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Percorsi di Secondo welfare: l’Assegno di Inclusione è un ritorno al passato

La misura che ha sostituito il Reddito di cittadinanza pone fine all’esperienza di uno schema di reddito minimo universalistico. L’ADI si presenta infatti come un di reddito minimo “atipico”, categoriale, che ci porta indietro di parecchi anni rispetto al resto d’Europa. Facciamo il punto su funzionamento, struttura e beneficiari della misura, approfondendo le differenze con il RdC.

Di cosa si tratta? Da un lato, l’ADI è una misura categoriale rivolta alle fasce più deboli, in particolare a persone fragili, inabili al lavoro o difficilmente (re)impiegabili. Il SFL è invece una misura di attivazione al lavoro, rivolta ai c.d. “occupabili”, di età compresa tra i 18 ai 59 anni. Sul fronte delle risorse nel 2024 sono stati stanziati circa 5,5 miliardi per l’ADI e 1,5 miliardi per il SFL.

Le domande per il SFL sono attive dal 1° settembre 2023. Dal 18 dicembre all’8 gennaio 2024 è stato invece possibile presentare domanda per accedere all’ADI. Secondo le anticipazioni fornite dall’INPS dei 600.000 nuclei che hanno presentato la domanda per l’ADI, l’88% è costituito da ex percettori del RdC. Quasi la metà proviene da due regioni Campania (26,7%) e Sicilia (21,8%), come nel caso del RdC. A seguire, il 9,6% delle domande proviene dalla Puglia, l’8,1% dal Lazio, il 7,7% dalla Calabria e il 6,2% dalla Lombardia. La platea potenziale è di 737.000 nuclei familiari, pari a 1.757.000 di persone mentre l’importo medio riconosciuto secondo le stime del Ministero del Lavoro sarà pari a 635 euro (contro i 526 euro medi del Reddito di Cittadinanza).

Conclusosi il periodo per presentare le domande per l’ADI, in questo articolo ci concentriamo proprio su questa misura e illustriamo in cosa consiste, a chi si rivolge, come funziona, e quali sono le principali differenze con il RdC.

Franca Maino e Celestina Valeria De Tommaso

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