Ringrazio il Signore di avermi fatto conoscere e di avergli voluto bene una delle figure più rappresentative del mondo cattolico: il prof. Fabbrizio Fabbrini.
Negli ultimi anni della sua vita il prof. FABBRINI ha costantemente lottato per la ricostituzione della Democrazia Cristiana, quella “etimologica”, delle origini, convinto del fatto che, mai come in questo momento storico, il tema dell’unità dei Cristiani in politica sia tornato prepotentemente d’attualità, contro le mille derive sovraniste, scissioniste, razziste, che minano alla base i diritti più fondamentali, gli stessi concetti di “persona umana” e di “comunità” – tanto cari a LA PIRA.
Oggi 7 marzo 2021, in occasione del giorno dedicato a S. Tommaso d’Aquino, consegno ai lettori del nostro nuovo partito, a cui -conoscendolo- avrebbe aderito, un suo ricordo: la sua postfazione su una mia pubblicazione “Il diario ritrovato di San Tommaso d’Aquino…..per fare cristiana la mente”- Collana di Filosofia goware Firenze- in collaborazione con M.C.L.
Nino Giordano
Grato al prof. Nino Giordano per questo nuovo importante libro, prezioso nella originale impostazione quale dono alla gioventù avida di conoscenza – come Giustiniano chiamava i suoi studenti dedicando le Istituzionie cui si rivolgeva il Professor Giorgio La Pira nelle sue lezioni – vorrei sottolineare qualcosa sulla importanza del dono stesso.
Quando nel 1974 il Professore, infermo, mi mandò a celebrare il Dottore Angelico nella Cattedrale di Aquino nel settimo centenario dalla morte di questi, avvertiva un allarme: l’intellettualità cattolica voleva imporre alla Chiesa come filosofo di riferimento più accettabile l’inglese Duns Scoto, proprio l’avversario di Tommaso, non considerando che lo Scoto era stato all’origine di quella sfiducia nelle capacità della ragione su cui si impostò il pensiero moderno nel suo allontanarsi dalla trascendenza. Per questo era necessario ribadire Tommaso, come avvertì in quell’anno il cardinale Karol Wojtyla.
Ed ecco alcuni spunti sulla attualità di Tommaso.
1-Anzitutto il talento nell’esprimere i concetti in un linguaggio semplice, alla portata di tutti:frase breve senza costrutti complicati, lingua asciutta e precisa, senza invenzioni di formule, o squarci oratori o abbandoni passionali, puntando solo su chiarezza e coerenza (suo emblema il Sole, che irradia luce). Riteneva che non esistono problemi difficili, se li affrontiamo con diligenza: e le sue opere sono Lezioni a studenti (di Parigi, Colonia, Napoli) cui distribuire il sapere in modo comprensibile: presentando ogni problema come una domanda (quaestio), disarticolandola in elementi e affrontandola articolo per articolo,ove esaminare le soluzioni da evitare, per passare poi alla parte costruttiva.
Né egli si rivolge solo ai cristiani ma ad ogni persona (una vera eccezione, in una società che si riteneva tutta cristiana): anzi, redige una Summa contra Gentiles per parlare direttamente ai Musulmani nello stesso modo con cui si rivolge con la Summa Theologiae ai suoi ordinari studenti.
Sua convinzione: la Verità è una sola, e non è Nostra, ma tutti ci trascende. E proprio per tale semplicità Tommaso riesce a imporsi al di là di ogni critica: sì che anche gli avversari lo ritennero alla pari dei massimi filosofi antichi.
- – E il primo regalo che Tommaso ci fa, nel campo metafisico e dialettico (nel breve trattato de ente et essentia) è l’aver individuato il concetto di analogia del reale: principio che giustifica ogni ragionamento e risponde alla domanda di fondo di ogni pensare, la Domanda metafisica detta ontologica (studio sull’ente, l’essere in quanto essere, al di là di specifiche determinazioni):analogia significa che la realtà non consiste di cose “tutte uguali” oppure “tutte diverse” tra loro, ma che -come i sensi avvertono- sono solo somiglianti tra loro, diverse nei particolari, ma simili nei dati fondamentali, per cui si rendono comprensibili proprio per tale somiglianza. E’ il punto di partenza: tutti gli esseri si tengono insieme perché analoghi tra loro, dall’essere più misero … fino a Dio!
Di qui l’importanza di ciò che è individuale, e della relazione tra individui e gruppi: e il monito di rispettare singoli e gruppi e difenderli in quanto tali: nessun individuo dev’essere deprezzato, e altrettanto nessun gruppo sociale naturale: donde la inesorabile condanna della persecuzione agli ebrei, ciò che differisce Tommaso da Duns Scoto e da ogni altro del suo tempo.
- – L’altro dono che egli ci fa è quello – attinto da Aristotele – di un sano realismo nella attività conoscitiva: non possiamo dir nulla di vero se non lo constatiamo con i cinque sensi, unico punto di partenza di ogni conoscenza. La cultura moderna è nata invece sul ripudio dei sensi e ritiene di poter negare con la ragione i valori trascendenti: ma se ci affidiamo ai sensi vediamo che essi stessi ci portano ad ammettere l’esistenza di Dio, constatandola negli effetti che la natura ci pone innanzi: sì che possiamo percepire Dio mostrando l’impossibilità del reale se egli non esistesse: lo vediamo nei suoi effetti sulla realtà (tutto si muove e muta, il che è impossibile senza un Principio che faccia scorrere il moto e il tempo; e l’ordine constatabile nelle cose postula un Ordinatore / Legislatore unificante, che dà senso alla realtà constatata: dobbiamo ammettere una Causa prima poiché ne percepiamo taluni effetti. E i concetti della mente sono adeguati a farci percepire tutto ciò. Dunque nessuna imposizione di una fede.
- – E Tommaso ha il merito di avere per primo distinto nettamente la Filosofia dalla Teologia, rendendola autonoma da questa, mentre era uso mescolare i testi sacri alla costruzione razionale, fino alla riduzione di tutte le scienze alla teologia (così Bonaventura da Bagnoregio) fino a dedurre la conoscenza intellettuale da una “immediata” illuminazione divina. La filosofia è invece costruzione autonoma della mente, la quale non ha bisogno dei dati “rivelati” da una religione. E tale netta distinzione egli può operare scoprendo Aristotele, il filosofo che con forte senso del reale affida il processo razionale a quanto riceviamo dai dati sensibili: ciò che Raffaello Sanzio esprime nel mirabile affresco vaticano della “Scuola di Atene” (sintesi della Filosofia), posto esattamente nella parete di fronte a quella sulla “Disputa sul SS. Sacramento” cioè sulla Teologia..
La differenza tra filosofia e teologia si chiarisce subito nell’affrontare la prima domanda di fondo, nella prima Questione (quaestio), quella della “esistenza di Dio”. Nel risolverla i francescani si erano avvalsi della idea del benedettino Anselmo d’Aosta, l’Argomento detto Ontologico perché muove dall’indagine sulla essenza del concetto che già abbiamo di Dio. Tale argomento Tommaso respinge come razionalmente scorretto perché muove da una Idea e non da una Esperienza, laddove ogni prova filosofica deve seguire un iter che muove dall’esperienza sensibile e può ascendere servendosi solo delle obiettive vie della ragione, la quale riflette su esperienze sensibili!
Ciò non significa evitare il problema di Dio: ma le sue “prove” sono tutte “a posteriori”, basate sulla esperienza sensibile. E – senza negare l’esistenza di idee a priori, che pur servono a orientare la vita – l’importante è non confondere le une con le altre.
Questa Autonomia della Filosofia dalla Teologia è una decisiva conquista del pensiero umano e insieme cristiano. Quando verrà negata (e di lì a poco, da Scotisti e Occamisti), prevarranno i teologi, negando ragioni al filosofare: alzando roghi e producendo guerre di religione (l’uso della fede a sostituire la ragione nella morale e nella giustizia e nella politica) in cui si riassume tutta l’Età moderna; e quando invece prevarranno i filosofi, negando cittadinanza alla Religione, avverrà l’esatto opposto: persecuzione contro chi non professa quel dato credo filosofico: con l’Illuminismo prevaricatore sulla tradizione detta “oscurantismo” e con “rivoluzioni” in cui idee filosofiche di libertà o di eguaglianza esigono mannaie e stragi e guerre continue.
Perciò Tommaso è essenziale per la libertà della ragione. nel riferimento indispensabile ai sensi in ogni costruzione razionale, egli bandisce ogni “illuminismo” di qualunque specie. E dovremmo imitarlo, negando valore a tutte le filosofie illuministiche e a tutte le ideologie calate dalla ragione sulla realtà (dunque dedotte solo dalla mente!) che hanno invaso il mondo in proposte totalitarie e dunque antiumane. Perciò Tommaso è attualissimo.
- – Tommaso ci ha dato la grata percezione che possiamo avere fiducia nella nostra ragione e aprirci serenamente al desiderio innato di conoscenza: perciò è attuale oggi, in un tempo in cui la cultura comune, obliato l’orientamento ai valori, apre a sfrenate libertà egoistiche o a ideologie totalitarie che impongono un pensiero unico intollerante. Donde il bisogno delle sue indicazioni, sia contro il diffuso materialismo che esclude ogni apertura al Trascendente, sia contro il rifugio in uno spiritualismo che disprezza il mondo materiale.
E nel darci fiducia nella ragione e nel rivendicare la libertà del pensare (rispettando la coerenza logica del pensiero) ci insegna a rivendicare la bontà delle creature: un messaggio che ci galvanizza, come via liberatoria dal vero oscurantismo di ideologie totalitarie o nichilistiche.
Egli assegna alla filosofia l’indagine metafisica sulla essenza del reale (“che cosa le cose sono”): e da ciò svolge l’etica (“come comportarsi”) e la dialettica (il percorso del ragionamento: “è proprio del filosofo questo: tutto ciò che dice, dirlo con ragione-ragionamento”). E la filosofia è “scienza sapiente che considera le cause prime, quelle universali”, mentre le scienze particolari studiano essenze specifiche del reale.
E la risposta metafisica è che ogni ente individuale è necessariamente “uno”, “vero” e “buono e bello”. Son queste le categorie trascendentali: unità (constatabile nella diversità), verità (ogni essere è vero perché esiste ed è constatabile), bontà (ogni essere è dotato di qualità morali).
Ed è nella constatazione delle entità individuali o sociali interrelate tra loro, che i sensi mi portano ad ammettere di necessità un mondo soprasensibile, che spiega la positività delle cose esistenti, e insieme il loro grado di perfezione pur incompleta.
E qui è anche la risposta a un problema, che assilla tutti i filosofi, il problema del Male. Per Tommaso si tratta di un malinteso: ciò che diciamo “Male” è una certa “privazione di bene”: e una “privazione” non esiste in se stessa, è solo la necessaria distinzione in gradi tra cose che sono tutte buone, nell’orientamento verso il loro completamento cui tutte tendono, attratte dal Bene supremo. Dare entità metafisica al Male è una assurdità: le singole cose, se esistono, sono anche vere e buone; il problema del male si pone nel loro rapporto, quindi nell’azione: e l’azione riguarda il problema morale.
- – Ed è appunto nel campo morale l’altra enorme conquista di Tommaso. Di contro al Volontarismo etico dei dottori francescani, per cui la volontà può decidere un’azione cattiva pur sapendola cattiva, egli sostiene – con Socrate e Aristotele- il Naturalismo (o Intellettualismo) etico per cui l’uomo sceglie in base alle sue conoscenze, adattando ad esse la sua volontà.
Il mondo moderno – attratto da una lettura negativa rispetto all’uomo e alla sua capacità razionale – ha adottato il volontarismo, giustificando scelte distruttive contro ogni specie vivente, animali e piante o esseri umani, se sorrette da una Volontà che mira a imporre un miglioramento. Eppure non ci si avvede che in tale scelta contraria a ragione non è la Volontà a decidere ma sempre una Idea: vuoi di Patria-Nazione (che ha portato alle guerre come necessarie) oppure una Ideologia di Razza (contro altri gruppi sociali) o una Ideologia di Classe (nelle inumane rivoluzioni applaudite tuttora). E ciò conferma che anche nel campo etico la guida di fondo è sempre quella intellettiva, da cui scaturiscono opzioni morali.
Per cui tutto il castello etico volontarista va smontato: pur se spesso l’uomo si induce al male con piena avvertenza e deliberato consenso (i due requisiti della gravità di un peccato), tuttavia non lo fa mai con piena conoscenza del valore di quella azione: perché nessuno potrebbe decidersi al male se davvero lo conoscesse nella sua realtà e nelle conseguenze. Questa è la convinzione di Tommaso: e la morale cattolica non può che aderire a tale soluzione, tenendo presente anche la Preghiera di Cristo sulla Croce: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”: e il naturalismo morale trova premessa nella bontà dell’uomo (che il “peccato originale”può solo velare ma non incrinare totalmente).
Con questa pubblicazione il professor Nino Giordano, studioso appassionato di Giorgio La Pira , si è cimentato in un tentativo difficile, ma davvero importante: è un suo dono alla gioventù avida di conoscenza per avvicinare ai lettori moderni, e in particolare ai giovani, la figura ed il pensiero di Tommaso d’Aquino che di La Pira è sempre stato ispiratore e maestro.
L’autore ha scelto una forma nuova ed agile, immaginando il ritrovamento di un diario dell’Aquinate da parte del fedele segretario Reginaldo: questo artificio letterario permette di alternare passi di informazione e contestualizzazione storica a brani da cui emergono in modo vivace il carattere e le scelte di Tommaso.
Una tale cornice letteraria fornisce chiavi di lettura in modo semplice e chiaro di passi in cui le tematiche teologiche e filosofiche del grande dottore della Chiesa sono esposte direttamente, in tutta la loro lucida e complessa struttura argomentativa. Si va dalla definizione di Dio come Amore all’Incarnazione, dalla preghiera alle virtù, dall’approfondimento dell’Eucarestia alla dimensione politica del vivere.
Questo alternarsi di registri, questa variazione di stili, che include anche il testo appassionato e adorante dell’ orazione contemplativa del “Pange lingua”, crea una dinamica che aiuta ad entrare in una dimensione di pensiero e realtà distante dall’attuale, ma non per questo meno significativa.
Il pensiero di Tommaso ha la ricchezza e la fecondità dei classici a cui è importante attingere in ogni stagione per scoprire ricchezze antiche e nuove.
Fabrizio Fabbrini