Il Governo Meloni ha appena battuto il record della decretazione d’urgenza. Una media di 3,34 provvedimenti del genere al mese; 68 contro i 63 dell’Esecutivo di Mario Draghi che, grosso modo, ha governato quanto lei finora. Si ricordano gli 83 decreti legge di un governo Berlusconi che, però, durò tre anni e mezzo.

Un modo di fare che, comunque, non è nuovo e che già da molto tempo ha portato a tanti interventi critici da parte sia dei Presidente della Repubblica, sia di quelli di Senato e Camera succedutisi nel corso dei decenni.

Inoltre, secondo gli ultimi dati disponibili, l’attuale Governo è di poco dietro a quelli Monti e Draghi per il numero di richieste della questione di fiducia, ma con un ben più alto rapporto tra leggi presentate e voti richiesti.

Così, il caso Meloni colpisce in modo particolare perché, da quando è nato il suo Governo, sentiamo solo parlare di alleanza e di maggioranza compatte. In realtà, siamo di fronte alla conferma di che tipo di alleanza e di maggioranza si tratti. Sia la decretazione d’urgenza, sia un ricorso tanto massiccio al voto di fiducia ci dicono che questo Esecutivo potrà sopravvivere solo fino a quando riuscirà a farsi valere il collante del potere.

PI

 

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