Finora chi sentiva squillare il nome di Schillaci, pensava con grato ricordo a Totò, indimenticabile “bomber” dei Mondiali di Italia ‘90. Indimenticabile ed indimenticato come si è potuto constatare nei giorni scorsi, in occasione della sua scomparsa. Nessuno, per la verità, si sognava di associare istintivamente il cognome all’illustre sconosciuto ai più che, in Lungotevere Ripa, siede sullo scranno di Ministro della Salute.
Ebbene non sarà più così! Orazio Schillaci si è guadagnato imperituro ricordo nella storia della sanità italiana. Primo tra tutti i suoi predecessori aveva stabilito – con una circolare del suo Ministero; “carta canta, villan dorme” – che i bambini nati nelle regioni del Sud in “piano di rientro”, non avrebbero potuto ottenere gratuitamente il vaccino contro la bronchiolite. Diversamente da quanto possibile in quelle del Nord, sia pure a carico dei bilanci regionali, a prescindere dai fondi ministeriali.
Gli sono letteralmente saltati alle giugulari. A cominciare giustamente da Renato Schifani, per quanto il Presidente della Regione Sicilia faccia parte della stessa scuderia politica del Ministro. Il quale, ovviamente, non ha potuto fare a meno di esibirsi in una frettolosa, affannata e confusa retromarcia che denota, tra l’ altro, in linea generale, un assai problematico funzionamento di un Ministero in cui volentieri le Direzioni Generali si contraddicono l’un l’altra.
L’ingloriosa ritirata, peraltro, non cancella il primato del Ministro da “avanguardista” della devoluzione sanitaria.
Certe “performance” sono indimenticabili, come i gol che, oltre trent’anni ora sono, ci regalò l’unico Schillaci che ricordiamo volentieri.