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Fatto un ragionamento su una premessa tra società multiculturale e società multietnica proponendo una società multietnica, ma monoculturale, proviamo a fare alcune riflessioni sul tema della migrazione, più avanti ragionereremo anche sulla cittadinanza.

La via presa dall’Italia è sostanzialmente una politica antiumana.

Al netto di ogni considerazione alla lotta agli sfruttatori, si preferisce la lotta agli sfruttati o peggio ancora a chi li aiuta.

Basta andare nelle nostre campagne dove in condizioni di vera schiavitù lavorano decine di migliaia di immigrati. Eppure, nessuno propone la confisca dei terreni dove lavorano. Perché? Semplice: gli schiavi servono all’economia e gli schiavisti votano.

La lotta alle ONG che salvano i poveracci in balia del mare trova una sola giustificazione: non si vogliono testimoni dei traffici che avvengono nel Mediterraneo tra armi, droga e navi. Con rifiuti pericolosi il “Mare nostrum” è sempre più il crocevia dell’illegalità internazionale.

Agricoltura ed edilizia sono i settori che più richiedono schiavi, ma c’è anche il settore della cura alla persona. Ci troviamo, quindi, in una realtà in cui la richiesta di lavoratori investe settori importantissimi per la nostra economia.

Sarebbe utile, allora, cominciare con una politica che colpisca gli schiavisti di casa nostra con la confisca dei beni e favorisca l’integrazione di questi schiavi dando loro legalità, percorsi scolastici e assistenza sanitaria.

A parte l’aspetto umano, non pretendiamo che tutti abbiano le nostre sensibilità dobbiamo riflettere e far riflettere sulla convenienza nel mettere queste persone nel quadro della legalità.

Sono persone che vogliono lavorare nella legalità (dando a loro ad esempio le proprietà confiscate agli schiavisti?) e noi, specialmente nel Sud d’Italia ne abbiamo bisogno. Sono persone su cui si può costruire una economia virtuosa perché abituate a risparmiare e ad investire sulle cose necessarie. Sono persone grate all’Italia che fornirebbe a loro una seconda opportunità.

Certo questo è solo un aspetto dell’immigrazione, ma cominciare da qui servirebbe.

Luigi Milanesi

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