Di Massimo Brundisini, uno dei nostri più assidui collaboratori, ho sempre apprezzato la ricerca di quel qualcosa d’altro quasi sempre presente oltre le “verità ufficiali” e le ricostruzioni consolidate di uomini e cose. La sua è una impegnativa investigazione su quei pezzi del “puzzle” che, per forza di cose, mancano nella “vulgata” del cosiddetto “main stream”. Impegnativa anche per chi cura queste pagine costretto, spesso, alla sistemazione dei tanti richiami che Massimo presenta per dare spessore e fondamento alle proprie riflessioni. Anche nell’articolo che segue non mancano i CLICCA QUI…

Come Massimo può confermare, tutti i suoi contributi sono stati pubblicati. Anche quando è andato molto controcorrente, ad esempio, con il suo “negazionismo” sul Covid e sui vaccini. Solo in un paio di casi i suoi articoli non hanno visto la luce, ma perché sembrava necessario trovare più approfondimenti e giustificazioni alle sue tesi ed affermazioni. E la decisione di soprassedere è stata presa con il suo accordo.

Massimo, e credo non solo per il suo solido riferimento ai principi cristiani, è un convinto pacifista. Non certo nel senso del banale cliché utilizzato dai detrattori del pacifismo, ed accreditato nel corso del tempo, bensì riferibile a quella pesante scelta, anche se condotta in letizia e serenità, da parte di personaggi, come Giorgio La Pira, che non erano né illusi né ingenui. Solo una scelta di animo e di ragionamento. Una scommessa, insomma, sul meglio degli esseri umani e sul loro grado di civilizzazione. Oltre che, per chi ci crede, ovviamente, nella fede e nell’azione talvolta miracolosa dello Spirito Santo costretto a fare capolino e ad intrufolarsi tra gli esseri umani perchè, alla fine, il “meglio”, se non addirittura il bene, trionfi.

Il lettore, a questo punto si chiederà dove voglio andare a parare. Lo dico subito prima di lasciare spazio alla lettura dell’intervento di Massimo. Riguardo al quale devo confessare l’immediata domanda se non fosse il caso di fargli fare la stessa fine di quei due lasciati perdere nel passato. Ma non è bello cestinare cio che, tra l’altro, richiede tempo ed impegno. Ed anche perchè la nostra, come ripetuto spesso, è una modesta, ma utile palestra di esercizio del pensiero, e a questo non rinunceremo mai. Molto sinteticamente vado al dunque dicendo: Musk fa soprattutto affari ed ha chiaramente deciso, per ciò che riguarda i profitti che gli vengono dalla parte comunicativa del suo impero, di farli con un certo mondo. Del quale, magari, aspira pure ad interpretare un possibile sbocco politico. Il suo coinvolgimento con l’Atreju meloniano e, soprattutto, l’esplicito sostegno a Donald Trump lo stanno a dimostrare. Salvo poi prendere lo schiaffone sulle auto elettriche dall’ex Presidente al quale qualcuno avrà spiegato, dopo l’incontro con il magnate americano della Tesla, che lui deve invece continuare a sostenere la produzione delle auto che inquinano.

Ma la questione che più mi sembra interessante chiarire è un’altra e riguarda il presunto “pacifismo” di Donald Trump. Intanto, sarebbe stato tutto da vedere se, con lui alla Casa Bianca, la guerra in Ucraina e quella palestino- israeliana non sarebbero scoppiate lo stesso. Tanti sono gli antefatti storici e le complesse e multi decennali vicende che vi stanno dietro e che le hanno originate.

Il punto è che il mondo cambia velocemente e non è più detto che il solo Presidente degli Stati Uniti sia in grado di prenderne i destini tra le proprie esclusive mani. A meno che non usi l’arma della guerra o che minacci quotidianamente di farla. E, poi, siamo sicuri, stando alle stesse dichiarazioni trumpiane, che non ci saremmo trovati in guerra con l’Iran? In sostanza, mi chiedo e chiedo a Massimo e a tutti i seri “pacifisti” come lui, l’importante ed agognata aspirazione alla Pace può costituire l’unico metro di giudizio su fatti e persone che, magari, conducono guerre in altri modi; soffiano aliti di odio razziale ed etnico; innalzano muri materiali, ma anche culturali, politici ed antropologici; perseguono politiche che favoriscono solo chi già ha tutto quello di cui ha bisogno, e ben oltre? Basta, insomma, accontentarsi del fatto che Trump ci dica che con lui non ci sarebbero state le due guerre in corso?

Giancarlo Infante

 

Tre fatti mi hanno colpito nello scenario politico internazionale e cercherò di commentarli da semplice osservatore. 

Il primo riguarda il commissario europeo Thierry-Breton, che ha provato a dire a Musk cosa poteva o non poteva dire nella sua intervista a Trump, con una lettera però non concordata con la Commissione. Il malcapitato burocrate ha ricevuto dall’imprenditore visionario una risposta inequivoca:” Fuck your own face”, di facile traduzione, frase poi edulcorata dai media. Chiedere a chi ha speso 44 miliardi di dollari, per poter liberamente esprimere il suo pensiero, di osservare regole europee, interferendo così nella campagna elettorale negli USA, non poteva ottenere una risposta più esplicita.

 Il secondo fatto, sempre a proposito dell’intervista Musk-Trump, riguarda i commenti apparsi su Avvenire su i due protagonisti. Al di là delle pesanti critiche (Trump è un facile bersaglio del politically correct), un punto della conversazione, a mio parere non secondario, non è stato affrontato, quello cioè relativo alle guerre in corso ed ai rapporti con il resto del mondo. Trump ha dichiarato che se ci fosse stato lui al governo la guerra in Ucraina non sarebbe mai scoppiata, stessa cosa per la situazione in Medio Oriente. Dopo queste dichiarazioni dovrebbe diventare il politico di riferimento di Papa Francesco.

Non possiamo certo sapere se davvero le cose sarebbero andate così, ma una cosa che ricordo molto bene è la visita di Trump in Corea del Nord, evento storico ed epocale, forse uno dei gesti più eclatanti di sempre per cercare di invertire il destino di un Pianeta condannato al conflitto perenne, caldo, freddo o tiepido che sia. Concordo quindi con lui, e con Jeffrey Sachs, quando afferma che nell’amministrazione americana ci sono incapaci, o peggio, aggiungo io, servi guerrafondai per contratto o per obbedienza, al servizio delle “lobby” delle armi e non solo, sempre pronti a scatenare conflitti e mai a fare qualcosa per risolverli. Il famoso “deep state”, contro il quale si era già pronunciato a suo tempo il Presidente Eisenhower, è un’entità che va oltre e offende la democrazia, meglio, se ne è impossessato. Ricordo che Trump è l’unico tra gli ultimi presidenti americani a non aver dichiarato neppure una guerra. Il suo stile e molte sue idee potranno non piacere e sono criticabilissime, ma ricordo che le porta avanti anche a rischio della vita e che, a suo dire, la sua è una battaglia contro il male. Ho intravisto più di un punto in comune con la visione di Jeffrey Sachs, visione che potrebbe condurci ad un multilateralismo pacifico, come di evince da quest’articolo (CLICCA QUI).

Forse in questo momento critico, rimanere bloccati nella propria visione può risultare controproducente. L’Umanità dovrebbe prendere il meglio da tutte le sue componenti per cercare di salvarsi. Musk conclude dicendo che siamo a un punto di svolta della nostra civiltà. Le visualizzazioni totali dell’evento nei giorni successivi, sono state quasi di un miliardo.

 Il terzo fatto riguarda appunto quello che in fin dei conti risulta essere il grande confronto planetario, ovvero quello Cina-USA. Qui un articolo di Maurizio Blondet (CLICCA QUI)  da cui estrapolo questa dichiarazione ufficiale del Ministero degli Esteri cinese  (CLICCA QUIdal titolo “​Il NED (Fondo nazionale per la democrazia): cos’è e cosa fa”. Si legge nell’introduzione:” Il National Endowment for Democracy (NED) agisce come i “guanti bianchi” del governo degli Stati Uniti. Si è da tempo impegnato a sovvertire il potere statale in altri paesi, intromettendosi negli affari interni di altri paesi, incitando divisione e confronto, ingannando l’opinione pubblica e conducendo infiltrazioni ideologiche, il tutto con il pretesto di promuovere la democrazia. Le sue innumerevoli cattive azioni hanno causato gravi danni e hanno attirato una forte condanna da parte della comunità internazionale”. Seguono molte pagine di accuse molto circostanziate sulle molte attività dell’agenzia nel mondo. 

 Dopo queste considerazioni, non posso non sottolineare l’importanza di seguire, per una nuova e positiva visione geopolitica globale, l’analisi di Jeffrey Sachs, che ricordo è Membro della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. 

Massimo Brundisini

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