carico dell’onere e della fatica di dire ed argomentare i valori che, in uno con la fede, hanno ricevuto gratuitamente in dono, secondo un linguaggio che ne sappia mostrare quell’ intrinseca ricchezza che li può rendere comprensibili, accettabili, addirittura accattivanti, anche per chi non crede.

La cosa peggiore sta nell’immaginare che la fede piuttosto che un dono sia – pur senza tematizzare l’argomento in tutta evidenza – una sorta di personale accredito che giustifica un certo sentimento di larvata superiorità, scientemente inconfessabile, eppure, a suo modo, confortevole e gradito. Insomma, un che di cui menar vanto o da ergere sui propri vessilli. Senonché, il cristianesimo è “incarnazione”, anche nel senso dello stare dentro la temperie culturale, sociale e politica del proprio tempo, accettando la fatica – e finanche il rischio – di assumere su di sé la drammaticità delle domande, dei dubbi, delle affannose ricerche che oggi interrogano la nostra auto-comprensione.

E’ questo l’indirizzo adottato dagli amici che hanno dato vita al partito che abbiamo denominato INSIEME.

Abbiamo attraversato un percorso di confronto, a tratti aspro, con amici che per noi restano tali, anche se non hanno condiviso il nostro orientamento verso una forza organizzata di franca ed esplicita “ispirazione cristiana”, cioè puntuale e ferma nelle proprie convinzioni ed aperta al confronto con quel vasto pluralismo di visioni e di culture che abita una società compiutamente secolarizzata.

Sappiamo bene di non avere la verità in tasca e sappiamo di doverci confrontare, anzitutto, con noi stessi perché la coerenza con ciò in cui crediamo va conquistata ogni giorno. E’ quello che abbiamo cercato di fare da quando siamo nati a questa esperienza politica, affrontando espressamente, più e più volte, sul giornale on-line “Politica Insieme” le cosidette “questioni eticamente sensibili”, senza mai discostarci da una puntuale e convinta adesione ai principi della Dottrina Sociale della Chiesa. Accolta non per parti separate, ma nella sua dimensione organica e complessiva.

Domenico Galbiati

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