L’aggressione, condannata da tutte le persone di buon senso, di Davide-Ucraina da parte di Golia-Putin dura da oltre tre settimane a dispetto delle erratissime previsioni, ottimistiche, elaborate dai Servizi di intelligence (in tal caso si direbbe di “deficience”…) alle dipendenze del dittatore democraticamente eletto, innumerevoli volte, per 22 anni, al potere assoluto e dispotico (e dire che qualcuno si è esercitato in qualche critica verso il lungo “regno” della Merkel e qualche decennio fa verso la premier inglese Thatcher!).
Va sottolineato, perciò, il primo effetto: il mondo occidentale ha potuto comprendere che i vertici militari e dei servizi segreti russi non hanno una visione strategica affidabile, forse contando eccessivamente sulle proprie capacità e quindi sulla potenza distruttiva degli armamenti russi. Ma, pari tempo, va sottolineato un secondo aspetto: una guerra così cruenta, violenta e sanguinosa alle porte dell’Europa, di cui sfugge già il numero delle vittime (compresi gli ignari militari di leva dell’armata russa), sta spingendo anche il cittadino ucraino più pacifista ad imbracciare il fucile o la bomba “Molotov” per difendere la propria patria. E tale, strenue e ammirevole difesa comporta attacchi sconsiderati che si dimostrano veri crimini di guerra a danno di civili inermi che passeranno alla storia, escludendo la Russia dal consesso civile.
Altro effetto, stavolta di carattere generale, è la corsa o meglio il ritorno ad una politica militare “bellica” da parte di nazioni, come la Germania ed il Giappone, votate sulla base del proprio ordinamento statale al disarmo per note ragioni storiche; mentre l’Italia sta per approvare a larga maggioranza in Parlamento un Ordine del giorno che impegna il Governo ad aumentare la spesa militare in misura assolutamente considerevole.
E va ricordato, a tal riguardo, quanto esposto dal sottoscritto nel mio intervento del 2 c.m. in cui sollevavo notevoli dubbi e li circostanziavo, sia in merito alla legittimità della decretazione d’urgenza adottata dal Governo Draghi, sia sul contenuto formale del testo, privo delle finalità volte al ripristino della situazione di pace in Ucraina. In pratica stiamo assistendo ad una condivisione tanto politica, quanto istituzionale pressoché unanime del decreto legge “disposizioni urgenti sulla crisi in Ucraina”, il quale già nel titolo che parla di semplice “crisi” (!?) e soltanto di Ucraina – in sede parlamentare si può riscontrare che si tratta di conflitto “russo-ucraino” – dimostra una netta, inammissibile imprecisione.
D’altro canto, si sono riscontrate non poche opinioni divergenti o contrarie nel mondo dei cosiddetti analisti e giornalistico, ma non anche in quello giuridico, diplomatico, né tanto meno militare; la qual cosa pone qualche perplessità sull’onestà intellettuale di fondo … In buona sostanza, il cittadino italiano in possesso del “foglio di congedo illimitato”, come chi scrive, cioè quello che si consegue al termine del servizio militare di leva, s’è ritrovato improvvisamente e fors’anche improvvidamente, a sua insaputa, in una nuova e direi strana condizione, di “abile e arruolabile” in quanto privo di detto “foglio di congedo” per effetto del Dispaccio firmato dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito. Dunque, virtualmente in guerra a seguito di un provvedimento governativo e non di delibere legittimamente adottate dal Parlamento italiano, secondo quanto disposto dall’art. 11 della Costituzione.
Altri effetti del devastante conflitto in corso sotto gli occhi del pianeta? Eccoli:
1. Per la prima volta dopo la seconda guerra mondiale si parla, diciamo tranquillamente, di “guerra nucleare”, fatto del tutto inedito e sconvolgente al solo pensiero, come sottolineato ripetutamente da Papa Francesco;
2.il passaggio dalla “guerra fredda” Est/Ovest a quella guerreggiata sta favorendo l’escalation del potere di veto o non veto della Cina, collocandola in una posizione centrale e di privilegio ben oltre ogni considerazione e riflessione, già preoccupanti (vedi “Fermare la Cina” di F. Rampini);
3. arricchimento spropositato dei “venditori di morte certa”, al secolo le industrie multinazionali, più o meno note, che producono armamenti e relative tecnologie sofisticatissime, e conseguente indebolimento del movimento pacifista a livello mondiale;
4. impoverimento repentino della gente comune, in primis ucraina e russa, ma anche occidentale a causa dello sbalorditivo e straordinario aumento dei costi degli approvvigionamenti energetici con conseguenze incalcolabili nei diversi campi dell’industria ed economici in linea generale;
5. ingenti danni alle infrastrutture e alle strutture pubbliche e private dell’Ucraina, tra cui beni culturali e artistici in modo irreparabile;
6. traumi di carattere psichico, oltre che fisico, alle generazioni più giovani, ovviamente non quantificabili, né riparabili!
Rebus sic stantibus, non ci resta che invocare la misericordia Divina.
Michele Marino