Negli Stati Uniti sembra che la questione dell’aborto stia trasformandosi in un boomerang per i repubblicani che, a partire dalla Corte Suprema, l’hanno fatto diventare una questione di profonda divisione più di quanto già non fosse. In Italia, è intervenuta anche l’influencer per eccellenza, Chiara Ferragni, che sul tema si è messa a polemizzare con Giorgia Meloni.
Ognuno ha la libertà di dire quello che crede, ma non dovrebbe mai dimenticare che su taluni argomenti, com’è quello dell’aborto, il quale per prima cosa è motivo di travaglio interiore, dolore e incertezza da parte della donna bisognerebbe sempre dimostrare una cura, un’attenzione ed una sensibilità particolari. Non sono temi da brandire come oggetti contundenti da utilizzare nel corso di una campagna elettorale.
Noi siamo giunti a sostenere che queste sono questioni da non lasciar trattare dalla Politica intesa come entità astratta e deresponsabilizzata, bensì dagli uomini politici capaci di portarvi attorno un tratto e una misura che, per prima cosa, tengono del fatto di parlare di veri e propri drammi esistenziali. Non sono cose su cui dovrebbe entrarci il Governo il quale, semmai, dovrebbe sempre avere l’accortezza di affidarsi alla partecipazione sollecita dell’intera società civile in grado di portarle in un’altra dimensione dove si punta a preoccuparci soprattutto degli esseri umani coinvolti.
In Italia, come al solito, abbandoniamo molto alla polemica politica e tralasciamo la necessità di implementare le leggi. Anche quelle che nascono sulla base di “compromessi” alla cui elaborazione hanno partecipato i rappresentanti di diverse culture, modi di sentire, portatori di una molteplice visione della vita che possono però trovare un punto di equilibrio. La nostra 194, ad esempio, nata per tutelare la procreazione, si è trasformata tout court in legge sull’aborto anche per ciò che riguarda il lessico comunemente usato.
INSIEME ha presentato una petizione (CLICCA QUI) perché, invece, venga pienamente applicata la prima parte di quel provvedimento che fu votato da un ampio schieramento. Poi non riuscito, o indifferente alla necessità di dare al dispositivo la pienezza della sua applicabilità. Ecco, noi pensiamo che questo debba essere il metodo da seguire a partire dall’avvio della prossima legislatura, indipendentemente da chi vincerà le elezioni, perché la tutela della Vita non è mai questione di maggioranza o di minoranza e, certamente, non si può accettare di trasformarla in occasione per uno scontro che mortifica e non esalta i partecipanti.