È l’ora di un nuovo welfare basato su budget di salute, patti per l’imprenditoria ed accoglienza diffusa, lotta alla povertà educativa, agricoltura inclusiva e transizione ecologica, riconversione al civile dell’industria delle armi per un mondo in pace. La seconda Ricostruzione della Repubblica dopo il 1945 implica una nuova coesione sociale e territoriale.
Il Covid 19 ci costringe, pertanto, alla Ricostruzione a misura di tutte le persone e territori. La salute pubblica deve essere capace di ibridarsi con il privato sociale mediante Budget di salute ed ambientali per migliorare le determinanti sociali del benessere delle persone vulnerabili, in connessione con habitat, formazione, socialità, affettività, realizzazione personale. Il welfare di comunità dei progetti personalizzati deve prevalere sulla “sanità dei posti letto”, pur necessari in terapia intensiva, come la pandemia insegna. In particolare, occorre tener conto dell’invecchiamento della popolazione. Aumentano infatti le malattie cronico-degenerative: demenza, disabilità, enfisema popolare, ipertensione, diabete, tumori etc. Queste diventano prevalenti su quelle acute rendendo vecchio il servizio sanitario ospedale-centrico. È necessario il potenziamento delle cure primarie (O.M.S. Alma Ata, 1978).
La pandemia ha reso più evidente l’importanza della medicina territoriale per segnalare subito i nuovi contagiati, isolandoli con i loro familiari e loro contatti. I sintomatici vanno visitati e curati a domicilio. I malati più gravi devono essere invece ospedalizzati evitando la diffusione del virus. È stato un errore negli ultimi anni fare tagli dei posti letto, specie di terapia intensiva, eccezion fatta per la Germania, senza potenziare la medicina di prossimità territoriale. Va superata la dimensione verticale della aziendalizzazione, a favore di un governance orizzontale di medici, infermieri, amministrativi per mettere la persona del paziente al centro. Sono urgenti dipartimenti autonomi delle cure primarie con medici di famiglia, infermieri, amministrativi, specialisti ambulatoriali, guardie mediche, addetti alla riabilitazione, con telemedicina a supporto di rete. Risultato atteso: un netto miglioramento di accessibilità e qualità delle prestazioni. In questo quadro deve migliorare il dialogo tra ospedale e territorio per selezionare gli accessi alle cure specialistiche, assai costose, riducendo tempi di analisi e di degenza, assicurando corsie preferenziali. Tutti gli operatori sanitari devono autovalutarsi con indicatori in termini di struttura, di processo, di esito e di gradimento. Vanno subito attivate le figure di coordinamento territoriale e multiprofessionali previste dalla legge Balduzzi del 2012. Nel frattempo il budget di salute è chiamato a ricomporre le risorse necessarie alla concretizzazione di quanto impegnato a vario titolo per un progetto personalizzato. Questo strumento è oggetto di una proposta di legge all’esame del Parlamento (AC 1752).
Il Network Non Autosufficienza, con associazioni per Alzheimer, Caritas, Forum Terzo Settore, Forum Diversità e Disuguaglianze, Cittadinanza attiva ed altri, ha preso posizione in questi giorni, attraverso il coordinatore, Cristiano Gori, circa il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In esso manca, a loro avviso, un piano organico per l’assistenza dei più deboli. Gli anziani non autosufficienti, e le loro famiglie, sono trascurati. L’invecchiamento progressivo della popolazione suggerirebbe il contrario, pur dovendo dare priorità alla Next Generation europea. Nel PNRR manca un progetto organico per l’assistenza. È urgente superare la frammentazione delle politiche di welfare. Troppi enti, sedi e percorsi. L’assistenza domiciliare deve diventare il fulcro degli interventi e punto di riferimento per le famiglie. Le strutture residenziali vanno ripensate con miniappartamenti e spazi comuni in cohousing. In conclusione, la società italiana deve prendere coscienza della “questione non autosufficienza”.
Una fraternità generativa per trasformare il sistema economico
La fraternità è il comun denominatore delle ultime encicliche, afferma Leonardo Becchetti. Infatti essa rappresenta la categoria politica che può rendere generativa la vita sociale ed economica, ad esempio attraverso i budget di salute. Come incarnare questo principio nella vita di tutti i giorni? Oggi troviamo nella Fratelli tutti il manuale teorico ed operativo della fraternità. Così siamo fraterni se generativi nello spazio e nel tempo delle generazioni e della transizione ecologica. Senza fraternità gli homines economici falliscono perché incapaci di cooperare. Amartya Sen li definisce infatti, “idioti sociali”. Pertanto è opportuno inserire le categorie di fraternità e generatività negli indicatori di benessere multidimensionale per guidare le scelte politiche ed economiche. Non solo, la fraternità implica partecipazione dei soggetti portatori di interesse nel processo decisionale verso il bene comune. In questo contesto un ruolo decisivo deve essere svolto in questi anni dall’universo maturo e consapevole del Terzo Settore in dialogo con gli enti pubblici e locali attraverso la coprogettazione sociale.
Silvio Minnetti