Ospite di Lilli Gruber, su La7, Italo Bocchino – anche riferendosi a sé stesso – ha affermato che saremmo tutti un po’ democristiani.
L’occasione prevedeva anche la presentazione del suo recente libro, in cui sostiene che De Gasperi abbia, di fatto, incarnato la destra del Paese, così pcom’era ai giorni suoi. In parole povere, De Gasperi sarebbe stato un uomo di destra, da cui avrebbe preso il via una filiera che, passando attraverso Berlusconi, giungerebbe a Giorgia Meloni.
Insomma, tutta un’allegra brigata di democristiani veri o aspiranti tali starebbe attraversando, da ottant’anni a questa parte, la vicenda politica del nostro Paese.
Giorgia Meloni in qualche modo – così come i suoi più accesi adulatori affermavano di Berlusconi – sarebbe una sorta di reincarnazione, adatta ai nostri giorni, di Alcide De Gasperi. Tesi sbilenca che – come ha replicato Carlo Caracciolo – è paradossale tra le cose paradossali.
A quanto pare – va osservato che la seconda carica dello Stato avrebbe proposto di adottare la fatica di Bocchino come testo di storia nelle scuole – “stiamo facendo la storia” come ha sostenuto Giorgia. E il direttore editoriale del “Secolo d’ Italia” è un po’ il battistrada che anticipa ed apre il cammino sugli impervi tornanti dell’auspicata riscrittura.
Il libro andrà letto ed approfondito. Ma intanto suggerisce una considerazione: strano destino quello della Democrazia Cristiana. C’è chi vorrebbe perfino rimuoverne dal Paese la dannata memoria, eppure – è successo prima alla sinistra, oggi alla destra – è come se senza quel po’, se non altro, di infarinatura scudo-crociata che si cerca, sia pure surrettiziamente, di rivendicare, è difficile, a dispetto dell’ampio consenso elettorale, sentirsi legittimati a stare davvero “dentro” la storia dell’ Italia.