Davvero dobbiamo chiederci se si è dinanzi ad una cosa seria quando si sente parlare del Piano Mattei. Oppure, se si continua a diffondere chiacchiere nella pia illusione che esse riescano a riempire di contenuti un qualcosa che rischia di restare al livello del vuoto pneumatico.
Sentire dire a Giorgia Meloni che porterà i ministri in giro per l’Africa seguendo il metodo Caivano appare come la retorica moderna versione del “veni, vidi…”… e basta! Il “vinci”, infatti, su queste basi, non ci sarà mai. Resteranno i viaggi dei nostri ministri…
Il Piano Mattei di cui si “vocifera” è già di per sé una forzatura di quello che fu il tipo di rapporto che il salvatore dell’Eni, osteggiato veementemente dalle destre di allora, mise in pratica con taluni paesi produttori di petrolio ed altri idrocarburi. E cioè il riconoscere un’autentica valorizzazione dei loro patrimoni garantendo il doppio del compenso garantito dal famoso cartello delle cosiddette “Sette Sorelle” petrolifere.
Parliamo, dunque, di una cosa seria. Talmente seria che, secondo molti, Mattei la pagò con la propria vita. E parliamo di una cosa concreta che significava investire molte risorse e, soprattutto, la decisione di mettersi su di un piano di autentica parità con i partner. Non si trattava di partecipare ad “alleanze” strumentali finalizzate esclusivamente a creare una barriera per i migranti.
Abbiamo visto, infatti, il contesto in cui è stata concepita la versione attuale del Piano Mattei. E cioè l’illusoria idea diretta soprattutto a frenare l’emigrazione. Che poi, nella sostanza, alla luce di quel che leggiamo, significa solo pagare taluni governanti affinché blocchino chi avesse intenzione di emigrare o che lo sta facendo attraversando il loro paese. Come se esistessero in molte delle realtà coinvolte le oggettive capacità di porre un argine ad un fenomeno che ha tali motivazioni, e tali dimensioni, da travolgere ogni piano astratto inadeguato ad affrontare i profondi motivi storici, economici ed antropologici che spingono al movimento centinaia di milioni di persone in tutto il mondo. In base ai dati presentati dalla Banca Mondiale a corredo del World Development Report 2023: Migrants, Refugees, and Societies, nel solo anno scorso, i migranti internazionali sono stati circa 184 milioni.
E a cosa servirebbe, allora, il “turismo ministeriale” in Africa di cui ci ha parlato Giorgia Meloni? A conoscere situazioni ben note da tempo e su cui quelli della Farnesina hanno dossier e dossier a disposizione? Ci vuole ben altro che le modeste somme stanziate per tenere in vita un’idea di Piano ridotto a poco più che un titolo. Soldi, tra l’altro, già destinati da tempo ai pochi progetti cui è stata ridotta, nel corso dei decenni passata, la nostra Cooperazione allo sviluppo.