Che lo faccia per caso, per insipienza – il che è molto probabile – oppure per calcolo, oggettivamente, Giuseppe Conte lavora per Giorgia Meloni o, forse meglio, per sé, per interposta persona.
Almeno forse così spera.
Eppure il problema non è Conte, ma piuttosto il PD, che, attraverso molti suoi autorevoli esponenti, mostra un’irritazione pari allo stato di impotenza in cui versa.
Di fatto, il bandolo della matassa lo ha afferrato il leader pentastellato, che gioca d’anticipo ed al quale il PD, almeno fin qui, non può dare altra risposta se non fare buon viso a cattiva sorte, finendo per assecondarlo.
La tattica dei due forni non è mai stata elevata a strategia, ma restare senza pane è perfino peggio. Così, a quanto pare, ad Elly Schlein non resta che attendere e sperare che passi la nottata. E intanto invitare i suoi a pedalare e poi pedalare ancora, in vista di elezioni regionali, dove – almeno due su tre – parte con il favore del pronostico.
La forza di Conte è l’irresponsabilità di chi gioca la partita per andare in gol da solo, così da accrescere la propria quotazione sul calcio-mercato, in barba alla squadra che sogna lo scudetto.
La crisi della politica, purtroppo, è anche di carattere etico, il che impedisce che sia incardinata sui problemi reali della collettività nazionale e, dunque, priva di un baricentro, beccheggia alla deriva come un naviglio disancorato.
Può succedere e succede che la tela già intessuta di un’alleanza politica venga divisa, attraversata da un taglio netto. In tal caso, nulla impedisce che, ad una più pacata riflessione e sia pure più avanti nel tempo, i lembi della ferita possano essere riallineati e ricongiunti, senza una piega, con un ragionato rammendo, perfino invisibile. Ma non è il nostro caso, come se i patti nelle regioni al voto fossero perseguiti dai 5Stelle soprattutto in funzione del premeditato clamore del ripudio.
La tela è stata violentemente strappata e risulta sfilacciata, cosicché la lacerazione non può andare verso una cicatrizzazione, a meno della formazione di un vistoso cheloide che, in ogni caso, deturpa il tessuto e ne compromette, nel tempo, la funzionalità.
Non spetta a noi dare consigli a chi ne sa di più , ma il PD, anziché restare in surplace, farebbe bene ad uscire dall’incantamento catatonico e studiare un “piano B”.
In quanto al “campo largo”, tali e tante sono le traversie che persino la dizione rischia di essere irricevibile dagli elettori.