Finché si trattava di organizzazioni non governative era facile immaginare che l’obiettivo di Salvini fosse solo un gruppo di radical chic, nemmeno troppo simpatici. Quelli che fanno i girotondi, e vallo a spiegare che Carola è saccente come il figlio del Perozzi, ma se ci fosse stata lei 150 morti in mare l’altroieri ce li saremmo risparmiati, e oggi ci sentiremmo un po’ più leggeri.
Poi però torna in mente che nella sciagurata finanziaria dello scorso anno, quella fatta approvare dal Parlamento con un preavviso di un quarto d’ora, era spuntata all’improvviso una tassa. Per essere precisi: il raddoppio di una tassa, l’Ires al Terzo Settore. Ci fu una sacrosanta levata di scudi ed il Capitano baciapile che aveva bisogno di voti in vista delle europee fece marcia indietro, facendola passare per una pensata degli alleati.
Ora siamo al terzo tempo, ed il leader leghista se la prende esplicitamente con le case famiglia. Pretende una commissione nazionale d’inchiesta, come se si trattasse della mafia o dei criminali nazisti rimasti impuniti dopo il ’45. Ma perché lo fa?
Nel caso delle Ong si può pensare ad una battaglia paraideologica. Ma con la questione dell’Ires e delle case famiglia si va a toccare quello che Sergio Mattarella ha definito una straordinaria ricchezza per la Nazione, il simbolo dell’Italia che ricuce, un motivo di orgoglio per il nostro Paese. E non di episodi sporadici si tratta, o di colpi di testa dettati da esigenze di matrice comunicativa. Nossignore, qui siamo difronte ad un piano che appare sempre più premeditato. E che mira, chissà, a destrutturare una presenza forte e radicata nel territorio e nella società per aprire spazi nuovi, magari per qualche realtà alla Lega più vicina.
Si avrebbe così la privatizzazione dell’assistenza nel nome del principio della sussidiarietà e del rigore: affari invece di donazione, mercantilismo al posto dell’umanità. E tra poco, se non ci saranno svolte, questo si potrebbe saldare con una norma in tema di eutanasia in cui al malato che costa troppo si riserva un solo trattamento, il metodo Lambert.
C’è, a questo punto, un dovere di reazione da parte del mondo cattolico e non. Bisogna tornare a far sentire la nostra voce, senza affidarci alla buona volontà di forze politiche a noi estranee, pronte domani a dimenticare gli impegni assunti.
Anche in questo dobbiamo tornare ad assumerci le nostre responsabilità, dobbiamo riprendere in mano il nostro destino. Alziamo la voce, dopo averla fatta soffocare in gola per troppi anni. Anche perché se non reagiamo a tutto questo, domani sarà ancora più difficile farci rispettare.
A settembre a Lucca (città simbolo del volontariato italiano) verrà lanciata una raccolta di firme in favore del Terzo Settore. L’iniziativa durerà molti mesi, sarà su scala nazionale ed alla fine del percorso ne presenteremo in un evento a Bologna il risultato. Prima di portare tutto, logicamente, ai nostri interlocutori istituzionali. Siano loro chi siano: non ci interessa. “Insieme” parla alla gente, e si fa sentire da chi è sordo.
Ci interessa, semmai, tutelare la nostra cultura; ci interessa difendere un motivo d’orgoglio che nasce da una radice secolare, e che dovrà passare salda s sicura nelle mani delle prossime generazioni. Una realtà che da sempre opera dove altri non sono in grado di arrivare, spesso a dispetto dei forti e dei potenti. Una realtà che è sopravvissuta alle più grandi e terribili intemperie della Storia, eserciti e generali. E qualche volta anche a qualche capitano.
Nicola Graziani