Il Pubblico ministero del processo contro Matteo Salvini per il caso della nave Open Arms, cui il Ministro impedì nel 2029 lo sbarco di 147 migranti salvati in mare, ha chiesto la condanna a sei anni.

Il punto chiave del processo è quello dei diritti e delle priorità che alcuni di essi hanno rispetto ad altri secondo i principi universali dei Diritti dell’uomo, delle leggi del mare, ma anche della nostra Costituzione. E così la Pm ha sostenuto che “c’è un principio chiave non discutibile: tra i diritti umani e la protezione della sovranità dello Stato sono i diritti umani che nel nostro ordinamento, per fortuna democratico, devono prevalere”. Per poi aggiungere che “la persona in mare è da salvare, ed è irrilevante la sua classificazione: migrante, componente di un equipaggio, passeggero. Per il diritto internazionale della convenzione Sar, anche un trafficante di essere umani o un terrorista va salvato poi, se è il caso, la giustizia fa il suo corso”. Inoltre, la magistrato ha sostenuto che nessuna testimonianza ha dimostrato che quei migranti costituissero un pericolo perché tra di loro non vi era alcun terrorista e che a bordo della nave non furono trovate armi o esplosivi

La risposta di Salvini, dei suoi leghisti, ma purtroppo non solo, viste le dichiarazioni della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni e del Ministro Antonio Tajani, è stata che, invece, il diritto di “difendere i confini” sia il primo a dover essere considerato. E così la Lega ha preannunciato una mobilitazione per difendere Matteo Salvini da quella che è definita una requisitoria contro la politica del Governo. Giorgia Meloni ha considerare “grave trasformare il dovere di proteggere confini da immigrazione illegale in reato”.

Ci si trova, insomma, di fronte ad un’Italia completamente divisa sulla valutazione della priorità dei diritti. E noi non abbiamo alcuna esitazione a dire che, là dove sono violati i diritti fondamentali riconosciuti a livello mondiale e dalla nostra Carta fondativa, se è necessario, si processano anche i ministri e possono essere messe in discussione le politiche governative che ledono i diritti basilari degli esseri umani.

In ogni caso bisognerà che nella sua terzietà si pronunci il Tribunale che, siamo certi, non guarderà alla polemica politica, ma alla congruità degli atti amministrativi decisi, alla luce del Diritto internazionale, di quello europeo e di quello italiano.

Non si tratta di ricercare una condanna personale del Ministro Salvini, bensì di appurare la scala dei valori da prendere di riferimento anche a livello di decisioni di Governo o da parte di un singolo Ministro.

 

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