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Per una Alterativa popolare e democratica perché non possiamo accontentarci

L’incontro di ieri organizzato da INSIEME attorno al tema Alternativa popolare e democratica è stato aperto dai saluti di Alfonso Barbarisi a nome della Segreteria del partito.

Barbarisi ha ricordato come  INSIEME voglia essere un “partito di programma, non di potere, di servizio per tendere a una comunità aperta alle sinergie ed interazioni dei cittadini, mettendo a frutto le competenze civiche e le esperienze sociali di tutti” e che “la scelta di riunirci in partito viene da lontano, dalla insoddisfazione, nostra e di tantissimi italiani, dell’attuale sistema bipolare”.

“Siamo cittadine e cittadini  – ha proseguito Barbarisi- che hanno da tempo creato una comunità per ravvivare la dignità dell’impegno civico e/o politico e poter creare uno spazio di mediazione, ma non certo di compromessi. Avevamo da tempo considerato di organizzare una seconda conferenza programmatica di Insieme (la prima fu nel 2019), ma il progetto della Rete di Trieste, con il quale ci sentiamo in sintonia, ci ha convinto a cogliere sollecitamente questa occasione per allargare il nostro contributo di servizio a questa iniziativa, con umiltà e discrezione.

Sappiamo bene come un progetto simile abbia bisogno di creare comunità, conoscenze personali, intese, che non si possiamo raggiungere solo con contatti da remoto, anche se amichevoli e di lunga data. Dobbiamo conoscerci! e … se possibile, entrare in mutua sintonia per affrontare le questioni politiche e dare soluzioni che la maggioranza silenziosa del Paese, quella che non va a votare, reclama”.

Barbarisi ha poi sottolineato che INSIEME intende approfondire questioni nazionali e loco-regionali proponendo gruppi di lavoro in ambito macroregionali e che le parole chiavi “che poniamo sommessamente, ma con convinzione a questo incontro, nel solco della Costituzione e della Dottrina sociale della Chiesa sono: AMORE POLITICO, ASCOLTO, INCLUSIVITA’, IMPEGNO, MEDIAZIONE, RISPETTO DELLE DIFFERENZE e molti qui presenti già le testimoniano nel loro impegno di Amministratori.

Dopo un collegamento del prof Stefano Zamagni ha svolto la relazione di apertura Maurizio Cotta che proponiamo integralmente

Possiamo accontentarci?
Possiamo accontentarci di quello che passa il convento bipolare della politica italiana?

Credo che la risposta a questo interrogativo ci avvicini anche alla risposta alla domanda sulle
ragioni e gli obiettivi di questo incontro. La risposta che diamo è negativa. No non possiamo accontentarci. Ce lo dice la storia di questi ultimi anni, ma ancora di più ce lo dicono i problemi che la società italiana (per non parlare di
quella europea alla quale siamo sempre più strettamente associati) si trova davanti.

L’accontentarsi è successo in passato quando parti importanti del mondo politico, sociale e culturale di ispirazione cristiana (e anche più generalmente dell’opinione pubblica che definiremmo moderata) hanno scelto di allinearsi, a seconda dei casi, con i partiti della destra o della sinistra. Non solo in sede di voto ma anche inserendosi più organicamente nei ranghi partitici.

Sul piano delle carriere personali qualcuno ha raggiunto anche posizioni di rilievo, ma su altri piani i risultati non sono stati brillanti. Alla fine le istanze e le voci di questi soggetti sono state annegate nei programmi che la destra o la sinistra hanno portato avanti nell’arena politica. Per di più, le differenti scelte di campo hanno spesso proiettato all’indietro le divisioni partitiche con riflessi negativi sulla coesione di quei mondi sociali e culturali e sulla loro capacità di proposta innovativa.

Pensiamo alla divisione espressa un po’ sinteticamente ma efficacemente tra “cristiani della morale”, orientati verso la destra in difesa della vita e della famiglia, e “cristiani del sociale”, focalizzati piuttosto sui temi della giustizia sociale, della immigrazione, una divisione che ha finito per polarizzare e caratterizzare con elementi esogeni una parte importante del mondo cattolico rendendo meno significativo (proprio perché scisso) l’apporto alla vita pubblica e seminando germi nocivi di incomprensione e conflitto tra un’ala conservatrice ed un’ala progressista, ciascuna delle quali impoverita nella sua visione complessiva della società.

Ma anche oggi vediamo che i tentativi di dar vita ad un “terzo polo politico” (spesso pensati più in termini di mera geometria politica e di tattica parlamentare che di riflessione programmatica e azzoppati da banali personalismi) stanno naufragando con uno smottamento di soggetti o verso destra o verso sinistra.

Anche se le difficoltà sono non poche riteniamo che non ci si debba più accontentare di questo stato delle cose e che il paese abbia bisogno oggi di altro. A noi pare che questo imprinting bipolare che dalla sfera politico-partitica si proietta a ritroso anche su importanti componenti della società, ben lungi dal portare chiarezza e vivacità programmatica alla vita politica (e quindi opportunità migliori di scelta per gli elettori e di governabilità per il paese) riveli un bilancio decisamente negativo sia sul piano politico parlamentare, che anche su quello civile.

Sul piano politico il bipolarismo italiano attuale si regge non tanto su due coerenti visioni politiche, disponibili a condurre una vigorosa ma allo stesso tempo leale competizione, capace anche di innescare un dialogo costruttivo sui grandi problemi del paese, ma su una norma elettorale di impostazione maggioritaria e sulla mera logica del potere che da questa scaturisce. Questa normativa, se da un lato penalizza fortemente le alternative a questo modello e deprime la libera espressione democratica degli elettori, dall’altro porta a costruire alleanze fortemente eterogenee
rispetto ad alcune tra le questioni politiche principali (come le politiche fiscali, di inclusione sociale, le politiche istituzionali, la posizione in Europa, la politica estera e di difesa, ecc.) rendendo quindi effimera la promessa di una azione politica forte ed efficace che ne dovrebbe essere la conseguenza.

Questa logica bipolare si imprime negativamente anche sul più generale dibattito politico-culturale del paese dal quale dovrebbe emergere una migliore e più informata comprensione dei problemi maggiori del paese (le trasformazioni dell’economia e del lavoro, la transizione ecologica e il suo impatto sociale, lo stato della scuola e della sanità pubblica, le sofferenze e debolezze delle famiglie, la gestione di una società sempre più multi-etnica, tanto per
citarne alcuni) e delle soluzioni da adottare.

C’è bisogno allora di proporre una alternativa democratica e popolare a questa corazza politicoistituzionale, ma anche ideologica. Una alternativa che non deve partire da ulteriori irrigidimenti istituzionali (come quelli che il governo attuale vorrebbe addirittura rafforzare con una sbagliata riforma istituzionale) bensì da una nuova e più aperta riflessione politico-culturale. Una impresa non da poco e che non si può risolvere con poche formulette. Richiede invece l’avvio di un itinerario includente di riflessione alla quale speriamo voglia partecipare un ampio gruppo di realtà politiche e sociali a partire da quelle presenti nel convegno del 17 Ottobre.

Un itinerario liberamente e collettivamente assunto da chi ci vuol stare ma con un impegno serio e costruttivo. Come sa bene chi ha fatto almeno uno dei grandi cammini della cristianità europea, di un itinerario si sa il punto di partenza e quale dovrebbe essere la meta, ma le tappe vanno costruite ogni giorno e le compagnie dipendono dal passo che ognuno è capace di tenere e si stringono con il passare dei giorni. Questo potrebbe essere un po’ lo spirito della nostra iniziativa.

Non ci accontentiamo della politica attuale e vogliamo costruire una nuova politica; il percorso lo dobbiamo costruire insieme e con pazienza. INSIEME mette a disposizione di questa impresa la sua esperienza ormai quadriennale di partito a vocazione programmatica e si pone in atteggiamento di attento ascolto nei confronti delle tante esperienze che hanno accettato il nostro invito.

Siamo sicuri che questa giornata ci renderà più capaci di metterci al servizio del bene comune della
nostra Italia.

Maurizio Cotta

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