Site icon Politica Insieme

Premierato: cantiere aperto – di Massimo Maniscalco

“La sovranità appartiene al Popolo”. Articolo 1 (riassuntivo dell’intero Testo), paragrafo 2 della Costituzione; “La Costituzione, cassetta degli attrezzi per la Democrazia; scrigno che contiene e tutela i nostri diritti e le nostre libertà. I Diritti sono come in natura, bisogna coltivarli per evitare che appassiscano; Estremamente Giovane, speriamo che leggerla e conoscerla diventi un trend[1]”.

Questa riflessione, come tutte le  precedenti, è caratterizzata dal proposito di esprimere autonomia di pensiero e poi di azione di “uomini e donne di buona volontà, ispirati alla Dottrina Sociale[2]”-

“La Libertà è partecipazione al Potere[3]”.

“Per limitare un Potere, ci vuole un altro Potere[4]”.

La Democrazia non dovrebbe essere “l’arte di far credere” al Popolo che sia esso a governare.

Un ostacolo che nessuno vuole abbattere: L’Astensionismo.

Con il premierato si elegge un Presidente , con la grande legittimazione, unica nell’Ordinamento italiano, di essere votato direttamente da cittadini e quindi pressocché inamovibile per cinque anni; ci sarà una ragione se l’Ordinamento non ha mai, finora, previsto che le cariche di rilievo siano elette direttamente dal Popolo?.

Un altro modo per dire premierato: “dopo che mi avete votato, per cinque anni per Voi decido Io”; ma la democrazia non consiste nella scelta del Capo. L’esperienza insegna che spesso il Premier  è sfiduciato dalla sua stessa maggioranza.

“Mettiamo fine alla stagione del trasformismo e dei Governi Tecnici[5]”. Almeno, speriamo.

Ad avviso di alcuni commentatori[6], “le motivazioni con le quali la riforma viene presentata non sembrano le più alte per giustificare un mutamento della Costituzione e del sistema parlamentare”, posto che, da anni, con Premier conseguenza diretta del voto, una forma di “premierato di fatto già esiste”.

Come è noto, quello oggi in discussione non è il primo tentativo di riforma della seconda parte della Costituzione.

Tre commissioni bicamerali, istituite con questo obiettivo, non arrivano ad ipotesi di soluzioni condivise, come pure le riforme costituzionali di Berlusconi e di Renzi, queste due in seguito alla bocciatura dei due referendum. Adesso, il destra\centro di governo ripropone il premierato. Auspicabilmente perfettibile, poiché né la coalizione di governo, né la coalizione oggi all’opposizione sono compatte nelle loro posizioni.

La perfettibilità dovrebbe mantenere in vita la separazione dei poteri, uno dei fondamenti del nostro Ordinamento; come pure, dovrebbe mantenere costante il ruolo del Presidente della Repubblica, arbitro e garante, molto importante, come gli ultimi 8 anni si sono incaricati di dimostrare; deve rilanciare il Parlamento che deve incrementare ruolo e prestigio incrinati da referendum e relativo taglio di componenti; dovrebbe, nonostante la strisciante resistenza passiva, innovare, invece, la legge elettorale che suggerisce la realtà di nominati e non l’immagine di eletti. Dovrebbe prevedere che se il Governo è sfiduciato, si torni a votare.

Sul tema premierato, gli italiani sono quanto meno perplessi: il 32,4% é favorevole, il 31,5% è contrario; il 36% è incerto ed indeciso.

“Non esistono soluzioni semplici a problemi complessi[7].” La proposta di premierato fin qui presentata ha sostenitori ed oppositori in entrambi gli schieramenti, maggioranza ed opposizione; non sembra che ci siano le premesse perché ottenga i consensi necessari all’approvazione.

“La maggioranza sta faticosamente tentando di riparare il progetto di premierato nei punti dove più faceva acqua[8]”.

Passati i due mesi che ci separano dalle Elezioni europee, Giorgia Meloni, premier e leader del Partito più forte della coalizione, dovrà prendere atto della impossibilità di essere sostenuta da tutta la sua maggioranza e di potere conciliare fini tra loro inconciliabili[9], così come della impossibilità di trovare sponda in una opposizione compatta[10].

Sempre che vi sia davvero qualcuno, in Italia, oltre alla Meloni ed il suo “cerchio magico”, che davvero voglia un governo sempiterno nella stabilità ed un Presidente del Consiglio inamovibile, senza separazione e bilanciamento dei poteri.

Se si verificasse, come lo chiamereste per descriverlo? Purché non lo si dica ad alta voce, per la maggioranza di governo, l’obiettivo da ridimensionare è il ruolo del Presidente della Repubblica, arbitro, punto di equilibrio dell’attuale sistema; il ruolo del Parlamento è già abbondantemente ridimensionato, anche attraverso la già citata diminuzione del numero dei parlamentari.

Solo con un sistema proporzionale, le preferenze e l’ancoraggio tra elettori ed eletti, con i ballottaggi si potrebbe tentare di aumentare la qualità della politica.

Affranta dalla constatazione della mediocrità imbarazzante della classe dirigente del suo partito (ovviamente con le dovute eccezioni), la Meloni deve distrarre l’attenzione e cambiare le regole (confronto in Parlamento, equilibrio dei poteri,  ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica).

Ma, senza questi pilastri, come si potranno vivere la buona politica ed il Bene comune?

Il 16 gennaio 2024, in Senato, è iniziato l’iter, in prima lettura, della “madre di tutte le riforme[11]”. Non sarà un percorso agevole, soprattutto a causa delle posizione surrettiziamente non coincidenti all’interno della maggioranza di governo: nei fatti, è in discussione la rideterminazione dei rapporti di forza tra gli alleati. Finchè l’Autonomia differenziata ed i suoi LEP\LUP finanziati tramite norma di legge non faranno sostanziali passi in avanti, anche il premierato traccheggerà.

L’enorme percentuale di astensionismo nel Paese, certamente non supporterà la velocità delle procedure parlamentari. Bisogna evitare di mettere fine all’importante principio della separazione e bilanciamento dei poteri con la conseguenza di porre il Parlamento subordinato al Premier[12].

L’obiettivo del Governo è arrivare ad approvare il Disegno di Legge a Palazzo Madama a stretto ridosso delle Elezioni europee, per utilizzarlo in funzione traino per il voto del 9 giugno; il 29 gennaio è scaduto il termine per presentare emendamenti al testo fin qui noto.

La Ministra Casellati ha dichiarato: “L’unico punto irrinunciabile è l’elezione del Premier. C’è un’ampia condivisione fra noi e dopo la discussione generale, se sarà necessario, la maggioranza presenterà emendamenti unitari; non c’è alcunché di immodificabile”.

Al di là delle dichiarazioni di facciata, è certo che sarà cambiata o cancellata la previsione, addirittura in Costituzione, del premio di maggioranza al 55% per il partito\coalizione primo arrivato, quanti che siano i voti conseguiti, rimandata ad una legge elettorale che nessuno sta occupandosi di progettare e di redigere; è altresì certo che sarà previsto il limite dei due mandati; se prevalesse il principio originario, il premierato secco[13], come ora sembra preferibile, verrebbe meno il potere di scioglimento delle Camere da parte del Capo dello Stato; questa sarebbe una diminutio e quindi un grande problema.

Secondo Luciano Violante, che fu Presidente della Camera, le società non pacificate, come le attuali, hanno bisogno di un arbitro; devono riformarsi secondo le necessità delle stesse società e non dei partiti.

Il Premier eletto dai cittadini avrà la facoltà di nomina e di revoca dei ministri.

Con legge ordinaria sarà fissata la soglia minima di voti validi espressi per legittimare il premio di maggioranza[14] e la soglia minima di voti ricevuti[15] per accedere al premio[16] stesso. Il criterio da seguire per l’oggi e per l’incerto domani: fare la cosa giusta e mai la scelta più opportunistica, perseguendo vantaggi di parte.

Tra i documenti di lavoro distribuiti a febbraio, uno lo ha proposto l’attuale Presidente della Corte Costituzionale, Augusto Barbera, riportato dal Sole 24 Ore del 20 febbraio 2024. Audito dalla Bicamerale D’Alema nell’anno 1997, Augusto Barbera accennò ad una possibile via mediana tra elezione diretta e designazione: “Il premier  sarebbe indicato nel primo turno ed eletto nell’eventuale secondo turno; al primo turno competerebbero le coalizioni, ciascuna cercando di ottenere la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento; se questo non accadesse, le coalizioni lascerebbero  spazio alla competizione tra i candidati Premier delle prime due coalizioni”.

Importante arrivare sani e salvi alla fine di questa estenuante campagna elettorale subliminale, al 10 Giugno.

Massimo Maniscalco

[1] Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, al Quirinale il 13 Marzo 2024, con i Creatori Digitali, invitati a partecipare all’incontro “Costituzione in shorts”.

[2]  Domenico Galbiati, Insieme, Basta piangere sulla Diaspora”, PoliticaInsieme.com, 10 Febbraio 2024.

[3]  Marco Tullio Cicerone.

[4]  Montesquieu.

[5]  Giorgia Meloni.

[6] Per tutti, il più recente, Massimo Franco, Una Riforma alla prova di Referendum e tempi lunghi, Corriere della Sera, 6 Febbraio 2024.

[7]  Adalberto Notarpietro, Premierato sì, Premierato no, Politica Insieme.com; 21\1\2024

[8]  Antonio Polito, La Riforma ed un velo di ipocrisia, Corriere della Sera, 8 Febbraio 2024.

[9] Rafforzare davvero il Governo\Tentare di sostituire il Premier e sostituirlo, rendendo vana l’investitura popolare.

[10] Chi pensa che la Costituzione non si modifica, perché aprioristicamente la più bella del Mondo,  non sosterrà mai il Premierato in spirito di Verità, ma eventualmente solo apparentemente, per lucrare vantaggi da questa postura. Solo alcune componenti sosterrebbero, convintamente, il progetto di Riforma.

[11]  Copyright, Giorgia Meloni, Presidentessa del Consiglio dei Ministri.

[12]  Valorizzare la positiva esperienza, in tema di bilanciamento dei Poteri, di Charles De Gaulle, il quale, pur trovandosi in una situazione molto favorevole, scartò l’opzione dell’”Uomo solo al Comando”.

[13]  Se il Presidente del Consiglio, eletto direttamente dai cittadini elettori, venisse sfiduciato dalla propria maggioranza, fosse anche su un singolo provvedimento, si ritornerebbe a votare. Basterebbe che il Presidente del Consiglio lo richieda al Presidente della Repubblica, privo di potestà discrezionale (orrore) e lo scioglimento delle Camere avverrà automaticamente.

[14] Auspicabilmente non inferiore al 51% del corpo elettorale, da raggiungere eventualmente prevedendo il ballottaggio.

[15] Auspicabilmente non inferiore al 50% dei voti espressi, quindi una Maggioranza assoluta.

[16] Determinato nella misura massima del 15%.

Exit mobile version