La Carta prodotta dal Festival dell’economia civile di Firenze rappresenta una bussola per orientare l’azione dei cittadini nella difesa di salute, scuola, ambiente, lavoro, benessere collettivo nei prossimi anni. Essa ci indica un impegno più incisivo, un cambio di rotta. In primo luogo, per sostenere il valore del lavoro e delle persone nel solco dell’umanesimo che ha promosso l’economia civile. Occorre credere poi nella biodiversità delle forme di impresa, profit e non profit. Promuovere la diversità e l’inclusione sociale riducendo le enormi disuguaglianze. Il mercato civile deve colmare i divari economico-sociali includendo uomini, donne, giovani. Vanno valorizzate le imprese come luogo di creatività e di benessere. Occorre investire molto in educazione, formazione professionale di qualità, promozione umana. Sono infatti sempre più importanti per la felicità pubblica i beni relazionali come fiducia, impegno sociale, amicizia, amore, servizio civile.
La ricchezza del nostro Paese è data dalla sua biodiversità naturale e dalla ricchezza di senso e varietà dei Genius loci dei suoi territori che affondano le radici nelle nostre tradizioni e che rappresentano dei veri e propri vantaggi competitivi nell’economia globale. Per questi motivi deve crescere il rispetto per i territori, per la loro storia e bellezza, per la loro cura, manutenzione, controllo. Ormai l’economia civile ha all’attivo, da decenni, formazione, investimenti nei territori, buone pratiche con una miriade di imprese profit e non profit in rete. Giovani, innovazione e creazione di valore, socialmente ed ambientalmente sostenibile, sono sotto gli occhi dei decisori politici per Next Generation Eu. Recovery Fund.
Negli ultimi mesi si sono realizzati ben tredici Festival che hanno messo al centro questi temi. È il segno di una trasformazione culturale in vista degli obiettivi Onu 2030. È in atto un cambio di passo a livello mondiale verso la conciliazione tra etica, finanza, economia e società. Dipende da noi. Non restino solo festival ma stili di vita. La nuova economia, guidata dalla politica, deve essere al servizio della società civile: 750 miliardi di euro di Next generation Eu devono arrivare nei territori tra il 2021 ed il 2027 risollevando l’Europa dai colpi della pandemia epocale. Due milioni di imprese impegnate in Europa nel non profit rappresentano il 10 % dell’economia. In questo quadro la politica ha il dovere di “rimuovere gli ostacoli” (art.3 Cost.) per il bene comune come motore di sviluppo. Deve essere lungimirante e non più schiacciata sul breve termine delle elezioni con i suoi sondaggi. Serve una classe dirigente del Paese, capace di responsabilità verso le generazioni future oltre la pura ricerca del consenso. Un ostacolo da rimuovere è il turbocapitalismo dello shareholder preoccupato solo della massimizzazione del profitto per gli azionisti. Si tratta della “tragedia dell’orizzonte corto” anche in economia.
Due milioni di imprese impegnate in Europa nel non profit rappresentano il 10 % dell’economia. In questo quadro la politica ha il dovere di “rimuovere gli ostacoli” (art.3 Cost.) per il bene comune come motore di sviluppo
Al Festival dell’economia di Trento, Ester Duflo, premio Nobel, ha invocato una nuova economia per tempi difficili. Lo scienziato Stefano Mancuso ha illustrato il paradigma della “nazione delle piante con l’arte della convivenza. La pandemia ci costringe all’innovazione nella civiltà delle machine labour, della finanza e delle tecnologie per l’ambiente, della mobilità sostenibile. Il messaggio di Trento è che ambiente e crescita possono coesistere con profondi cambiamenti. L’ 8 e 9 ottobre a Bertinoro si sono incontrati infine i protagonisti del mondo accademico, dell’Economia sociale e del Volontariato, delle istituzioni insieme ad una community di studenti di Università di Bologna e giovani imprenditori sociali, per riflettere sui temi dell’Economia civile. Un laboratorio che da 20 anni anticipa le sfide future del Terzo Settore.
È emerso il dato che il non profit continua a crescere. Per Zamagni ormai il Terzo Pilastro è al centro. Luciano Floridi nota il protagonismo del Terzo Pilastro nell’era del Onelife. Per Giovannini è ormai entrato nell’agenda ONU dello sviluppo sostenibile.
Abbiamo visto, in conclusione, una progressione del Terzo Settore nel contribuire all’economia del Paese: da 4,8 a 7 addetti su 100 in 15 anni; valore delle entrate 70 miliardi di euro. È saggio collocare questa moltitudine di organizzazioni al centro della trasformazione del sistema economico-sociale. Dobbiamo guardare lontano per uno sviluppo sostenibile. L’Italia fragile e bella ha bisogno di economie di luogo, comunitarie, sostenibili, economie più resilienti alla crisi e capaci di ripartire dopo l’emergenza sanitaria. Esse coniugano solidarietà e sostenibilità, visione di sviluppo con fioritura delle persone. Sono “economie di atmosfera” guidate da uno scopo comune, “purpose driven”, per Giacomo Becattini.
Il determinismo economico neoliberista e digitale corre il rischio invece di non integrare persone e comunità. Ormai si tratta di coniugare economia e società in comunità, impresa sociale, mercato e democrazia, di favorire imprese capaci di generare valore in maniera inclusiva e di operare una trasformazione dal basso che coinvolge i “problem owners (Floridi), chi i problemi li vive tutti i giorni. Aumenta in tal modo la resilienza del sistema-Paese nell’affrontare le sfide della salute pubblica, della digitalizzazione, della lotta alle disuguaglianze come priorità della “Next generation EU”.
Silvio Minnetti