Marina Le Pen è stata la prima a prendere le distanze dall’Afd tedesca, la formazione forse più importante più vicina a tanti rappresentanti del neonazismo germanico. Recentemente la magistratura della Germania è intervenuta duramente contro manifestazioni configurate come apologia del nazismo in cui sono stati coinvolti anche personaggi del, o vicini alla Afd, oltre che altre formazioni dichiaratamente seguaci del Führer e dei suoi criminali collaboratori.
Alla Le Pen si è aggiunta subito l’analoga posizione di Matteo Salvini. Entrambi hanno dichiarato che al Parlamento di Strasburgo non siederanno più sugli stessi banchi con quelli dell’Afd. Tardi, ma giunge una presa di posizione che nel caso della Le Pen ha anche una sua logica con la rottura con il padre, fondatore del Rassemblement National, e il tentativo di prendere le distanze da un passato che la Francia certo non dimentica. Occupata e umiliata come fu dai nazisti, ma pure capace di dare vita ad un movimento di resistenza costato moltissime vittime.
Per tutti viene il momento di fare i conti con la storia. E di farla per bene senza tentennamenti ed ambiguità. Quello che ancora manca ad una parte della schiera di “nostalgici” tuttora attivi anche in importanti nostrane formazioni politiche. Come hanno confermato tanti fatti, oltre che le discussioni sul 25 aprile e sull’antifascismo.
C’è chi continua a “galleggiare”, ma solo per non creare danno alla strategia di modificare la Costituzione attraverso passaggi che ci potrebbero portare ad un tipo di regime da “democrazia illiberale”. E in questo, l’alleato ungherese Orban brilla, se non altro per la schiettezza con cui lo proclama.
Il conto vero con “l’album di famiglia” e la storia dei padri e dei nonni comunque andrà fatto perché non basta lasciare intendere dell’esistenza di una linea “moderata” se, poi, al primo congresso di Vox, essa scompare (CLICCA QUI).