È stato indetto dalla CGIL e dalla UIL , per il 29/11/24 , uno sciopero generale contro la manovra di bilancio voluta dal Governo Meloni; una rivendicazione più di carattere politico che economico-sociale.

Questo sciopero dovrebbe trovare la sua giustificazione nell’assenza, nel programma del Governo, di un piano strategico di investimenti a medio e lungo termine in formazione professionale , nella riorganizzazione della R&S italiana e nella transizione all’impiego diffuso dell’intelligenza artificiale (IA).

Il Governo prevede nei prossimi anni una crescita del prodotto interno lordo intorno all’1%; crescita insufficiente a fare fronte all’inflazione prevista intorno al 2% . La causa principale di questo scenario è la modesta produttività del sistema produttivo. Da qui la urgenza degli investimenti auspicati. Diversamente, saranno  messi in discussione gli attuali livelli occupazionali. Inoltre, la mutazione in atto nei mercati mondiali, che possiamo sintetizzare con il termine “ ex società globale targata Usa”, sta riducendo la quota di mercato mondiale di influenza occidentale e mette in difficoltà, se non in crisi, le economie basate sull’esportazioni , come avviene per la manifattura tedesca.

Dai tempi della ricostruzione post bellica, anche l’Italia fa affidamento alle sue capacità di esportazione dei suoi prodotti, finali e/o intermedi. Quest’ultimi, in particolare, hanno come destinazione prioritaria la piattaforma industriale tedesca.

La prospettiva, dunque, di un mondo multipolare comporta un cambiamento negli equilibri internazionali di potere, che per il  mondo economico occidentale significa realisticamente una marginalità  delle attuali politiche economiche. Questa tendenza  indirizza l’attuale neo-liberismo verso regimi di democrazia illiberale.

Per centrare l’obiettivo,   lo sciopero del 29novembre andrebbe fatto contro l’ involuzione democratica della maggioranza di Governo: il “premierato” va nella direzione della recessione democratica. Questo sciopero sembra, invece, riproporre la logica  dello scontro di classe, secondo la tradizione politica della CGIL.

Ci sembra un errore rispondere invocando la solidarietà tra capitale e lavoro, come fanno alcune forze economiche e sociali; perché, alla fine, la solidarietà di questo genere si traduce in un paternalismo poco efficace a risolvere la conflittualità sociale e a valorizzare la dignità personale dei lavoratori. Diversamente, la conflittualità può essere una energia creativa, se fa emergere positivamente le aree di crisi e se fa dei contendenti dei soggetti dello sviluppo, perché  lottano, nella diversità degli interessi , per portare democrazia sul posto di lavoro: come la partecipazione dei lavoratori agli organi decisionali e al risultato d’impresa (l’utile d’esercizio).

Lo sciopero andrebbe fatto per introdurre la tutela minima del lavoratore dipendente, che si realizza attraverso la coesione sociale nella Comunità territoriale. Il lavoratore ha diritto ad un ambiente sociale capace di far crescere le sue qualità ; ha diritto alla tutela della sua persona per salvaguardarne la dignità umana e professionale.

Roberto Pertile

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