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Salvini il pacifista, ministro “ombra” degli esteri

Matteo Salvini muore dalla voglia di andare in Russia e tornare con il trattato di pace che, lui ne sembra convinto, Putin gli firmerebbe. Magari! O il capo della Lega ne ha già ricevuto una bozza, oppure si tratta di sue speranze. L’unica cosa certa è che Salvini si muove come se fosse il ministro “ombra” degli esteri. Si potrebbe essere autorizzati a ritenere che il tutto sia il frutto della necessità che egli avverte di fare il controcanto alla linea ufficiale del Governo italiano senza, però, trovare il pieno appoggio di quel Giancarlo Giorgetti da tempo indicato abbastanza distante dal suo leader di partito.

Salvini guarda ai sondaggi, cosa che non sempre definisce uno statista. Soprattutto, non aiuta ad inserirsi in quelle dinamiche della politica internazionale che richiedono ben altro. E’ anche lo stile che fa porre tanti interrogativi. In particolare quello che porta a chiedersi quanto le sue posizioni gli servano ad ammiccare verso Putin e a prendersi una “libera uscita” dalla maggioranza in questa stagione pre elettorale

Egli parla di pace. Sembra quasi vedersi assegnata una responsabilità messianica in via esclusiva. Come se tutti quanti noi italiani non fossimo animati dallo stesso sentimento. Così come tutti gli europei e, soprattutto, gli ucraini sotto il fuoco delle bombe e persino gli stessi russi che sanno benissimo quante vite dei loro giovani si sta prendendo la guerra. Eppure, si sente in dovere di sgomitare. Giungendo persino a sostituirsi all’intero Governo perché … Putin non vorrebbe parlare con Di Maio…

A noi viene in mente un “pacifista” vero. Giorgio La Pira che spese la vita per osare l’impossibile nello scontro tra le grandi potenze. Lo fece da Sindaco di Firenze la città dove, con grande coraggio, invitava i colleghi provenienti da città “scomode” per quei tempi: a partire da quelli dei paesi d’Oltre cortina, dell’Africa e dall’Asia anticolonialista. Ma La Pira non aveva da condurre alcuna operazione elettorale. Non si avvaleva di consulenti profumatamente pagati per preparare i suoi viaggi fatti sempre con tanto spirito francescano e pochi soldi. Vittorio Citterich, famoso giornalista del Tg1, che l’accompagnò in moltissimi di questi viaggi di pace, raccontò di quando arrivati fortunosamente nel Vietnam del Nord vennero ricevuti da Ho Chi Min. Dopo il colloquio il leader nord vietnamita chiese a La Pira quando avesse programmato il ritorno a Roma e sembra che si sia sentito rispondere: quando ci pagherete il biglietto di ritorno.

La Pira, insomma, non si faceva mai precedere, né seguire, dai tanti faccendieri che, ahinoi, circondano Salvini come alcuni altri nostri leader di partiti utili … soprattutto pensando agli affari…

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