“I cattolici democratici nella politica di oggi: ancora utili all’Italia?”. Su questo tema Pierluigi Castagnetti, ha convocato lunedì 19 a Roma una riunione dei Popolari nelle sale dell’Istituto Sturzo.
Si è trattato di un avvenimento, dato che l’Associazione nazionale da lui guidata ha brillato negli anni per la totale assenza dal dibattito politico, limitandosi a sporadiche uscite per commemorazioni o anniversari. Con ineffabile candore lo stesso Castagnetti ha spiegato il passato e il presente, confermando quello che aveva dovuto già ammettere al tempo del nostro scambio di idee su “Rinascita popolare”: e cioè che non si voleva “disturbare il manovratore” (l’espressione è mia, ma rende bene l’idea) dopo la scelta dei cattolici democratici di confluire nel Partito Democratico.
E perché allora, dopo tante vicende controverse tutte attraversate senza battere ciglio – dal partito liquido di Veltroni alla Ditta di Bersani, dal leaderismo di Renzi al nanismo delle correnti, dalla vocazione maggioritaria all’alleanza con i Cinquestelle –, proprio adesso si assiste il risveglio politico dei cattolici confluiti nel PD?
Castagnetti ha indicato tre motivi: la destra al governo con Giorgia Meloni, la questione morale all’Europarlamento che coinvolge pesantemente il gruppo dei Socialisti e Democratici, l’annunciato congresso “costituente” del PD in cui si possono “assumere decisioni che cambiano la natura del partito. E se cambia la natura del PD ci saranno inevitabili conseguenze…”. Leggi: usciremo dal partito.
L’ultimo segretario del PPI, riferimento della fantomatica Associazione nazionale, ha poi rivendicato con orgoglio che “la Costituzione e l’idea di Europa vengono dal cattolicesimo democratico; e l’ecologia integrale viene dal magistero del Papa”. Quindi “i cattolici democratici sono il fuoco, il combustibile di una politica progressista”, e non “una palla al piede o i rappresentanti delle caritas nel PD”. Tutto giusto, giocato però nella ristretta vicenda interna al PD.
Era presente Enrico Letta, chiamato tout court “il segretario” da Castagnetti, che ha abbozzato qualche rassicurazione in quella che è stata di fatto una riunione di corrente, anche con aspetti molto interni: sono ad esempio stati posti dubbi di natura giuridica sulla legittimità dell’annunciato “congresso costituente”, confermati anche da uno dei relatori, il giurista Luca Castelli. Questi ha pure confermato il fatto che il PPI non si è mai sciolto, cosa nota a pochi; a suo tempo avevamo commentato che, stando così le cose, allora l’Associazione nazionale non è mai nata…
Ma non siamo qui a rinvangare polemiche (CLICCA QUI) che avevamo sotterrato per non rovinare il Centenario del PPI sturziano e che possono interessare solo una cerchia ristretta. I rilievi sul convegno di lunedì sono altri. E di ordine politico, senza entrare nelle relazioni accademiche, che sono state tutte di livello (in particolare segnalerei quella del sociologo Gino Mazzoli; la registrazione del convegno si trova sul canale Youtube dell’Istituto Sturzo) (CLICCA QUI).
Per primo va segnalato il titolo fuorviante dato all’incontro; “I cattolici democratici nella politica di oggi: ancora utili all’Italia?”. L’intera relazione introduttiva di Castagnetti e il 95% degli interventi nel dibattito pomeridiano sono stati incentrati sull’utilità degli ex Popolari… nel PD. Che non è l’Italia, ma per i promotori continua ad essere la stella polare. Su quanto le scelte e le omissioni dei Dem abbiano contribuito alla crisi di credibilità della politica, all’astensionismo, all’affermazione dei populismi e delle destre, silenzio.
Avremmo voluto sentire da chi si richiama a Sturzo una critica feroce al maggioritario e al Parlamento dei nominati che è venuto a consolidarsi nella Seconda Repubblica, una forte preoccupazione per il discredito della politica di cui il non voto è il segnale più evidente.
Da chi ha creduto nel progetto del PD come “casa comune delle culture riformiste” avremmo voluto ascoltare un’autocritica per aver assecondato la deriva verso un bipolarismo forzato in cui Porcellum, Italicum e Rosatellum (le prime due leggi elettorali dichiarate anticostituzionali, e l’ultima è peggio…) hanno creato un’oligarchia al potere, formata dai capi partito e dai loro “cerchi magici”, sempre più lontana dai cittadini.
A dire il vero il nostro amico Stefano Lepri ha lanciato alcuni strali contro decisioni politiche del recente passato, così come spunti critici sono arrivati dai giovani amministratori – tra cui Monica Canalis – che hanno chiuso l’incontro. Ma il loro spirito rimane quello di aggiustare il barcone per proseguire la navigazione, senza rendersi conto che oggi serve un’inversione di rotta, se non l’abbandono della nave. Non saranno né la NewCo di Bonaccini, riedizione della Ditta bersaniana in salsa liberal, né il partito radicale di massa affidato a Elly Schlein il contenitore della cultura democratica e popolare di ispirazione cristiana. Neppure con un Franceschini nei panni del consigliere occulto: tanto abile pro domo sua quanto assente nel rappresentare i comuni riferimenti culturali. Giudizio che, guardando agli ultimi quindici anni di vita politica italiana, vale purtroppo per diversi altri, che difendono strenuamente il passato e il presente, almeno fino a quando riusciranno a garantirsi lo strapuntino. L’intervento di Graziano Delrio è stato emblematico in proposito.
Quindi, una parte degli ex Popolari nel PD difende le posizioni, un’altra minaccia di andarsene se cambierà “la natura del partito”. Vorrei umilmente osservare che esistono anche i Popolari che non hanno aderito al PD perché dubbiosi sulla “fusione a freddo”, e altri che lo hanno lasciato proprio perché la sua natura si era già corrotta da tempo: dal partito plurale alla Ditta, e poi via via partito di potere, partito del capo, partito della ZTL, partito radicale di massa.
Esistono i Popolari, come coloro che hanno dato vita a INSIEME, che vogliono dare il giro a questo sistema tenuto in piedi da leggi elettorali farlocche, volute e votate da tutti, PD in testa; un sistema in cui tutti gli attori sul palcoscenico mediatico, uno dopo l’altro, hanno fallito e sono stati puniti dagli elettori che avevano dato loro fiducia. Oggi il 30% del 60% che ancora vota si affida alla Meloni, indiscusso leader della destra. Ma il 10%, 4 milioni e mezzo di persone, non è andato, da una volta all’altra, a votare: segno che la fiducia l’hanno ormai persa in tanti. Il polo di sinistra vede il partito-guida sceso ormai sotto il 15% nei sondaggi: e in questa situazione abbiamo degli ex Popolari che dicono al segretario, ex Popolare pure lui, “se il PD cambia natura ce ne andiamo”… Come se non avesse già cambiato natura più volte negli ultimi dieci anni, e in peggio, e nel silenzio silenzio di chi magari scuoteva la testa ma non disturbava il manovratore…
Siamo al teatro dell’assurdo. Non possiamo appassionarci né alla corsa per la segreteria PD né al destino degli ex Popolari che vi si riconoscono. Non saranno due o tre posti di responsabilità in più a cambiare il giudizio su un partito sempre più lontano da valori e priorità del Popolarismo: rappresentanza parlamentare, libera scelta delle persone, dialogo e confronto sui programmi, rispetto e tutela della vita, giustizia sociale e lotta alle diseguaglianze, dignità del lavoro, autonomia e responsabilità degli Enti locali, moralità nei comportamenti.
Meno male che esistono anche Popolari oltre e altro dal PD.
Alessandro Risso
Pubblicato su Rinascita Popolare dell’Associazione I Popolari del Piemonte (CLICCA QUI)