Un anno fa scrivemmo che per raggiungere gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza si sarebbe dovuto lavorare anzitutto “a monte” su una sua visione condivisa, basata su strategie, proposte ed idee che venissero anche da società civile, territori e comunità. Solo dopo avrebbe avuto senso lavorare sugli investimenti e sulla “messa a terra” dei progetti (che peraltro non sta avvenendo, come è emerso in un recente webinar (CLICCA QUI). Così non è stato e i fatti di questi giorni – su tutti il grave ritardo nell’attuazione delle riforme promesse a Bruxelles e la grandissima confusione sull’utilizzo delle risorse che ne dovrebbero derivare – confermano la bontà di quel pensiero. E della preoccupazione che avemmo, in tempi non sospetti, di cercare di monitorare l’andamento del PNRR.
Nelle ultime settimane sono sorti diversi nuovi osservatori che si propongono di monitorare il Piano, ma Secondo Welfare è da più di un anno che collabora con Excursus (CLICCA QUI) a questo scopo con Il Punto sul PNRR(CLICCA QUI) – che ogni mese raccoglie dati e approfondimenti sui bandi del PNRR utili a comprendere l’andamento generale del Piano – e favorendo riflessioni con la serie #MementoPNRR (CLICCA QUI). La speranza è che questo lavoro possa essere utile anche per chi, adesso, si sta accorgendo che qualcosa nella logica del Piano non funziona. Diversi indicatori dimostrano come procedure complesse, tempi stretti e, soprattutto, mancanza di competenze rappresentino problemi evidenti e di lungo corso, ma solo nell’ultimo periodo, con un certo ritardo, la questione è diventata oggetto di preoccupazione.
Detto questo, scusate il piccolo sfogo polemico, anche questo mese proviamo a dare il nostro contributo segnalando alcune evidenze interessanti che emergono dall’analisi dei bandi di marzo (CLICCA QUI). Insieme a qualche, ulteriore, piccola riflessione su cosa dobbiamo aspettarci. Per la lettura completa dell’articolo CLICCA QUI.
Lorenzo Bandera