L’on Donzelli se n’è dovuto fare una ragione pure lui: il Ministro Sangiuliano doveva dimettersi. Non era tutto un “gossip”. Il pettegolezzo è solo servito a fare durare più del necessario un dramma umano e familiare che però si è via via definito come politico ed istituzionale.
Alla fine tutti, anche gli ultimi estremi difensori di Sangiuliano, forse, in realtà di Giorgia Meloni e del suo sistema, si sono dovuti arrendere alle bordate di una compagna, un’amica, un’amante non accontentata?, che raccontava ciò che qualcuno provava a ridurre tutto a “fesseria”, ma che cosuccia non era. E, cioè, affidare un incarico di collaborazione ministeriale configurabile come vero e proprio conflitto d’interesse, visti i rapporti esistenti tra i due interpreti di quello che può essere definito un vero e proprio “autocomplotto”.
La sprovvedutezza ha regnato sovrana ai piani alti di quel Ministero. Il boccaccesco, le insinuazioni ricattatorie, e controricattatorie, hanno arricchito un quadro giunto alla fine alla domanda sostanziale. Ma si può restare ad un tale posto di rilievo in queste condizioni?
Certo è che restano in sospeso altre vicende di personaggi di governo, sotto un profilo penale molto più rilevanti, per cui non si è ancora giunti alla stessa determinazione. E perché?
Forse perché il boccaccesco faceva rischiare persino di più sul piano dell’immagine di un Governo tanto convinto di sé? Eppure, la strada del boccaccesco era scelta inizialmente per evitare il chiarimento istituzionale in Parlamento, come fu nel caso della Ministra Santanchè. E abbiamo visto lo stesso Sangiuliano giocare quella carta andando, su richiesta di Giorgia Meloni, a mettere le cose in piazza al Tg1 invece che alla Camera o al Senato. Ma ad un certo punto, e dopo una serie serrata di tira e molla, è forse nato il timore che una continua e pervicace cottura a fuoco alto, in grado di dare la stura ad un vero e proprio infido assedio da parte di avversari ed alleati, avrebbe potuto diventare la cosa più rischiosa?
Da quel che si capisce, infatti, tutti si attendono ulteriori più o meno piccanti ed imbarazzanti intercettazioni che la signora coinvolta ha eseguito, pare, con allegra abbondanza. Cosa neppure tanto velatamente, bensì minacciosamente prospettato dalla stessa signora ieri sera nel corso di una intervista televisiva. Allora, forse, si è ritenuto più opportuno lasciare il tutto a carico esclusivo di un Sangiuliano senza più carica.
È comunque intervenuta anche una valutazione politica. Ciò quella di non allargare più di tanto il piatto della partita in atto tra i tre partiti di maggioranza per lo spacchettamento delle competenze che il Ministro Fitto dovrà lasciare, diretto com’è verso Bruxelles. In politica, lo si sa, tutti i salmi finiscono in gloria…
Meglio allora riprendersi subito quello che si ritiene debba restare a far parte del proprio recinto e continuare a perseguire la logica di quell’ “amichettismo” tanto rimproverato agli altri.
La questione Santanchè viene lasciata nel limbo perché, quella, investe i critici rapporti con la Magistratura. E lo stesso vale per l’altrettanto delicato dossier Delmastro – Donzelli. E da quel che si sa ben altro è il peso nel partito della Ministra del turismo e i due “gemelli” coinvolti nella vicenda scoppiata con la divulgazione di documenti riservati.
Dopo lo sfacelo di questi giorni resta un senso di sgomento per il riproporsi del quesito sulla qualità del personale politico che questo Governo ha messo in campo seguendo più la logica del “fidato sicuro”. Tanto, come confermato dalle dichiarazioni anche di ieri, quale ciliegina sulla torta – pasticcio alla Sangiuliano, c’è sempre un complotto da agitare. Anche se, in effetti, siamo solo di fronte a storie farsesche alla Decamerone, o da sceneggiata napoletana, in maniera pedestre fatte diventare di ben altro rilievo.