Un sondaggio d’opinione condotto tra il 22 novembre e il 2 dicembre dal Centro palestinese per la politica e la ricerca sui sondaggi (PSR), ha rilevato che il sostegno ad Hamas è più che triplicato in Cisgiordania rispetto a tre mesi fa.
I sostenitori di Hamas sono ancora in minoranza, ma il 70% degli intervistati ritiene che la lotta armata sia il mezzo migliore per porre fine all’occupazione israeliana. In calo drasticamente, invece, il sostegno al Presidente palestinese Abbas con oltre il 90% dei palestinesi in Cisgiordania che chiedono le sue dimissioni.
Netanyahu pensa si risolvere il problema con una sconfitta militare di Hamas nella Striscia di Gaza e sembra dimenticare che il gruppo estremista palestinese, considerato internazionalmente di natura terroristica, ha tutti i suoi capi politici fuori della Palestina e che essi sono emanazione di una idea che non si sradica con la semplice eliminazione fisica o l’imprigionamento di un numero cospicuo dei suoi militanti armati.
Non è un caso se stia avvenendo qualcosa d’imprevisto prima degli indiscriminati bombardamenti cui è sottoposta la popolazione di Gaza e alle azioni militari israeliane in corso sempre più pesantemente anche in Cisgiordania, stando almeno a fonti giornalistiche occidentali: sia Hamas, sia l’Autorità per la Palestina si stanno convincendo della necessità di fare fronte comune dopo decenni di scontri furiosi tra di loro.