Come su queste pagine è già stato osservato prima del voto europeo, a maggior ragione una volta aperte le urne e conteggiati i consensi, chi ha davvero a cuore il domani del nostro Paese non può che, fin d’ ora, proporsi di recare – in vista della prossima scadenza politica, per quanto sia calendarizzata al 2027 – il proprio concorso alla costruzione di una alternativa al governo della destra. Il cui carattere, al di là delle chiacchiere che già si vanno facendo sulla sua presunta “normalizzazione”, è evidentemente attestato dalla proposta di riforma costituzionale avanzata dal governo e diretta – questo il vero punto politico della questione – al di là dello stesso dato tecnico-istituzionale del “premierato”, a mettere in discussione lo spirito e l’ impianto di una Costituzione che, nata dalla lotta di liberazione dal nazifascismo, a taluni è tuttora indigesta.
In altri termini, due questioni – che finiscono per convergere l’una nell’altra – devono occupare l’agenda politica delle forze che si oppongono ad una involuzione autocratica del nostro ordinamento istituzionale: la “questione democratica” e la “questione sociale”, a cominciare dal lavoro, l’ asse portante attorno a cui si costruiscono le famiglie e si dà valore e senso compiuto alla vita.
Lo ripetiamo ancora una volta: non lasciamoci imprigionare da categorie che appartengono ad una stagione storica superata e che quando si ripropongono attraverso la suggestione di un linguaggio cui molti di noi sono assuefatti ed affezionati per una ragione storica, ci portano fuori strada. Questo non è tempo né di “centro” né di “terzo polo” né di quant’altro alluda ad una interposizione tra i due corni di un sistema politico che sta solo facendo del male alla passione civile degli italiani e, quindi, spegne alla fonte le energie morali di cui si nutrono libertà e democrazia.
Non è questo tempo di “moderazione”, secondo una declinazione rassegnata e banale del termine. E’ tempo di costruzione di una nuova visione, di una prospettiva politica che sappia farsi carico della ricca complessità di un momento storico straordinario. Dobbiamo lavorarci con chi ci sta. In altri termini, premierato – e con esso, anche l’autonomia differenziata – tracciano il limite di una pregiudiziale costituzionale e repubblicana che non lascia spazio ad ambiguità. O al di qua o al di là di questa linea di confine.
Occorre lavorare ad una “coalizione liberal-democratica e popolare” che interpelli anche forze finora accasate nell’uno o nell’altro dei due poli, nella stessa Forza Italia che, in ogni caso, nasce nel segno della liberal-democrazia e tra le stesse componenti del PD che siano espressione di una genuina vocazione popolare che poco o nulla ha a che vedere con quella inclinazione di stampo individualista e radicale che non deve tradursi in una china irreversibile.
Così per quanto concerne le culture dell’ ambientalismo costruttivo.
Domenico Galbiati