Queste due, distinte e assimilabili situazioni ci lasciano molto perplessi e ci insegnano che bisogna fare di tutto per elevare il concetto, generico e astratto, dello “Stato di diritto”, non come entità astratta o astrusa, bensì tenendo conto del principio vigente in Gran Bretagna (la democrazia moderna più antica, scusate per l’ossimoro): esso è “l’istituzione che assicura una forma di governo non arbitraria o, più in generale, impedisce l’uso arbitrario del potere”.

Muovendo il nostro ragionamento da tale, elementare e nel contempo complesso assioma, ci ritroviamo quasi magicamente, negativamente sospesi tra un mondo fatato in cui si discetta di farine di insetti o della nocività del vino (?!), ed un altro, diciamo surreale in cui dobbiamo “sopportare” le terribili notizie per cui, di tanto in tanto, emerge dalle acque tormentate del mar Ionio o del Mediterraneo l’ennesima salma di un povero “Cristo”, la cui immagine a stento sfiora ormai l’opinione comune con una coscienza più che libera, leggera e scevra dal senso di orrore e vergogna che dovrebbero farci passare notti insonni! Ed è inutile invocare – così sembra, nonostante i richiami formali da parte delle istituzioni sovranazionali – un ripensamento o meglio una rieducazione nell’approccio “sovranista”, amorale e innaturale, oltre che illogico, a cominciare da quello del ministro Salvini, il primo e vero responsabile del misfatto drammatico, avvenuto in prossimità di Cutro che ha provocato gravi danni psichici a non pochi residenti del luogo; il quale non s’è affatto premurato di recarsi in Parlamento a riferire sulle circostanze reali del nefasto accadimento che ha esposto il nostro Paese al pubblico ludibrio a livello planetario.

Possiamo obiettivamente affermare che la tragedia dei 100 naufraghi, morti o dispersi, è stata una delle pagine più buie, squallide e penose per l’onorabilità dell’Italia, palese violazione delle norme fondamentali della Costituzione repubblicana, a prescindere dalle responsabilità del Governo Meloni. Ciò perché in tali episodi di necessità estrema o emergenziali con riflessi di diritto internazionale e umanitario è lo Stato che si deve assumere le proprie responsabilità con i propri organi tecnico-amministrativi e mezzi militari o civili, con l’obbligo di far funzionare la “macchina” anche fino all’ipotesi del rifiuto di osservare un ordine illegittimo, purché impartito da un’autorità gerarchica o politico-istituzionale.

E così, dal fallimento di un salvataggio doveroso sia sulla base della legislazione italiana che di quella internazionale, si passa a quello dell’improbabile programmazione e discutibile gestione dei fondi del PNRR, dei quali il responsabile unico (ed incerto) è il “neo-fratello d’Italia”, Raffaele Fitto che – dopo aver girovagato a ruota libera per mezzo arco parlamentare di centrodestra – dimostra, ancora una volta, di non brillare per competenza/efficienza/senso dello Stato, pur avendo avuto la buona sorte di esser nato in quella stessa città del Salento, Maglie, che diede i natali al grande statista del Novecento, Aldo Moro, la cui perdita prematura cambiò il corso della nostra storia nazionale.

Che dire … il “nostro conterraneo” brilla invece per assenza o carenza di coerenza nelle sue affermazioni e non riesce a dare le giuste direttive agli uffici, cospicui e generosi che gli sono stati affidati, garantendo un minimo di preparazione e risultati, vigilando sulla dedizione della dirigenza o sulla reale attitudine ad un servizio di elevato livello per l’attività amministrativa e legislativa dell’apparato di governo del Paese.

Tra le più recenti notizie si viene altresì informati dell’imminente messa a bando di migliaia di posti pubblici (per lo più rivolti alle Forze Amate e dell’ordine pubblico, tanto per confermare che non stiamo attraversando un periodo di pace sociale, né in campo internazionale …), inclusi quelli per ulteriori posti dirigenziali, i cui ranghi sono già cospicui, se non sovrabbondanti; e comunque, a prescindere da un chiaro, efficace e completo monitoraggio  delle risorse umane in dotazione alla P.A., anche considerando le prossime uscite, programmate per quiescenza – in una recente intervista ricordavo che i ruoli organici della Presidenza del Consiglio sono almeno triplicati negli ultimi 25 anni! Va sottolineato inoltre che è pessima consuetudine nel nostro sistema amministrativo dare poca o nessuna rilevanza all’esperienza acquisita sul campo, dando valore al passaggio del “testimone” (mutuando il linguaggio dall’atletica leggera) tra chi ha servito lealmente lo Stato per 40 anni ed i neoassunti , così come si trascura l’importanza nevralgica delle Scuole superiori della P.A. che, grosso modo, da oltre 20 anni non svolgono più quella funzione didattica, di aggiornamento e formazione davvero necessaria che riuscimmo a realizzare nei “mitici anni ‘90” con particolare riguardo alle materie della comunicazione istituzionale, delle tecniche legislative o in ordine alla prima attuazione della legge n. 400 dell’88 “disciplina dell’attività di Governo …” di cui all’articolo 95 della Costituzione.

E non possiamo neanche consolarci … affermando come scrisse il Poeta: “non ti curar di lor ma guarda e passa”. Si tratta di problemi che ci toccano troppo da vicino.

Michele Marino

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