Il Ministro Lollobrigida non smette mai di rilasciare dichiarazioni che, francamente, stupiscono e ci confermano sempre più quanto siano distanti le belle dichiarazioni di principio, in questo caso sulla spirito della Nazione, dai comportamenti pratici e l’attenzione che alle cose dovrebbero venire da chi ci rappresenta. Solo lui, evidentemente tutto preso dalla difesa a Made in Italy, non ha visto le immagini che mostrano la nostra connazionale Ilaria Salis nel tribunale ungherese dove è apparsa in catene, nel senso più letterale del termine.
Noi non siamo in grado di dire se la signora Salis meriti o meno le accuse che le sono state contestate. Neppure siamo dell’opinione che un italiana, o un italiano, che commette un reato all’estero debba da noi essere ritenuto innocente per principio. Ma siamo evidentemente di fronte al dispregio di quei principi e di quelle direttive in materia giudiziaria fissate dall’Unione europea ed accettate sia dall’Italia, sia dalla stessa Ungheria.
E’ inutile ricordare che questo paese,da quando è finito sotto lo strapotere di Orban, ha un continuo scontro con Bruxelles proprio sulla Giustizia e su come la magistratura sia stata assoggettata al potere politico. E così appare davvero inaccettabile la dichiarazione del Ministro degli esteri Tajani, finalmente uscito dal torpore durato quasi un anno, che Orban non possa fare nulla perché tutto dipende dalla Magistratura ungherese.
A mano a mano che è andata emergendo la vicenda della Salis si sono sempre meglio definite le vessazioni cui lei è stata sottoposta. Il padre ha parlato di vere e proprie torture fisiche. Così come di quella che si può definire una vera e propria “latitanza” del nostro Governo. Appena appena scalfita dalla ritardata presa di consapevolezza del Ministro Tajani che, ovviamente, è il principale responsabile di tutto ciò che riguarda la nostra struttura di rappresentanza e di tutela degli italiani all’estero. Solo ieri, per il clamore mediatico, e per la prima volta, la tv c’ha fatto vedere tutti questi sostenitori dell’italianità diventati improvvisamente leoni a favore della Salis. Lollobrigida, impegnato in altro, escluso.
Tutta questa vicenda ci dice che finora non si è voluto disturbare il “grande alleato” Orban. A conferma che l’italianità da difendere è un altro optional che può diventare parossistico quando si pensa possa servire, ma del tutto scomodo da mettere in atto quando c’è un “amico” di mezzo.
Ieri sera è giunta la notizia che, finalmente, Giorgia Meloni, costretta a non ignorare più quanto accaduto, si è decisa a chiamare Orban. La conferma che avrebbe potuto farlo prima, molto prima.