Bisogna davvero trattenersi e non andare oltre le righe. Netanyahu continua a fantasticare sul nuovo ordine mondiale. Ovviamente, ad uso e consumo di un’Israele che, grazie a lui, sta isolandosi sempre più dal consesso internazionale. O conta d’imporre tutto a suon di bombe? Come quelle, magari di fabbricazione italiana, sparate ieri contro il Quartier generale delle truppe Onu dell’Unifil. Hanno sparato cannonate anche contro i caschi blu italiani cui va tutta la nostra solidarietà e lo sdegno per vedere mettere così a rischio le loro vite da parte di chi continua a magnificare la democrazia israeliana. Che ai più pare stravolta rispetto a quella che conoscevamo e apprezzavamo.

E intanto, oltre a quelli già commessi, e per i quali pende la richiesta di un mandato di arresto per crimini contro l’unamità dinanzi al Tribunale Internazionale, commette uno dei più grandi “sacrilegi” contro il Diritto mondiale interpretato, nel bene e nel male, dalle Nazioni Unite.

E’ poi un bel dire, come Netanyahu ha fatto, che l’Onu è una “palude antisemita”. Da ieri avrà fatto perdere al suo paese, che non se lo merita, come non si merita la sua folle politica, altri consensi in quella “palude” di cui Israele ignora da decenni e decenni le risoluzioni di condanna per la sua politica di occupazione della Cisgiordania, e per tanto altro.

I veri amici di Israele fanno bene a tenersi lontano da Bibi Netanyahu perché, finché resterà lui a tenere in mano le redini di quel paese, non farà intravedere niente di buono.

Gli italiani non sono affatto antisemiti nella loro maggioranza, anzi.  Probabilmente, nonostante Bibi e i suoi alleati di governo, davvero “fuori di testa”, non lo diventeranno mai perché sanno distinguere l’antisemitismo, da Natanyahu e da Israele. Ma è certo che a loro non sarà affatto piaciuto veder mettere a rischio i loro soldati, in Libano come forza di pace. Ed appare loro chiaro come le cannonate di ieri rispondano alla logica di cercare di liberarsi delle forze d’interposizione delle Nazioni Unite per condurre nel sud del Paese dei cedri la stessa carneficina di Gaza.

Da quel che ha riferito ieri in televisione il Ministro della difesa Guido Crosetto, dopo una prima dichiarazione alquanto “timida”, poco è stato spiegato dall’Ambasciatore israeliano a Roma che, come i predecessori, è apparso in televisione più volte per illustrare agli italiani le ragioni d’Israele.  Che torni negli studi dei nostri telegiornali e ci parli un po’ delle cannonate di ieri.

Il nostro Governo, Crosetto non ha esitato a definire il comportamento dei militari israeliani come possibile crimine di guerra, dovrebbe continuare ad essere fermo, e già prima ce n’era abbastanza motivo, senza prestarsi ai giochetti linguistici che vogliono subito derubricare un atto deliberato a semplice incidente. E non limitarsi a convocare il loro ambasciatore. Magari, si potrebbe ritirare il nostro per un po’ per sottolineare lo sdegno di fronte ad un gesto tanto inqualificabile. E non sarebbe male se fosse Giorgia Meloni ad assumere in prima persona una responsabilità diretta su una vicenda che non ha solo una dimensione d’ordine militare.

Bene farebbe ad appurare se, in maniera indiretta, non giungano negli arsenali israeliani le bombe con cui hanno sparato ieri sui nostri. Perché il Ministro Crosetto ci ha informato tempo fa sul fatto che, dopo lo scoppio delle ostilità con Hamas, non forniamo più armamenti ad Israele. Anche se questo sembra sia stato recentemente smentito dall’Agenzia delle entrate, secondo i cui dati abbiamo fornito armamenti per oltre due milioni di euro tra il dicembre 2023 e il gennaio 2024 (CLICCA QUI). La categoria «bombe, granate, missili e altre munizioni» avrebbe registrato un notevole incremento, passando da 730.869,5 euro del dicembre 2023 a 1.352.675 euro del gennaio 2024.

Tutto da chiarire, insomma, e a maggior ragione oggi. In ogni caso, è pur sempre vero che le strade del commercio delle armi, contando su silenzi e complicità, seguono strade imperscrutabili. Che almeno ci sparino addosso con le bombe di qualcun altro…

Giancarlo Infante

 

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