La discussione in ordine al ruolo che i “cattolici-democratici” possono o meno esercitare nello scenario complessivo del nostro sistema politico-istituzionale, in questa fase della vita civile dell’ Italia, dura da tempo e rischia di apparire ormai ripetitiva e stanca, sfilacciata ed irrimediabilmente datata. Insomma, sfuocata e superata dagli eventi se non dimostra di poter approdare – ed in fretta – da qualche parte.
Non approderà mai a nulla finché non si avrà il coraggio di mettere finalmente, e collegialmente, a fuoco la loro necessaria “autonomia” – culturale e programmatica, anzitutto, conseguentemente strategica – dalla destra e dalla sinistra.
INSIEME sostiene da tempo questo assunto, che, anzi, rappresenta il cardine attorno a cui il partito è nato, ormai almeno da un lustro a questa parte. E cinque anni per pochi che siano, sono sufficienti a dimostrare che non abbiamo avuto torto, se molti che guardavano con compassionevole fastidio e malcelata ironia al nostro esperimento, oggi, convinti dalla forza degli eventi, cominciano a sostenere tesi che, appunto, avanziamo da tempo.
Lo diciamo senza presunzione, convinti di non dover rivendicare nessun primato, anzi ribadendo, come più volte affermato su queste pagine, che siamo del tutto consapevoli di essere insufficienti a fronte dell’ impresa che pur ci è parso doveroso avviare e segnalare a tanti amici. Troppe tergiversazioni, troppi minuetti, troppe timidezze, troppi corteggiamenti all’ uno o all’ altro schieramento che testimoniano, al di là delle mille considerazioni alla fin fine leziose, che forse, oggi, ai cattolici manca la necessaria fiducia nella possibile efficacia storica delle loro argomentazioni, nella forza che ha la loro cultura politica. Ma, soprattutto, l’impressione che il “focus” di un tale dibattito sia rappresentato da una rivendicazione di ruolo “ pro domo mea”, quindi astratta ed avulsa dal contesto, laddove solo incentrando generosamente la propria azione sull’interesse oggettivo del Paese, sarebbe possibile individuare quel punto di convergenza che permetta di far quagliare il tutto.
Oggi, per quanto volentieri ne avremmo fatto a meno, almeno due scenari sfidano la cultura politica del “cattolicesimo democratico” ed offrono ai suoi epigoni l’ occasione per misurare sé stessi, le proprie ambizioni, soprattutto le proprie attitudini di pensiero e d’ azione a fronte di prospettive, interne ed internazionali, che sfidano il nostro tempo.
In primo luogo, per dirla in breve, il confronto tra l’ Occidente e le cosiddette “autocrazie” che prelude ad un nuovo ordine internazionale ed attesta, nella dialettica tra Stati, una tematica che vale anche su scala minore, all’ interno dei singoli Paesi, cioè l’attitudine o meno degli ordinamenti democratici, salvo una sapiente reinterpretazione del loro impianto valoriale e dei loro assetti istituzionali, a reggere la sfida delle trasformazioni che investono i giorni dell’era post-moderna. In effetti, oggi il tema dirimente è quello della “democrazia”, se e come sia ancora possibile.
Quindi, un tema non solo irrinunciabile, ma particolarmente pertinente per chi assuma una postura “personalista”, come possibile chiave di interpretazione nel momento attuale.
Lo conferma – ed è il secondo scenario di cui sopra, quello interno – il fatto di doverci oggi confrontare, nel nostro Paese, con la proposta di riforma costituzionale, incardinata sul “premierato” ed avanzata dalla destra.
Esattamente qui sta il punto dolente – ma, per altro verso, anche l’opportunità, se sapremo coglierla – attorno al quale dar prova della capacità o meno dei “cattolici-democratici” di essere sé stessi, in linea con la loro storia, coerenti alla loro visione cristiana della vita e della dignità della persona.
In altri termini, o siamo in grado di intestarci una forte iniziativa contro il “premierato”, chiamando a raccolta, chi, da qualunque parte provenga, condivida questa battaglia, creando un fronte del “no” che, fin dai suoi primi passi parlamentari, contrasti questa deriva pericolosa oppure, se non fossimo capaci di un’ azione congiunta su un tema di tale portata, lasciamo perdere e su questa, pur necessaria, forte ripresa di iniziativa politica dei cattolici-democratici nel nostro Paese, mettiamoci una pietra sopra.
Per quanto ci riguarda, come INSIEME, ci siamo già pronunciati chiaramente, senza perder tempo e siamo pronti, anzi sollecitiamo, le convergenze necessarie e le “paritarie” iniziative comuni che ne possano derivare.
Domenico Galbiati