In queste settimane il dibattito sulla misura è tornato ad accendersi dopo la presentazione di una proposta di legge delle opposizioni. Ma cosa pensano partiti, Governo e parti sociali del salario minimo? Quali sono opportunità e rischi da considerare se dovesse essere adottato? Capiamolo insieme. Questo l’intervento di Celestina Valeria De Tommaso su Percorsi di Secondo Welfare
Nel giugno 2022 il Parlamento europeo ha adottato la nuova legislazione sui salari minimi adeguati che si è tradotta in una Direttiva1 adottata dal Consiglio europeo il 4 ottobre 2022. A partire da questa data, gli Stati membri hanno 2 anni, quindi sino all’ottobre 2024, per recepirne i contenuti nel proprio diritto nazionale.
Anche a seguito di questo provvedimento, nel nostro Paese si è iniziato a discutere molto di più di salario minimo. Nelle ultime settimane, dopo un breve periodo nel quale il dibattito sembrava essersi sopito, è tornato ad essere centrale. Questo anche a seguito dell’approvazione del disegno di legge di delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea (ad esempio, la Legge di delegazione europea 2022-2023 per garantire un più rapido adeguamento dell’ordinamento nazionale a quello europeo), in cui ovviamente rientra anche la direttiva sul salario minimo.
In questo contesto, una parte consistente delle forze di opposizione in Parlamento ha presentato una proposta di legge in 7 punti per la disciplina di un salario minimo legale, il cui importo è stato individuato in 9 euro lordi l’ora. Tra questioni ideologiche e di posizionamento strategico, i vari attori della politica italiana – partiti politici, sindacati e associazioni datoriali – si stanno esprimendo sulla possibilità di introdurre un salario minimo in Italia. In questo articolo vi raccontiamo come e perché. (Per la lettura integrale dell’articolo CLICCA QUI)