Il problema delle regole è sempre stato un problema serio nel nostro Paese: prova ne è che una delle bestemmie (civili e cristiane) più diffuse è “fatta la legge, trovato l’inganno”. Si bestemmia con queste parole, a destra come a sinistra, nelle istituzioni laiche come in quelle religiose, nel piccolo come nel grande, nel privato come nel pubblico. Tutti? Parecchi, forse la maggioranza.
Ma c’è qualcuno che si distingue. In questo caso il ministro della Difesa Guido Crosetto ricorda a un generale, Roberto Vannacci, che non può esprimere “opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione” (Ansa) e per questo è destituito e rimosso. In un Paese normale la storia finirebbe qui, parlo di un Paese in cui il rispetto della Costituzione e delle istituzioni repubblicane è cultura diffusa, cardine dell’etica personale e pubblica. Ma l’Italia non è un Paese normale: è un Paese allergico alle regole, non a tutte, ma a quelle che non fanno comodo, a quelle che non tutelano i propri interessi illeciti e corrotti, a quelle che salvano la libertà e si oppongono al libertinaggio, a quelle che promuovono solidarietà con tutti e giustizia per tutti.
Risultato? Uno squallore da far vergogna: membri del Governo e della maggioranza che accusano il ministro, che ha fatto il suo dovere (presumibilmente sentito il Capo delle Forze Armate, cioè il presidente Mattarella) e difendono Vannacci, che non ha fatto il suo dovere, né come cittadino, né, soprattutto, come autorità militare.
Vorrei chiedere al generale Vannacci, ai suoi difensori nel Governo e nella maggioranza, sui social e sui media: ma che senso hanno concetti quali rispetto, dignità, libertà, buon vivere, bene pubblico…? Forse, per loro, hanno senso solo quando si tocca la loro persona o famiglia; mentre il resto, ovvero tutto ciò che diverso da se stesso in termini di orientamento sessuale, provenienza geografica, opinioni politiche, difesa dell’ambiente, posizioni antifasciste e via discorrendo, non ha valore e per questo può essere vituperiato e ridicolizzato, con un mix di volgarità, razzismo, omofobia e maschilismo. Ma la democrazia è agli antipodi di questo squallido mix.
Faremmo tutti bene a rileggerci il classico Sulla democrazia (1998), di Robert Dahl. L’autore spiega come i cardini, e insieme i nodi problematici, di una democrazia sono: 1. I principi di uguaglianza e di libertà; 2. Il patto costituzionale; 3. La divisione dei poteri; 4. I sistemi di controllo, in particolare l’informazione; 5. Il pluralismo etnico, culturale e religioso. E ne possiamo aggiungere un altro, evidentemente urgentissimo: 6. Il problema ambientale. Le risposte politiche a questi 6 nodi non solo distinguono la destra dalla sinistra, come ha ben spiegato Norberto Bobbio (Destra e sinistra) – con buona pace di chi dice che sono tutti uguali – ma distinguono gli estremismi politici, di destra e sinistra, da posizioni più moderate e mediate.
E’ innegabile, che su questi nodi, l’attuale maggioranza o è ambigua o è di estrema destra. Sembra essere il mosaico di una maggioranza che tessera dopo tessera mette su uno scenario pericoloso e inquietante, sia culturalmente che politicamente. Mi auguro di sbagliarmi ma, in diverse vicende, non riesco a pensare a un termine più sintetico per definire il mosaico: neofascista.
Rocco D’Ambrosio
Pubblicato su www.globalist.it
About Author
Correlati