Pur di continuare a seminare l’odio generalizzato contro i musulmani, taluni le raccontano di tutte. Fino a raggiungere il ridicolo, se non peggio. E’ grave, però, quando questi pessime attitudini sono seguite da chi, ricoprendo importanti incarichi istituzionale, dovrebbe invece portare raziocinio, conoscenza delle cose, rispetto dei sentimenti religiosi di tutti.
Le cronache di questi giorni ci dicono del livore con cui è stata commentata una foto che mostra la preghiera dei musulmani nel quartiere di Centocelle, a Roma, per la fine del Ramadan. Una preghiera fatta in strada perché, evidentemente, non era disponibile un luogo di culto al chiuso. Ed è su questo che bisognerebbe riflettere invece che stracciarsi le vesti perché le donne pregano separate dagli uomini. E lo hanno fatto dov’erano a ridosso di una transenna che non è stata messa appositamente là, ma perché c’erano dei lavori in corso. Ma la foto è bastata per richiamarsi alla Costituzione e parlare di segregazione.
Poveri ignoranti che non sanno che da sempre, oltre 1400 anni, in tutte le moschee uomini e donne pregano in aree diverse. Ma lo stesso avviene nelle sinagoghe dove esiste il “matroneo”, cioè l’area destinata alle donne. Nessuno per questo si è mai scandalizzato, così come un tempo nessuno trovava niente da ridire se le donne usavano coprirsi la testa entrando in una chiesa cattolica per la partecipazione alla Santa Messa.
Ora che dei giornalisti faziosi e ignoranti scrivano queste cose non è accettabile, ma è nelle cose della desertificazione culturale di una parte della nostra stampa. E’ grave che il Vicepresidente della Camera, di Fratelli d’Italia, Rampelli, ne faccia oggetto di un’interrogazione parlamentare al Ministro degli Interni Piantedosi. Il quale, ovviamente, gli spiegherà, che è lui a sbagliare e non i musulmani che seguono le loro regole religiose che noi dobbiamo rispettare. Soprattutto se crediamo davvero nello stesso Dio che ci accomuna e che gradisce il tempo da tutti trovato per rivolgerci a lui invece che perdersi dietro polemiche speciose, da ignoranti e da irrispettosi della fede e delle tradizioni altrui.