Concludiamo la pubblicazione delle riflessioni di Bonaventura Marino su Stato, mercato e società di cui la prima parte è stata offerta il 31 maggio 2020 ( CLICCA QUI )
Un ethos condiviso tra stato, mercato e società
Nell’economia del ventesimo secolo lo stato è fondamentale. Il suo ruolo è stato minimizzato nell’era neoliberista. Il mercato funziona per alcune cose, ma non per tutte. L’unico modo per proteggersi è agire in sintonia.
Lo stato deve investire in fiducia senza dare aiuti a pioggia alle imprese ma solo in presenza di impegni per il futuro a condizioni molto chiare. Una società davvero avanzata dovrebbe essere caratterizzata da una limitata disuguaglianza economica e da una sostanziale eguaglianza nei punti di partenza, poiché la riduzione delle disuguaglianze non
danneggia certamente le possibilità di crescita né inficia sull’efficienza, ma anzi va a vantaggio di entrambe. Spesso si riscontrano gravi debolezze della governance delle istituzioni, riconducibili ad un’insufficiente tasso di democrazia nella prassi operativa da assegnare ad una scarsa trasparenza dei processi decisionali ed un’inappropriata distribuzione del potere di rappresentanza. Si riscontra spesso un’eccessiva discrezionalità degli organi amministrativi nell’applicazione delle norme statutarie (1).
Occorrono riforme radicali. L’istruzione e la sanità devono ora essere visti non come passività, ma come un investimento sul futuro della società. Il lavoro non deve essere caratterizzato da una diffusa precarietà. È necessaria una sostanziosa redistribuzione del reddito. È centrale un nuovo corso basato su politiche pubblici con una
radicalizzazione che indirizzata alla socializzazione degli investimenti (2).
La crisi economica della primavera del 2020, innescata da blocco delle attività per motivi sanitari a seguito di una pandemia di origine virale, è del tutto diversa rispetto a quelle del secolo ventesimo e mette in evidenza con maggior forza la necessità dell’impegno pubblico. Non è per la mancanza di domanda effettiva o la sopraffazione della finanza. Si tratta di una crisi nuova, che è iscrivere in una carenza di offerta e la risposta non va trovata tutta soltanto nell’insegnamento di Keynes. È una crisi che riguarda direttamente la sopravvivenza delle imprese, soprattutto medie e piccole e investe un problema di sopravvivenza delle famiglie. Per questo si deve orientare la produzione a valori d’uso immediatamente sociali.
È necessario un’assoluta urgenza dare priorità alla produzione con al centro il lavoro, per poter pensare e iniziare a praticare un modello integrato dello stare insieme (3). Per un cambiamento del paradigma del capitalismo. Si sono create le condizioni per un cambio di paradigma e di trasformazione con al centro di un rilancio simultaneo di:
– stato
– mercato
– società (4).
Lo stato deve indirizzare gli investimenti verso aree che possano catalizzare innovazioni a livello intersettoriale, tra imprese ed enti non profit, per affrontare questioni che vanno dalla crescita verde ad una maggiore diffusione delle nuove tecnologie. Lo stato deve avere un ruolo di catalizzatore per intercettare e promuovere innovazioni, con una
politica orientata ad un cambio di direzione, mettendo clausole per rispettare su come e su cosa investire e ponendo vincoli in settori e imprese su cui puntare, secondo la visione su puntare.
Lo stato deve ridisegnare le priorità:
– ridurre il divario digitale sia da un punto di vista sociale tra individui che tra organizzazione imprenditoriali che rischiano di non poter resistere a urti sociali e tecnologici;
– ripianare il divario tra Nord e Sud;
– andare sempre più verso un green economy.
Le imprese devono essere aperte ad un cambio di gestione, in modo da introdurre vincoli e clausole, poiché giunte al profitto facciano ad affluire allo stato maggiori entrate per poi essere redistribuite in termini di crescita e innovazione. Le imprese hanno una funzione istituzionale nella creazione del valore nell’interesse alla società. La creazione di valore è associata comunemente all’industria finanziaria, ma tutto dipende da come misuriamo la produttività e il valore. Va considerato che ci sono ricadute sul benessere sociale, con un impatto sul bene comune che attiene a valori spirituali, morali e culturali.
È il momento di una politica industriale decisa a cambiare direzione. Le imprese orientate al profitto da sole non lo fanno. Ad alcune condizioni, potrebbe essere positivo convertire i finanziamenti pubblici in capitali di rischio e puntare un nuovo strumento finanziario, che si potrebbe denominare bond sociale, in grado di convogliare risorse per la rigenerazione della società, con caratteristiche particolari: rendimenti competitivi, sgravi fiscali, scudo penale.
Al di là contesti chiusi e degli apparati, bisogna lavorare per ricostruire un ethos condiviso, attingendo dal vitale potenziale delle fonti evangeliche per esplorarne le specifiche risorse al nostro pensiero (5).
In quest’ottica, va rilanciato il principio di sussidiarietà per articolare in modo nuovo le relazioni tra stato, mercato e società, per puntare ad un modello tripolare di ordine sociale, idoneo per decifrare e indirizzare gli scenari del tempo presente della società post-moderna e post secolare. Il cambiamento di approccio passa da un ripensamento dei pilastri alla base delle decisioni economiche, non più votate solo al profitto e all’accumulazione del denaro, ma ispirate dalla ricerca della felicità.
Bisognerebbe ricercare il benessere delle nazioni piuttosto che la mera ricchezza delle nazioni. Nel 2011 una risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato la ricerca della felicità un caposaldo degli impegni di sviluppo degli stati partecipanti e l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico ha
promosso accordi con gli stati che pongano l’eudemonia a fondamento di politiche vitali alla sopravvivenza dell’umanità.
La politica è etica a livello della comunità e un governo teso al bene della comunità contribuirà a creare una popolazione più virtuosa che a sua volta sia più attenta al bene comune (6). Secondo la visione di Aristotele, la politica non è separata dall’etica e le virtù individuali che rimandano alle virtù civiche su cui si fondano gli
aspetti chiave dello stato, del mercato e della società.
Le aggregazioni sociali sono baluardo contro ogni irrazionale automatismo del potere anonimo, impersonale e disumano degli apparati e dei sistemi. Il rilancio dei corpi intermedi aiuta a consolidare nuovi paradigmi. La
dinamica della vita sociale si esprime attraverso le diverse forme di aggregazioni umane, costituite dalle persone, dalle famiglie, dalle associazioni professionali, dai diversi gruppo più o meno organizzati e dalle numerose libere istituzioni operanti nelle varie comunità, nel segno di colmare un solco rispetto ai sostenitori dell’annullamento
dell’intermediazione fra stato, mercato e società. Aristotele afferma che l’uomo è un essere sociale e non solo economico; più che a salvaguardare il suo interesse per i beni materiali che servono per sostentamento, l’uomo punta alla benevolenza sociale.
Ripercorrendo la storia della civiltà, infatti, si constata che la fame e il guadagno non sono sufficienti per avviare la produzione. L’economia di mercato ha creato un tipo di società che si muove sulla base della crescita indefinita, riconducendo tutto nella sfera economica. La civiltà industriale va ripensata per scacciare l’eventualità di un ambiente sempre più artificiale.
La vera critica alla società di mercato non è che è basata sull’economia ma che l’economia è basata sull’interesse individuale. A fianco delle imprese, lo stato deve promuovere la logica della reciprocità, della relazione e del dono.
Gli utilitaristi di matrice neoclassica, ma anche gli economisti di matrice eterodossi, hanno sempre fatto coincidere la parte materiale del guadagno e della fame all’organizzazione economica, mettendo il sigillo della razionalità, oltre che alla produzione, anche al componente sociale che ingloba la parte valoriale e ideale, cosa profondamente
umana.
Bonaventura Marino
1 Cfr. Federico Caffè, Lezioni di politica economica, Bollati Boringhieri, Torino, 1978, pag. 145.
2 Cfr. Hyman P. Minsky, Keynes e l’instabilità del capitalismo, Bollati Boringhieri, 2009
3 Cfr. Mario Draghi, Higher public debt levels will become an economic feature and be accompanied by private debt cancellation in Financial Times, 25 marzo 2020
4 La scienza di progredire gradualmente verso la verità è soggetta a rivoluzioni periodiche. T. S. Kuhn propone l’uso del termine paradigma per indicare l’insieme di teorie, leggi e strumenti che definiscono una tradizione di ricerca in cui le teorie sono accettate universalmente. Cfr. Thomas S. Kuhn, La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, 2009, pag. 5
5 Il messaggio cristiano evangelico con le sue risorse è la possibilità di uscire da sé e non è un ripiegarsi in sé. Cfr. François Jullien, Risorse del cristianesimo senza passare per le vie della fede, Ponte alle Grazie, Milano, 2019, pag. 32.
6 Nell’affresco di Raffaello La scuola di Atene – nei Musei Vaticani nei Palazzi Apostolici nello Stato Vaticano – è raffigurato Platone che solleva il dito verso l’alto a indicare l’iperuranio, e Aristotele che protende la mano verso la Terra. Aristotele regge il suo libro l’Etica Nicomachea, il primo libro nella filosofia occidentale dedicato all’etica, che ripone il bene nella felicità, detta eudaimonia, come un fine naturale della vita umana.
Riferimenti bibliografici
Adam Smith, Teoria dei sentimenti morali, Rizzoli, 1995
George A. Akerlof e Robert J. Shill, L’economia della manipolazione e
dell’inganno, Mondadori, 2016
Luigino Bruni – Stefano Zamagni, Economia civile. Efficienza, equità,
felicità pubblica, Il Mulino, 2004
Bonaventura da Bagnoregio, La sapienza cristiana, Jaca Book, Milano
1985
Federico Caffè, a cura di Stefano Zamagni, L’ economia contemporanea.
I protagonisti e altri saggi, Studium, 2013
Federico Caffè, Lezioni di politica economica, Bollati Boringhieri, Torino,
1978
Paul Collier, Il futuro del capitalismo, Laterza, 2020
Mario Draghi, Higher public debt levels will become an economic feature
and be accompanied by private debt cancellation in Financial Times, 25
marzo 2020
Antonio Genovesi, Lezioni di commercio o sia di economia civile, Edizione
Istituto Italiano per gli studi filosofici, Napoli, 2005
François Jullien, Risorse del cristianesimo senza passare per le vie della
fede, Ponte alle Grazie, Milano, 2019
Thomas S. Kuhn,La struttura della rivoluzioni scientifiche, Einaudi, 2009
Luigi Bruni – Stefano Zamagni, Economia civile, Il Mulino, Bologna, 2004
John Maynard Keynes, Le mie prime convinzioni, Adelphi, 2012
John Maynard Keynes, La fine del laissez faire e altri scritti, Bollati
Boringhieri, 1991
Mariana Mazzucato, Il valore di tutto. Chi lo produce e chi lo sottrae
nell’economia globale, Laterza, 2018
Mariana Mazzucato, Lo Stato innovatore, Laterza, 2014
Hyman P. Minsky, Keynes e l’instabilità del capitalismo, Bollati
Boringhieri, 2009
Karl Polanyi, La grande trasformazione. Le origini economiche e politiche
della nostra epoca, Einaudi, 1976
Karl Polanyi, L’ obsoleta mentalità di mercato, Asterios, 2019
Giovanni Quaglia e Michele Rosboch, La forza della società-comunità
intermedie e organizzazione politica, Nino Aragno Editore, 2018
Joseph E. Stiglitz, Popolo, potere e profitti. Un capitalismo progressista in
un’epoca di malcontento, Einaudi, 2020
Joseph E. Stiglitz, Invertire la rotta. Disuguaglianza e crescita economica,
Laterza, 2018