Uno studio di Global Witness (CLICCA QUI) ha rilevato che le emissioni combinate dei combustibili fossili prodotti da Shell, BP, TotalEnergies, ExxonMobil e Chevron potrebbero provocare fino a 11,5 milioni di morti in più per l’influenza della loro attività estrattive sul riscaldamento globale, di qui al 2100.
Si tratta del primo tentativo di quantificare gli effetti sulla vita degli abitanti del Pianeta e delle conseguenze drammatiche che l’estrazione e la lavorazione dei combustibili petroliferi determinerà fino alle estreme conseguenze.
Gli studiosi che hanno condotto la ricerca spingono i governi ad intervenire celermente sulle compagnie estrattive e su quelle che partecipano alla lavorazione del greggio, oltre che per accelerare sulla transizione verso l’uso di fonti energetiche alternative e meno distruttive ed evitare così che le vittime provocate dall’uso dei fossili porti bilanci paragonabili a quelli delle più drammatiche guerre conosciute dall’umanità.
Secondo la ricerca è prevedibile che ci saranno 226 morti in più in tutto il mondo per ogni milione di tonnellate di carbonio rilasciato. Solo l’attività delle compagnie petrolifere aggiungeranno 51 miliardi di tonnellate di emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera entro il 2050. E questo significa che si verificheranno 11,5 milioni di morti per eccesso di calore entro la fine del secolo.
Il rapporto giunge dopo che il mondo ha sperimentato due delle successive estati più torride mai registrate e un balzo davvero impressionante del riscaldamento medio globale. Si calcola che ciò abbia significato la morte di ben 60.000 persone in più nel 2022 e una crescita dei decessi provocati dal caldo eccessivo del 85% negli Stati Uniti nell’arco degli anni 2010 – 2022.
A fronte di ciò, si registra la crescita degli investimenti dei grandi gruppi petroliferi di tutto il mondo giustificando la cosa, così come l’arretramento rispetto agli impegni assunti nel passato in materia di rispetto ambientale, con la crescita della domanda di energia.