“All’Europa chiedo non di distribuire armi letali ai confini con la Russia, ma di perseguire la via del Santo Padre: confronto, dialogo, diplomazia, sanzioni”. Come non essere d’accordo con questa frase di Matteo Salvini, detta ieri nel corso della trasmissione Mezz’ora in più. Peccato che in bocca a lui non ha la stessa cristallinità della coerenza. E fa nascere anche il sospetto che gli serva per continuare a tenere in vita il suo “oscuro” rapporto con il suo amico Vladimir Putin.
Freschissimo è il suo imbarazzo, al limite della reticenza, emerso evidente nell’immediata vigilia e nelle prime ore dell’invasione russa dell’Ucraina. Del resto, è ancora tutta da chiarire la profondità delle sue relazioni, e di taluni affaristi legati alla Lega, con il partito di Putin. Non è giunta alcuna notizia sulla eventuale rottura del gemellaggio che il movimento giovanile leghista ha realizzato con Russia Unita del Presidente russo. O della cancellazione del patto sottoscritto da Salvini e da Sergei Zheleznyak che ufficializzò nel 2016 la collaborazione tra Lega e Russia Unita.
“Faremo la storia con Putin – Le Pen – Trump”, “Putin è speranza”, “Uno dei migliori uomini di governo al mondo”, “Con Putin in Italia staremmo meglio”. Le tante sue spacconate degli anni scorsi. Brilla un post su Facebook del 2015: “Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin”. Così a chi gli mette tra i piedi queste sue uscite da “ruspante”, come lo definì Silvio Berlusconi, altro che deve far dimenticare le sue “scivolate d’ali con Putin”, non può che rispondere: “Se vogliamo parlare di guerra siamo nel 2022 e stiamo lavorando per bloccarla i pentimenti si fanno in chiesa”. Proprio un grande statista!
Ma andiamo all’incensazione del Papa che fa oggi Matteo Salvini. Come per il rosario, lo tira fuori quando e fino a che gli fa comodo. E’ arrivato persino a irridere Francesco sulla questione dei migranti e, sotto sotto, a partecipare all’organizzazione di quei gruppi cattolici di destra che stavano con i Trump e con lui perché mal digerivano, e mal digeriscono, l’impronta che l’attuale Pontefice sta dando ad una Chiesa che si vuole sempre più aprire al mondo e alle sue periferie. Non per cercare voti e potere, le uniche cose che interessano a Matteo Salvini, ma per riverberare in un contesto che cambia l’amore per Dio e per tutti gli esseri umani, la solidarietà, l’inclusione, l’opposizione all’egoismo, sociale o geografico che sia, e la ricerca della Giustizia sociale.
In un altro Paese, Salvini sarebbe stato da un pezzo messo veramente dinanzi alle proprie responsabilità. Altro che sentirgli dire, senza alcun vero contraddittorio in televisione :”Spero che a Mosca qualcuno capisca che si è spinto troppo avanti”. Tutto qui? E i morti di questi giorni? Le centinaia di migliaia di profughi (il Capo della Lega si è spinto a dire, bontà sua, che questi sarebbero quelli buoni!), i milioni di ucraini, vecchi, donne, bambini, malati di ogni condizioni, costretti nei rifugi con il cuore in gole e l’angoscia per le sorti dei familiari da cui si sono divisi? “Spinto troppo avanti”? Il suo amico Putin, intanto, fa neppure tanto velati riferimenti all’uso dell’arsenale atomico…
E’ chiaro che c’è tutto il resto. Ci sono anche le responsabilità dell’Occidente e l’assenza dell’Europa. Altro che il chiuderla come ha sempre voluto Salvini! Ma nel momento di un’aggressione ingiustificata di un paese sovrano e della violazione delle più elementari regole della convivenza tra stati e popoli l’opportunismo del Capo della Lega è davvero inaccettabile. E con lui il vile silenzio dei tanti cattolici che si contentano di vedergli baciare il rosario senza chiedergli un minimo di coerenza con quel gesto che appare sempre più, persino, blasfemo.
Giancarlo Infante