Ciao Savino, leggo che Ti iscrivi al PD. Lo scrive sulla chat di Politica Insieme Rodolfo Vialba. Noi non ci sentiamo e non ci parliamo da molti anni e, però, conservo di Te il ricordo di una persona limpida. Per questo Ti rivolgo questi miei pensieri.

Era il 2006, mica un secolo fa, che nel mondo cattolico c’era molto fermento per ritrovare una presenza attiva nella politica, compromessa, anzi negata, dal succedersi di scelte parlamentari e istituzionali di chiusura dell’ordinamento
democratico alla partecipazione. Chiusura, mi preme dirlo, del tutto incostituzionale, a prescindere dalla
giurisdizione della Corte, impossibilitata ad attivarsi. Allora, chiesi ad Enrico Comes, valorosissimo Dirigente del CNEL, persona della quale conservo un ricordo straordinario, di amico integro in ogni frangente della vita, di organizzare un incontro tra noi. Io ero impegnato nel gruppo di Alberto Monticone e valutavo che nonostante il
patrimonio morale di quel sant’uomo, nonostante la sua dimensione pubblica, avessimo bisogno di far penetrare la produzione di programmi politici attraverso le maglie strette di una comunicazione chiusa al rinnovamento e aperta alla colonizzazione dei partiti e dei poteri. Insomma, valutavo che avessimo bisogno di una figura carismatica, nota, capace di mobilitare le persone e di “apparire e far apparire” le nuove idee sul fronte della comunicazione pubblica.
Chi meglio di Te, reduce dai successi dei Family Days.

Allora, Enrico Comes, organizzò una cena a casa mia. C’eri Tu con l’ottimo Glauco Mauri, c’era Patriarca, c’era Alberto Monticone, c’era Ernesto Preziosi, c’era Comes, c’ero io. Da padrone di casa, senza tanti fronzoli, con una rimpianta semplicità di modi che mi era consentita da tutti Voi lì presenti, Ti dissi che dovevi valutare lo spazio di
una iniziativa autonoma intestata all’ispirazione cristiana. Ne abbiamo discusso per un po’, con passione, in giro per l’Italia. Anche presso la Fondazione per il Sud che mirabilmente guidavi.

L’anno dopo, si era aggiunto Capaldo, demmo vita ad “Officina 2007”. Ricordo a me stesso l’apporto di riflessione dato da Andrea Riccardi, la passione genuina di Gerardo Bianco, e gli altri che non sto qui a citare. La presentasti,
Officina 2007, come la formazione politica che non si sarebbe schierata né a destra né a sinistra ma in “alto”. Mirabile sintesi del lavoro preparatorio fatto con Monticone, sul territorio. In giro per l’Italia, incontravamo gruppi, comunità, amministratori tutti entusiasti perché, finalmente, si aprivano spazi di confronto politico liberato dalla piaga del berlusconismo e dell’integralismo di discendenza comunista.

Sono stati mesi entusiastici, di dibattito quotidiano e di produzione programmatica. Poi, l’anno dopo, il 2008, c’è stata una gelata micidiale. All’inizio dell’anno, a Montecatini, si annuncia una grande federazione di centro, non l’estensione dell’UDC per incorporazione del cambiamento delle politiche cristianamente ispirate. E’ l’anno della “Rosa Bianca”. Tu, caro Savino, dichiari che c’è un caposaldo: “nell’accordo che proponiamo all’UDC, bisogna che sia chiaro il distacco dai Poli”. Tabacci, per parte sua, infiamma i cuori e dice: “non siamo giustizialisti ma proviamo fastidio nel vedere la tendenza di un ceto politico ad autoassolversi…se si indica la furbizia come unica strada per
avere successo non è un grande esempio per i cittadini”.

Non faccio altre citazioni perché queste cose ce le ricordiamo, le abbiamo vissute direttamente. L’intervento di Alberto Monticone, come nei peggiori congressi democratico cristiani, viene confinato in orario tardo, per non farlo ascoltare. Con difficoltà, chi lo volesse, ne troverebbe traccia nei resoconti giornalistici. La traccia è nei nostri cuori e, caro Savino, Ti spiego il perché.

Qualche mese dopo, un paio, mandano al macero la legislatura. Ci riuniamo, ci riuniamo come Officina 2007 – Rosa Bianca. E’ un pessimo servizio che si fa alla Democrazia, è un punto di crisi per un movimento che va formandosi, come il nostro. Infatti, a Tor Sanguigna, nel nostro ufficio, messo a disposizione da Alberto Monticone, restiamo riuniti giorno e notte perché l’ispirazione di un anno prima è insidiata dai pragmatismi e dai pragmatici che imperversano. Si forma un pensiero maggioritario: i soldi per le elezioni noi non li abbiamo. Dobbiamo aderire ad un
gruppo.

Si fanno le candidature che si vanno a sottoscrivere da un Notaio a Via Timavo. Personalmente io non vado. Mi pare che sia in corso la liquidazione del tentativo di rimettere in carreggiata, partendo dallo chassis, il prototipo di un partito che coltivi la trasformazione come fine primario, ancorandolo ai bisogni primari della nostra società, nell’approssimarsi della globalizzazione. In quelle liste di candidati depositati dal Notaio, Tu rimani. Non sono sicuro di aver provato a dissuaderTi direttamente, magari venendo a Corso Vittorio. Per certo, Ti ho detto che sarebbe stato l’inizio della fine del nostro lavoro.

Con l’Unione di centro che prese il 5,70% dei voti fosti eletto. E fu eletto Tabacci e fu eletto Baccini. L’ebrezza parlamentare spense la forza di impatto delle nostre idee. Anzi, della Tua ispirazione. Non sto a dire delle fratture che si determinarono nel nostro gruppo. Anche dolorose. Sto a dire, invece, che si dette il via allo sfarinamento delle azioni di contrasto al bipolarismo-bipartitismo di fatto. Popolo della libertà e Partito Democratico con l’ausilio di trattini di congiunzione avrebbero di li a poco, con esercizio scaltro della furbizia denunciata da Tabacci a Montecatini, assorbito, a mani basse, la rinnovata presenza politica dei cattolici.

Guarda, caro Savino, la mia non è una mozione degli affetti, alla fine Tu Ti iscriverai (se non l’hai già fatto) al PD e io resterò convinto che il sistema democratico va rifondato su basi di pensiero corrispondenti alla Dottrina sociale della Chiesa e all’ispirazione profonda della Costituzione (per intenderci quella temprata dalla resistenza e tradotta nei principi costituzionali che ben conosci e apprezzi). Invece, voglio dirti che gli indici di valutazione della qualità del sistema politico e sociale italiano, quelli che provammo a rileggere insieme (per intenderci la tutela della famiglia, le libertà economiche, le tutele dei lavoratori, la ricerca attiva della pace, l’incipiente sensibilità ecologica, la valorizzazione democratica delle istituzioni, la regolarizzazione dei partiti, le politiche per la salute, la partecipazione attiva in chiave di sussidiarietà), se allora mostravano i cedimenti che motivavano il nostro impegno, oggi sono tragicamente affondati. Tutti. Allora, e per chiudere, la responsabilità è tutta dei partiti e della classe politica
esistenti.

Come nella migliore scienza della politica io penso che i partiti siano l’asse portante della democrazia. Sciagurati quelli che li hanno ridotti a mera macchinazione furbesca, mera appropriazione di leve di potere, mera prassi.
Tu, liberamente, pensi che il PD, sotto la direzione di un nuovo segretario, possa invertire la rotta. Qualcun altro penserà che sotto la direzione della Meloni la destra possa fare il bene del Paese. A me, e voglio illudermi, ai tanti che hanno costituito il partito dell’astensionismo questa prospettiva bipolare sinistra – destra, fa pensare che gli indici si
deterioreranno ulteriormente. Mi fa pensare, come pensammo insieme, avendo valutato la possibilità di irrorare
di ispirazione cristiana partiti di destra e di sinistra (e molti continuano a pensarlo, legittimamente) che siamo ancora a quel punto.

A leggerla correttamente l’evoluzione di questi anni, una quindicina, dico l’evoluzione delle leggi, delle procedure, dico l’atteggiarsi della postura democratica, la conclusione è di una decadenza inarrestabile. Avrai letto, spero,
alcune riflessioni che ho fatto sul Presidenzialismo. Se non Ti è successo, Ti dico che nella marginalizzazione del Parlamento, quella già in essere, con la sostituzione della funzione legislativa parlamentare con quella governativa (certo senza violazione delle forme, ma con violazione della sostanza) c’è già la ragione della necessità della trasformazione. E, bada bene, non c’è solo la mutilazione della funzione legislativa parlamentare; c’è l’aborto della funzione di controllo del Parlamento sul Governo a preoccupare. Qui non si cerca, non si ricercano torti o ragioni. Qui si cerca di essere dalla parte del bene comune. La configurazione partitocratica attuale non incrocia se non
sotto la forma di elargizioni di danaro le esigenze di bene comune. Piuttosto che per realizzarlo, per trarne benefici elettoralistici.

Cerchiamo, al contrario, di rimettere al centro la persona, la comunità, l’ambiente, nei nostri confini nazionali, in quelli europei, nel mondo.
Un cordiale saluto.

P.S. Ripensaci. La nostra forza individuale vale poco o niente. La forza della ispirazione sociale-cristiana vale il rilancio del Paese.
Alessandro Diotallevi

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