Dopo quasi due anni, il prossimo sabato 25 settembre, torniamo ad incontrarci in presenza. Con Stefano Zamagni per affrontare il nodo politico essenziale della nostra iniziativa. E con il concorso di Alessandro Diotallevi, amico romano, “bresciano” d’affezione.
Ricominciamo da dove ci eravamo lasciati. Da Brescia dove ci siamo visti l’ultima volta il 19 febbraio dello scorso anno. Era la sera in cui a Bergamo si giocava Atalanta-Valencia. Due giorni prima che a Codogno venisse diagnosticato il primo caso di Covid nel nostro Paese. Reduci dall’incontro che tenemmo, nel gennaio precedente, a Palazzo Marino, ci eravamo dati appuntamento – ed era già allora un nutrito gruppo di amici – per preparare l’ iniziativa pubblica che avevamo in calendario, per il successivo 14 marzo, con Mons. Simoni.
Nella nostra beata insipienza, del tutto alieni dall’immaginare l’uragano che già incombeva, nei giorni immediatamente successivi, ci eravamo detti che avremmo – forse – dovuto rinviare il nostro convegno…. per almeno un paio di settimane, in attesa che le cose si aggiustassero….. Ed ora, non a caso, torniamo a Brescia.
Per onorare l’appuntamento mancato che – dopo i due convegni di Milano; il primo nel gennaio ’19, nella sede Cisl di via Tadino – fin d’allora, volevamo tenere nella città che rappresenta, in un certo senso, l'”altra Lombardia”, il territorio che, più di altri, vanta, anche nei confronti di Milano e della sua area metropolitana, una sua forte, inequivoca cifra territoriale.
Brescia ha, peraltro, una straordinaria importanza nella storia culturale, sociale e politica del movimento cattolico. E rappresenta tuttora, come almeno da decenni a questa parte, un caso esemplare di illuminata amministrazione locale. Insomma, è giusto che un partito che nasce nel segno dell’ispirazione cristiana guardi a Brescia e, per più aspetti, ne tragga qualche importante suggestione.
Non a caso, del resto, il primo Centro di Presenza di INSIEME in Lombardia è nato, appunto, a Brescia, lo scorso 11 settembre, grazie all’iniziativa degli amici, coordinati da Franco Franzoni, membro del Consiglio Nazionale di INSIEME e da Mauro Zenoni che, con la giovane amica Barbara Scaglia, lo presiede. Altri presto seguiranno.
L’intera Lombardia, infatti, è emblematica di una evoluzione e di uno sviluppo economico-produttivo fondato su una cultura diffusa, di fatto originariamente comune a tutti i ceti sociali, e su una concezione della vita che il profondo sentimento religioso delle nostre terre ha improntato ad un forte senso di responsabilità personale. Si può dire che la Lombardia ha prodotto e produce contestualmente beni economici e “valore umano”, nel senso in cui ne parlava il Presidente Moro, fin dai suoi scritti giovanili. E mai come oggi, chiamati alla “resilienza”, la connessione di questi due versanti è essenziale.
Vista secondo l’ottica che ha guidato lo sviluppo lombardo, anche oggi la ripresa sicuramente dipende dalle risorse economiche e dai relativi investimenti, dalla organizzazione dei fattori produttivi in funzione di una nuova concezione della crescita, ma è anche e soprattutto un fattore morale, ha a che vedere con i costumi, gli stili di vita, i valori della famiglia, dell’ appartenenza alla comunità locale, della condivisione di un comune orizzonte di attese, di progetti di vita, in una parola dalla dimensione, ad un tempo, fortemente personalista ed altrettanto fortemente popolare delle nostre collettività.
E se pure oggi il sentimento religioso sembra – ed è giusto dire “sembra”, ma ci torneremo su un’altra volta – affievolito, e’ tuttora la sua linfa, che ha fecondato le falde profonde dell’humus lombardo, ad alimentare questa doppia eppure univoca chiave di sviluppo: la vitale integrazione tra dimensione personalista e dimensione popolare. Si sostengono l’ un l’altra ed insieme danno forma a quel senso compiuto della vita che ne attesta, per quanto oggi appaia meno immediatamente percepita – la trascendenza, quell’ orientamento ad andare “oltre”, ad iscrivere la fatica di oggi in un orizzonte di fiducia e di cose sperate domani, non tanto per sé, quanto per i propri figli e per chi verrà poi. Un’ attitudine che ha molto a che vedere con la concezione religiosa della vita, ma vale altrettanto per chi non crede. Vale per l’imprenditore e per il lavoratore che, in definitiva originariamente vengono dallo stesso ceppo sociale ed hanno in comune il culto ed il rispetto per il lavoro.
Il lavoro, sentito come una benedizione ed attestato di gratitudine per il dono della vita. La cultura politica del movimento cattolico meglio di ogni altra riconosce e valorizza, fuori da schemi ideologici ossificati ed astratti, questi due versanti ed anche per questo va riproposta al Paese.
Vi sono impegni che ad ogni modo vanno assunti, che non possono essere omessi, senza tanto almanaccare sulle maggiori o minori attese di successo, che solo alla prova dei fatti potranno essere accertate.
Domenico Galbiati