La prossima tornata elettorale sta avvicinandosi (europee 2024) e qualche formazione politica, tra cui la nostra, inizia a riflettere su come arrivare a questo appuntamento. Nella discussione pubblica imperano parole d’ordine che oramai sento ripetersi da almeno un decennio: migranti, lavoro, ambiente. A ciò si è aggiunto il dibattito sul PNRR ma di dibattiti a proposito delle questioni geopolitiche tutto tace. Forse è un bene.
Se da un lato il silenzio mediatico sulle questioni geopolitiche evita che simili tematiche siano trattate dalla solita marmaglia social impedendo così ai partiti di imbarcarsi in operazioni geopolitiche rincorrendo l’ultimo sondaggio dall’altro fa si che la nostra politica perda lo sguardo prospettico sulla nazione finendo per credere che il mondo esista solo tra il Brennero e Lampedusa.
Siccome INSIEME è un partito di contenuti credo che si debba ribadire con forza una nostra visione anche in ambito geopolitico: l’Italia trova naturale collocazione nel mediterraneo e deve ambire ad essere il perno della partita euro-mediterranea e uno dei principali attori nel discorso euro-africano che, per forza di cose, DEVE essere e, piaccia o meno, sarà.
Alla luce di ciò INSIEME deve farsi carico di promuovere, con orgoglio, il proprio manifesto di politica estera che non solo ha preannunciato gli ambiti di criticità con cui il paese ha dovuto confrontarsi ma che ha anche anticipato l’indirizzo di sviluppo che solo oggi, a distanza di anni, qualcuno inizia timidamente ad accennare.
A tal proposito credo che nell’ambito di un ragionamento politico di lungo respiro avente come focus l’area MENA (MEditerraneo-Nord Africa) rivestano un ruolo chiave i punti 5,7, 8, 9 che recitano:
- La diplomazia nazionale deve attenersi al multilateralismo in ambito regionale europeo e globale senza per questo rinunciare ad una politica estera attenta alle necessità dell’interesse nazionale. A questo riguardo dovranno ricercarsi maggiori sinergie con i paesi rivieraschi a sud e ad est dell’Italia per la gestione di problematiche quali la definizione e la tutela delle ZEE, i fenomeni migratori e i traffici illegali. In tal senso è auspicabile il potenziamento delle relazioni con quei paesi mediorientali interessati a una risoluzione positiva della crisi libica.
- In materia di cooperazione internazionale si raccomanda il raggiungimento dell’obiettivo fissato dalle Nazioni Unite di una quota di aiuto pubblico allo sviluppo in rapporto al PIL pari allo 0,7 per cento e si invita il Governo italiano a farsi promotore in ambito europeo e internazionale di un Piano per la conversione di almeno una quota del debito estero dei Paesi più poveri dell’Africa in altrettanti Fondi nazionali africani di sostegno e investimento per micro-progetti e micro-imprese, quanti saranno i Paesi africani che aderiranno al Piano, volti a favorire uno sviluppo sostenibile anche di quelle aree rurali dove vive la maggioranza della popolazione.
- Aspetti pratici: Il principale traguardo da conseguirsi è l’ottenimento di una soluzione duratura della crisi libica riallacciando quindi le relazioni privilegiate tra questo paese e l’Italia. Il sistema paese in egual maniera deve aumentare la sua presenza politica, economica e militare nelle regioni del Corno D’Africa, del Sahel e del Golfo di Guinea per la loro rilevanza per la stabilità regionale e le questioni quali traffici commerciali, controllo dell’emigrazione clandestina e per favorire uno sviluppo sostenibile della regione.
- Su tematiche di rilevanza nazionale (pesca- immigrazione ecc.) è necessario, nel rispetto dei nostri interessi particolari, promuovere la ricerca di soluzioni condivise e durature con i paesi interessati tramite trattati o, in caso di paesi comunitari, adottando lo strumento della cooperazione rafforzata. A questo riguardo la creazione della ZEE rende urgente avviare un dialogo con i paesi con cui ancora non abbiamo trattati di delimitazione delle acque nazionali (Libia, Tunisia e Algeria e paesi balcanici)
A queste riflessioni penso sia poi doveroso aggiungere la considerazione che il nostro paese probabilmente potrebbe trovarsi nella spiacevole situazione di doversi muovere in solitudine stante lo stato confusionale in cui versano i partner dell’Europa occidentale, Francia in primis, o l’assorbimento di risorse ed energie mentali che la crisi Ucraina impone ai nostri alleati dell’est (Polonia su tutti). Per questo motivo non si può che plaudire all’iniziativa del governo Meloni di lanciare il “Piano Mattei” che ha il merito di essere, quantomeno, il primo piano organico di politica estera italiano dell’ultimo quindicennio. Se poi fosse vera la notizia secondo cui Meloni considera centrali i Balcani per sviluppare futuri dialoghi europei e mediterranei penso che INSIEME debba, quantomeno, chiedere i diritti d’autore visto che già all’atto costitutivo promuovevamo questa visione.
Siccome però il mondo è cambiato dal 2020 occorre un ulteriore step che deve consistere in un pensiero strategico lucido e coraggioso che consideri la possibilità di raggiungere gli obiettivi nel quadrante MENA anche attraverso percorsi tortuosi che passino per l’impegno in scenari diversi da quelli in cui solitamente opera l’Italia come ad esempio l’Asia centrale o l’area ASEAN oppure che si dipanino nelle aree dell’Africa meno ambite. È evidente che sarebbe più semplice un approccio diretto ai problemi ma la mancanza di massa critica del nostro paese a fronte dei competitor ci costringerà o a soccombere in un confronto frontale oppure a sfruttare abilmente ogni minima occasione sfruttando falle e pertugi esattamente come fa, in altro campo, la nostra industria d’eccellenza che occupa i settori di nicchia e lascia le produzioni massive ad altri.
Mattia Molteni