E’ straordinario quanto sia illuminante oggi, con la guerra arrivata nel cuore dell’ Europa, rileggere il celeberrimo testo della Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950, quello da cui iniziò la costruzione europea che prese inizialmente forma, nel 1951, con la Comunità Europea del carbone e dell’acciaio. Quella Dichiarazione risuona oggi come una critica ed un monito severo rivolti al nostro operato: “Non abbiamo fatto l’ Europa, Abbiamo avuto la guerra.” Ma soprattutto in quella Dichiarazione emergono indicazioni fondamentali per ridisegnare oggi modalità e finalità della costruzione europea.
L’ UE negli ultimi decenni ha dedicato un’attenzione straordinaria ma decisamente unilaterale agli aspetti economici della società europea. Gli ultimi trattati europei, di cui oggi tutti ormai chiedono la revisione, sono di una povertà culturale disarmante, se confrontati ai contenuti di questa Dichiarazione. Abbiamo fondato l’ Europa sulla competitività e sulla diffidenza, cioè su due principi opposti allo spirito di cooperazione e fiducia, necessari per evitare la guerra. Per Robert Schuman invece costruzione dell’economia e costruzione della pace non possono considerarsi due missioni distinte, o, tanto meno contraddittorie. Contraddittorio è invece perseguire l’una senza l’altra e, come la guerra dimostra, progettare una economia senza legarla alla pace, ma considerandola autosufficiente, capace di guidarsi da sola o di guidare da sola la società, come una sorta di “pilota automatico” e collocandola in un contesto eticamente neutrale . Sono state necessarie una pandemia e lo scoppio di una guerra, perché la Commissione europea e il Consiglio Europeo, oltre al Parlamento, accettassero senza riserve l’ idea di rivedere i trattati, dopo mille esitazioni, perplessità e timori.
E’ chiaro che nel futuro immediato, e non solo immediato, il problema sarà quello di allontanare lo spettro della guerra. Cerchiamo di trarre insegnamenti dalla Dichiarazione. La Dichiarazione Schuman mette al centro la “costruzione” della pace e della giustizia internazionale, non la realizzazione di un “grande mercato”, progetta una condivisione delle fonti energetiche – non la competizione per il loro possesso! – al fine di produrre energia a parità di condizioni nei diversi Stati, e cioè di realizzare una condizione essenziale per una vera concorrenza, non falsata da disuguali basi di partenza.
Dietro questo progetto, di cui non è difficile avvertire il valore straordinario («gli sforzi creativi all’altezza dei pericoli»), stava una cultura politica radicalmente nuova, non genericamente “pacifista”, ma mirante a fare della pace l’obiettivo supremo della lotta e dell’azione politica, superando la “cultura della guerra” che circoscrive l’obiettivo supremo della politica al bene della propria nazione e del proprio Stato.
Quello che avrebbe potuto essere un semplice accordo industriale, divenne nel 1951 una novità assoluta. Una novità che rovesciava la logica della forza armata che, soltanto ventisette anni prima, aveva portato alla disastrosa occupazione francese del bacino della Ruhr nel 1923. Ora il complesso carbo-siderurgico franco-tedesco, che teneva insieme aree minerarie strategiche di pertinenza di Stati diversi, in lotta reciproca, avrebbe dovuto esser gestito da un’Alta Autorità sovranazionale, costituita da personalità indipendenti, disinnescando l’ordigno che provocava continuamente la guerra tra la Germania e la Francia.
Solo se teniamo presente la priorità di questo obiettivo- la pace- , concorrenza, progresso economico e sociale e libertà civili possono realizzarsi insieme, senza mai contraddirsi l’uno con l’altro. Facciamo tesoro di questa Dichiarazione.
Umberto Baldocchi
La dichiarazione Schuman
“La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano.
Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche. La Francia, facendosi da oltre vent’anni antesignana di un’Europa unita, ha sempre avuto per obiettivo essenziale di servire la pace. L’Europa non è stata fatta : abbiamo avuto la guerra.
L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto. L’unione delle nazioni esige l’eliminazione del contrasto secolare tra la Francia e la Germania: l’azione intrapresa deve concernere in prima linea la Francia e la Germania.
A tal fine, il governo francese propone di concentrare immediatamente l’azione su un punto limitato ma decisivo.
Il governo francese propone di mettere l’insieme della produzione franco-tedesca di carbone e di acciaio sotto una comune Alta Autorità, nel quadro di un’organizzazione alla quale possono aderire gli altri paesi europei.
La fusione della produzioni di carbone e di acciaio assicurerà subito la costituzione di basi comuni per lo sviluppo economico, prima tappa della Federazione europea, e cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le vittime.
La solidarietà di produzione in tal modo realizzata farà si che una qualsiasi guerra tra la Francia e la Germania diventi non solo impensabile, ma materialmente impossibile. La creazione di questa potente unità di produzione, aperta a tutti i paesi che vorranno aderirvi e intesa a fornire a tutti i paesi in essa riuniti gli elementi di base della produzione industriale a condizioni uguali, getterà le fondamenta reali della loro unificazione economica.
Questa produzione sarà offerta al mondo intero senza distinzione né esclusione per contribuire al rialzo del livello di vita e al progresso delle opere di pace. Se potrà contare su un rafforzamento dei mezzi, l’Europa sarà in grado di proseguire nella realizzazione di uno dei suoi compiti essenziali: lo sviluppo del continente africano. Sarà così effettuata, rapidamente e con mezzi semplici, la fusione di interessi necessari all’instaurazione di una comunità economica e si introdurrà il fermento di una comunità più profonda tra paesi lungamente contrapposti da sanguinose scissioni.
Questa proposta, mettendo in comune le produzioni di base e istituendo una nuova Alta Autorità, le cui decisioni saranno vincolanti per la Francia, la Germania e i paesi che vi aderiranno, costituirà il primo nucleo concreto di una Federazione europea indispensabile al mantenimento della pace.Per giungere alla realizzazione degli obiettivi cosi’ definiti, il governo francese è pronto ad iniziare dei negoziati sulle basi seguenti.
Il compito affidato alla comune Alta Autorità sarà di assicurare entro i termini più brevi: l’ammodernamento della produzione e il miglioramento della sua qualità: la fornitura, a condizioni uguali, del carbone e dell’acciaio sul mercato francese e sul mercato tedesco nonché su quelli dei paese aderenti: lo sviluppo dell’esportazione comune verso gli altri paesi; l’uguagliamento verso l’alto delle condizioni di vita della manodopera di queste industrie.
Per conseguire tali obiettivi, partendo dalle condizioni molto dissimili in cui attualmente si trovano le produzioni dei paesi aderenti, occorrerà mettere in vigore, a titolo transitorio, alcune disposizioni che comportano l’applicazione di un piano di produzione e di investimento, l’istituzione di meccanismi di perequazione dei prezzi e la creazione di un fondo di riconversione che faciliti la razionalizzazione della produzione. La circolazione del carbone e dell’acciaio tra i paesi aderenti sarà immediatamente esentata da qualsiasi dazio doganale e non potrà essere colpita da tariffe di trasporto differenziali. Ne risulteranno gradualmente le condizioni che assicureranno automaticamente la ripartizione più razionale della produzione al più alto livello di produttività.
Contrariamente ad un cartello internazionale, che tende alla ripartizione e allo sfruttamento dei mercati nazionali mediante pratiche restrittive e il mantenimento di profitti elevati, l’organizzazione progettata assicurerà la fusione dei mercati e l’espansione della produzione.
I principi e gli impegni essenziali sopra definiti saranno oggetto di un trattato firmato tra gli stati e sottoposto alla ratifica dei parlamenti. I negoziati indispensabili per precisare le misure d’applicazione si svolgeranno con l’assistenza di un arbitro designato di comune accordo : costui sarà incaricato di verificare che gli accordi siano conformi ai principi e, in caso di contrasto irriducibile, fisserà la soluzione che sarà adottata.
L’Alta Autorità comune, incaricata del funzionamento dell’intero regime, sarà composta di personalità indipendenti designate su base paritaria dai governi; un presidente sarà scelto di comune accordo dai governi; le sue decisioni saranno esecutive in Francia, Germania e negli altri paesi aderenti. Disposizioni appropriate assicureranno i necessari mezzi di ricorso contro le decisioni dell’Alta Autorità.
Un rappresentante delle Nazioni Unite presso detta autorità sarà incaricato di preparare due volte l’anno una relazione pubblica per l’ONU, nelle quale renderà conto del funzionamento del nuovo organismo, in particolare per quanto riguarda la salvaguardia dei suoi fini pacifici.
L’istituzione dell’Alta Autorità non pregiudica in nulla il regime di proprietà delle imprese. Nell’esercizio del suo compito, l’Alta Autorità comune terrà conto dei poteri conferiti all’autorità internazionale della Ruhr e degli obblighi di qualsiasi natura imposti alla Germania, finché tali obblighi sussisteranno”.