Pubblichiamo la terza parte del documento del gruppo di lavoro di Politica Insieme sull’Innovazione coordinato da Gabriele Falciasecca e Roberto Pertile. Segue il primo intervento di due giorni fa ( CLICCA QUI ) e quello di ieri ( CLICCA QUI )Il documento è stato elaborato prima che il Coronavirus portasse ulteriormente in primo piano l’esigenza, anche da noi segnalata da tempo, di avviare un processo di trasformazione del Paese e di tutte le sue articolazioni. Pertanto, la pubblicazione del documento sarà seguita da quella di riflessioni aggiuntive da parte dei due autori e di altri amici particolarmente interessati a indicare le proposte ritenute più efficaci per una politica di rilancio che, oggi, non può prescindere da tutto quel che è legato e connesso ai processi innovativi in campo tecnologico, economico, sociale e civile.
GREEN ECONOMY (CON ENERGIA E AMBIENTE)
Il dibattito sull’ambiente, quanto mai attuale, fa ritenere ormai imprescindibile il potenziamento di un’economia sempre più verde, che preveda nuovi modelli di business e nuovi tipi di occupazione. In questo contesto parlare di green è anche parlare di energia e ambiente, come questo appunto mostrerà.
Studi accreditati prevedono un’economia che ha al suo centro una tecnologia intelligente, risultato della transizione ad una società “post-carbonio”, come sostiene Jeremy Rifkin (“Un green new deal globale ed. Mondadori) che prevede la trasformazione dell’attuale infrastruttura alimentata da combustibili fossili in una verde, intelligente, a emissioni di carbonio pari a zero; trasformazione tanto più auspicabile in quanto, come fa notare l’autore, l’attuale società al carbonio ha facilitato in passato un’anomala concentrazione della ricchezza (secondo il dato del 2019 gli otto individui più abbienti al mondo possiederebbero una ricchezza pari a quella accumulata dalla metà degli esseri umani). Questa infrastruttura dell’economia post carbonio che integrerà le tre grandi reti attuali, comunicazioni, energia e trasporti sarà basata sull’Internet of things (con sensori presenti dovunque) e, in modo aperto, distribuito e trasparente, consentirà una interazione anche semplicemente tramite uno smart phone. Una volta realizzata i costi marginali saranno bassi e tendenti a zero. Se sarà raggiunto l’accordo tra gli stati, essa sarà supervisionata da una governance gestita da pochi tecnici che dovranno anche garantirne la sicurezza.
Rifkin prefigura una rivoluzione nel modo in cui l’umanità organizzerà la propria vita economica e sociale: una svolta globale che porta ad un’era verde post -carbonio; non solo più sostenibile eticamente, ma anche economicamente più vantaggiosa.
Infatti, evidenzia Jeremy Rifkin, per l’energia solare, per quella eolica e per le energie rinnovabili in genere il costo sta rapidamente scendendo. Si può prevedere che tra non molti anni il solare e l’eolica costeranno meno dei combustibili fossili. Nel frattempo anche il solare, come già l’eolico, ha superato la soglia dopo la quale l’energia che produrrà nella sua vita è maggiore di quella consumata per realizzare l’impianto.
Le energie verdi, quindi, causeranno l’abbandono di oleodotti, gasdotti, piattaforme oceaniche, impianti di stoccaggio, impianti di produzione di energia, impianti petrolchimici di trasformazione.
Sempre più operatori dell’informazione e della comunicazione, dell’elettricità, della mobilità e della logistica, stanno passando dall’industria dei combustibili fossili alle nuove energie verdi perchè stanno diventando appunto più economiche. Siamo di fronte al successo delle tecnologie a zero emissione di carbonio e tutto ciò avverrà nel giro dei prossimi venti anni.
In questo contesto, per maggior concretezza, si presenta qui un pacchetto strutturato di investimenti green che può far compiere un significativo passo in avanti nella transizione dell’Italia verso la green economy aiutando la ripresa e creando nuova occupazione che in cinque anni potrebbe raggiungere i 2,2 milioni posti di lavoro e 3,3 con l’indotto. Naturalmente ogni cosa va realizzata con attenzione al contesto europeo dove però l’Italia può assumere un ruolo leader.
Le 10 misure green su cui indirizzare gli investimenti, pubblici e privati, devono prevedere:
- un raddoppio delle fonti rinnovabili e il rilancio dell’efficienza energetica;
Il rispetto degli impegni stabiliti dall’Accordo di Parigi presume l’emanazione di un efficace Piano nazionale per l’energia e il clima di medio e lungo termine, finalizzato a ridurre le emissioni di gas serra del 50% entro il 2030 e di oltre l’80% al 2050, e a raddoppiare il contributo delle fonti energetiche rinnovabili entro il 2030, arrivando almeno al 35%. Per raggiungere questi risultati è necessario istituire un Fondo nazionale per la transizione energetica comprensivo di misure di carbon pricing come la carbon tax e integrare quest’ultima misura con un insieme di interventi efficaci in grado di promuovere e indirizzare l’innovazione e di sostenerla con adeguati investimenti sia per l’efficienza energetica sia per promuovere un’idonea crescita delle fonti rinnovabili.
- azioni di riqualificazione profonda degli edifici privati e pubblici;
E’ anche dall’edilizia che bisogna partire, perché dagli edifici dipendono circa un terzo dei consumi di energia e delle emissioni di Co2. Su una spesa edilizia media annua di 167 miliardi di euro, 124 (74%) sono dovuti al recupero edilizio (manutenzione ordinaria e straordinaria) spinti anche dalla convenienza economica Questi passaggi sono stati favoriti anche da politiche pubbliche. Il credito d’imposta, l’ecobonus, il sisma-bonus e da ultimo il bonus verde hanno favorito ingenti investimenti privati, circa 28 miliardi di euro all’anno, e interessato oltre 400.000 posti di lavoro. Misure che possono continuare a svolgere un’azione fondamentale se saranno stabilizzate, aggiornate, messe al riparo da perversioni burocratiche. E allargate alla riqualificazione urbana. Nessun Paese al mondo oggi forse dà un contributo fino all’85% delle spese ai cittadini che mettono in sicurezza dal punto di vista antisismico la propria casa. E nessuno dà un incentivo del 25% delle spese ai privati che piantano alberi nel proprio condominio o sul proprio terrazzo: una misura che può rendere più belle le nostre città e contrastare gli effetti dei mutamenti climatici, aiutando a ridurre l’inquinamento, cui paghiamo un prezzo altissimo anche in termini di vite umane.. Far fronte alle sfide che abbiamo davanti nell’edilizia implicherà il recupero di saperi antichi e l’emergenza di nuovi fattori propulsivi, legati a nuovi modelli di progettazione architettonica, a nuovi materiali, all’energy technology, alla riqualificazione del patrimonio esistente, alla demolizione e ricostruzione, alle innovazioni di prodotto.
3) il conseguimento dei nuovi target europei di riciclo dei rifiuti;
L’Italia deve mantenere e valorizzare la posizione raggiunta fra i Paesi leader europei nell’uso efficiente delle risorse e nel riciclo dei rifiuti, per fare dell’economia circolare una leva di sviluppo della sua green economy. Non solo attraverso il recepimento del nuovo pacchetto di Direttive europee sui rifiuti e l’economia circolare, ma anche migliorando la riciclabilità dei prodotti e sviluppando maggiormente il mercato delle materie prime seconde e dei beni riciclati. Occorre altresì rafforzare la responsabilità estesa dei produttori, perseguendo finalità non lucrative e con modalità articolate e specifiche per le differenti filiere. È opportuno infine introdurre anche obiettivi di riutilizzo ma soprattutto premiare chi la raccolta differenziata la fa costantemente, con tariffe adeguate e proporzionate alla quantità e qualità dei rifiuti conferiti nonché ai costi efficienti della loro gestione.
4) la realizzazione di un grande Programma di rigenerazione urbana;
Il consumo di suolo va fermato. La rigenerazione delle città italiane, guidata dai principi e dagli indirizzi delle green city è la via principale per un loro rilancio. Occorre attivare finanziamenti e percorsi diffusi per la rigenerazione delle città che devono definire progetti e interventi di manutenzione, recupero, riqualificazione profonda del patrimonio esistente, di bonifica e riuso di aree inquinate, degradate e dismesse, di promozione del verde urbano anche privato, di messa in sicurezza antisismica e idrogeologica, attraverso un Programma nazionale per la rigenerazione urbana che coinvolga almeno tutti i capoluoghi di provincia, sostenuto con strumenti economici e fiscali innovativi che favoriscano anche le iniziative della società civile, con un coinvolgimento da parte di tutti i cittadini.
5) il raddoppio degli investimenti nell’eco-innovazione;
Serve capacità di sviluppare eco innovazione nei processi e nei prodotti e nella loro certificazione e di assessment e reporting.
6) misure per la mobilità urbana sostenibile;
Una mobilità inquinante e congestionata comporta notevoli disagi per i cittadini e genera costi diretti e indiretti elevati per l’economia e la salute. L’Italia è il Paese europeo con il tasso di motorizzazione privata più alto e presenta il più alto numero di decessi prematuri per inquinamento atmosferico. Appare pertanto prioritario accelerare lo sviluppo della mobilità urbana sostenibile, riducendo il numero di auto private che circolano e sostano nelle nostre città. Per fare ciò bisogna puntare su un’offerta di trasporto multimodale non più basata sull’uso dell’auto privata, ma su un’accessibilità ai mezzi di trasporto pubblici, o quelli della sharing mobility, nonché al maggior ricorso alle aree pedonalizzate e alle piste ciclabili. Va abbandonata la semplice politica dei divieti che appaga spesso gli amministratori, e al suo posto mettere in campo soluzioni innovative che diano risultati anche a medio e lungo periodo. Occorre continuare a sostenere a livello europeo l’adozione di riduzioni stringenti delle emissioni per i nuovi veicoli, definendo target intermedi al 2025, così da poter ridurre le emissioni di gas serra rispettando l’Accordo di Parigi. Per fare ciò bisogna intensificare l’elettrificazione del settore puntando sull’elettricità prodotta da fonti rinnovabili e sull’utilizzo di biocarburanti avanzati e sostenibili.
7) misure per l’agricoltura ecologica e di qualità;
L’agricoltura italiana, per assicurare adeguati standard di sostenibilità e di sicurezza, promuove le produzioni sostenibili, biologiche e quelle legate alla varietà delle specie coltivate e allevate e ai valori culturali e paesaggistici locali. Per questo motivo, occorre preservare le aree agricole, i pascoli ed il patrimonio forestale, valorizzando il loro ruolo strategico, multifunzionale e circolare. Occorre favorire il ruolo dell’agricoltura e della silvicoltura anche come fonti di produzione di energia e di materiali rinnovabili per la bio-economia che, se gestite in forma sostenibile e circolare, contribuiscono a integrare il reddito nelle aree rurali e a frenare l’abbandono delle aree montane e interne. Infine è necessario supportare la gestione attiva del patrimonio silvo-pastorale, incentivando la pianificazione e la gestione aggregata delle proprietà pubbliche e private, promuovendo strumenti economici e fiscali che premino i gestori e le imprese impegnati a garantire una produzione sostenibile. Ciò avrà un impatto economico in aree del paese attualmente in difficoltà.
8) la riqualificazione del sistema idrico nazionale;
Particolare attenzione va dedicata all’acqua, un bene comune prezioso e limitato che non può essere sprecato, a causa di inefficienza delle reti di distribuzione e delle modalità di consumo. Occorre promuovere un più esteso riutilizzo – assicurando adeguati standard di qualità – delle acque derivanti dalla depurazione e di quelle sottoposte a interventi di bonifica dei siti contaminati. Infine, è necessario diffondere le buone pratiche di rinaturalizzazione e miglioramenti delle reti idrogeologiche nonché rivalutare tutte quelle progettazioni già realizzate che integrano interventi di recupero ambientale.
9) il rafforzamento della prevenzione del rischio idrogeologico
L’Italia è un Paese dotato del più importante capitale naturale, culturale, storico e architettonico del mondo. Queste due dimensioni, quella naturale e quella culturale sono la ricchezza del nostro Paese e anche una componente peculiare del nostro benessere. Entrambe necessitano di essere meglio tutelate e valorizzate in maniera coordinata e integrata, per incrementare il grado di attrazione del Paese e per sostenere attività economiche di crescente importanza come il turismo. Grava su questo capitale la minaccia del dissesto idrogeologico, con alluvioni frequenti e frane diffuse, che ha raggiunto livelli allarmanti. Va affrontata con una programmazione e gestione del territorio più attente e aggiornate al nuovo contesto climatico e con la realizzazione di interventi di prevenzione e attenuazione dei rischi.
10) un assecondamento della sharing economy
E’ già in atto una trasformazione di mentalità che porta le persone a privilegiare l’uso delle cose rispetto al loro possesso. E’ facile dimostrare – vedere anche Rifkin – che ciò porta a notevoli economie e consente anche una migliore interpretazione del concetto di diritto di proprietà. Questo va incoraggiato da un lato rendendo più facili le iniziative delle persone in questa direzione e dall’altro normando efficacemente le proposte commerciali perché non sfuggano alle leggi vigenti, fiscali per esempio, ma anche sburocratizzando le procedure. Esempi di sharing sono ormai presenti in tanti settori e non solo nella mobilità.
E’ stato valutato che l’insieme di tutte queste misure richiederebbe tra i sette e gli otto miliardi di investimenti pubblici annui, meno di mezzo punto di Pil, per i prossimi cinque anni ed attiverebbe 21,4 miliardi di investimenti privati annui, generando un valore di produzione di 74 miliardi e in media 440mila nuovi posti di lavoro green ogni anno che, tenendo conto dell’indotto, arriverebbero a oltre 660mila.
Gabriele Falciasecca e Roberto Pertile