Molto poco natalizia la conclusione dei lavori parlamentari per la pausa a causa delle festività. Non sono mancati neppure gli insulti, evidentemente ci sono dei nervi scoperti che provocano delle fitte …
Il tutto arricchito dalle polemiche provocate dalla dichiarazione del Ministro dell’Economia Giorgetti che, guardando ai conti economici, dice che avrebbe votato il Mes. Ma non “era aria” si è lasciato scappare il componente del Governo più stretto tra la tenaglia della visione realista, che guarda alla realtà concreta, e dell’ideologismo populista ampiamente diffuso tra i suoi della Lega, a partire dal capo Matteo Salvini, e una discreta fetta dei “fratelli d’Italia”. Non appare molto aiutato dalla Meloni la quale continua a tenere i piedi in due staffe perché ancora non sa come andrà a finire in Europa con le elezioni della prossima primavera.
Perché la destra italiana spera di uscire dalla tenaglia con un cambio di maggioranza nel Parlamento europeo e nella Commissione di Bruxelles. Da un rovesciamento del fronte, forse pensano, potrebbe addirittura venire un ribaltamento del tavolo su cui sono stati collocati il patto di stabilità e il Mes, con tutto l’armamentario necessario a costringerci a rientrare il più velocemente dal debito. Ammesso che la destra possa finire ad avere un peso più ampio a Bruxelles, c’è anche chi si spinge a pensare di prenderne la guida, è molto probabile che poi, in realtà, poco cambierà perché i più ostili all’Italia sono proprio quei paesi dove i nostri pensano di trovare degli “alleati”. Questo potrà essere vero sulle dichiarazioni di principio, ma lo è molto meno quando si va alla sostanza delle cose.
In ogni caso, c’è chi resta in attesa. Subisce il Patto di stabilità e l’accordo sui migranti e si piglia la “libera uscita” sul Mes ben sapendo che sul Salva stati la partita non è chiusa e se ne può ancora parlare fino a marzo- aprile in sede europea.
Le spese le paga Giancarlo Giorgetti che da un pezzo fa il “separato in casa” nella Lega di Salvini, il quale pare controllare ferreamente il partito, anche a dispetto delle rilevanti voci dei governatori di importanti regioni. Non è certo il primo Ministro del tesoro a vivere tali patimenti. A lui tocca fare quadrare i conti e non sempre può accontentare i tanti che vorrebbero utilizzare i conti pubblici come un “bancomat” per soddisfare questo o quel gruppo d’interessi.
Giorgetti è messo così male anche perché la Meloni influenzata tace e non sembra fare molto per alleviare le pene di chi comunque le serve per coltivare i rapporti e rassicurare mercati ed altri partner europei presi dalla domanda, la stessa che ci poniamo anche noi, e a proposito di questo interviene con grande competenza e lucidità Daniele Ciravegna (CLICCA QUI), sul senso della mancata ratifica del Mes quando poi si è fatto sottoscrivere a Giorgetti il Patto di stabilità, figlio di quella stessa visione che ha prodotto il Salva stati?
Le sinistre hanno chiesto le dimissioni di Giorgetti dopo le sua candida dichiarazione. E lui ha risposto che è in grado di decidere da solo. Polemica solo nei confronti di quelli dell’altra parte o un messaggio anche alla Meloni e a Salvini?
Ci sono ovviamente molte differenze e non è il caso di imbarcarci in paragoni. Ma anche tra Berlusconi e Tremonti le cose non sempre filarono lisce e, alla fine, il secondo alla fine fu costretto a lasciare. Cose che capitano anche nelle maggioranze più compatte. Ammesso che esistano…