Premettiamo che non siamo soltanto garantisti, ma, in generale, prudenti quando la politica vorrebbe invadere o semplicemente lambisce profili della vita strettamente privati e soprattutto rispettosi quando sono in gioco gli affetti familiari…..figuriamoci il rapporto tra padre e figlio. In sostanza, prima di condannare Ignazio La Russa per le dichiarazioni che, per quanto seconda carica istituzionale dello Stato, ha rilasciato in ordine alla vicenda del figlio, vorremmo essere sicuri che, in una situazione analoga, ci saremmo comportati in altro modo. E siccome non lo sappiamo – per saperlo bisognerebbe attraversare un simile frangente – evitiamo di esprimere condanne né quelle sopra le righe e strumentali né quelle di circostanza pronunciate a denti stretti.

Riteniamo, però, che Ignazio La Russa non dovrebbe perdere l’ occasione di farci sognare e, soprattutto, di prendere non i classici due, ma ben tre piccioni con una fava. Se consegnasse spontaneamente alla Magistratura la scheda SIM protetta dalle garanzie parlamentari ed in uso al figlio, otterrebbe:
*di essere rispettoso della storia parlamentare del suo partito d’origine, che – se non andiamo errati – a suo tempo, condusse una fiera battaglia contro l’immunità parlamentare;
*darebbe un formidabile contributo – e qui sta il sogno – a rasserenare i rapporti tra politica e Magistratura, mostrando come la dichiarata fiducia in quest’ ultima non sia la solita scontata formula di rito;
*dimostrerebbe di credere davvero all’innocenza del figlio.

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