Gli italiani vittime di loro stessi. Dei loro pregi e dei loro difetti.
L’individualismo che rasenta l’autolesionismo, la furbizia e l’opportunismo che franano sulle grandi questioni di cui si trova posto di fronte ciascuno di noi al momento del dunque. Così, l’utilizzare il diffuso sistema basato sull’amichettismo e sullo scambio ci si rivolta contro quando vorremmo non avere a che fare con l’allungarsi delle liste d’attesa della sanità, con la burocrazia che non funziona a dispetto degli annunci roboanti, con una Giustizia approssimativa, dai tempi lunghi e, spesso, dipendente della scommessa sul giudice che trovi… soprattutto se sei un “povero cristo” che ha a che fare con chi conta davvero.
Ogni popolo ha i politici, la magistratura, i giornalisti che merita. E’ vero che c’è una cesura, spesso, tra chi ha il potere, per quanto esso sia piccolo, e chi quel potere lo subisce. Quella che che fa il famoso “popolo bue”, insomma. Ma è altrettanto vero che tutti costoro sono la nostra emanazione, perché non ci organizziamo per diventare come quelle nelle società davvero civili dove tutti, dal primo ministro, eventualmente persino da un re, all’ultimo dei vigili urbani sono “civil servant”, cioè al servizio del cittadino.
E’ qui che si pone il problema della “cittadinanza attiva” del pretendere che chi assume responsabilità pubbliche, a tutti i livelli e di qualsiasi rilevanza, non ci tratti come sudditi. E non ci si può certamente fare incantare da chi sta correndo ad invitarci a scrivere sulla scheda elettorale il proprio nome, o un soprannome appena inventato, per racimolare qualche voto in più spendendosi in una confidenzialità del tutto non sincera. Non si è così donna o uomo del popolo.
Anche ieri sera abbiamo sentito in televisione dei “servi sciocchi”, a cui interessa solo il loro lauto stipendio, che hanno provato ad esaltare la decisione di candidarsi, a partire da Giorgia Meloni, per un’Europa in cui molti mai andranno. Cose che succedono solo alle nostre latitudini. E poi ci vengono a raccontare che l’Italia conta di più in un consesso in cui, anche alla luce di ciò che sta accadendo, semmai, saremo sempre più disprezzati.
Anche la composizione delle liste, un pò da parte di tutti, rende ancora più spiacevole lo spettacolo offerto in queste ore da parte di leader e “leaderotti”. Spiace, in particolare, per quelli che dopo essersi spesi per superare sia la destra, sia la sinistra finiscono per sposarne tutti i metodi e, quindi, per non dare affatto il senso della novità che dicono di voler rappresentare. Vale il raggiungimento del 4% alle europee, con un pugnetto di parlamentari che a Strasburgo faranno fatica a far notare le loro mani alzate, il buttare alle ortiche un progetto di trasformazione del nostro sistema politico?