Coraggioso, puntuale e strategico intervento di cesello, da parte dei quattro Vescovi dell’ “antico Tirolo” circoscritto di quattro cardini di Salisburgo, Trento, Innsbruck, Bolzano-Bressanone. Un Tirolo, che nel 1796, di fronte alla minaccia di invasione delle truppe Napoleoniche fa voto di fedeltà all’amore di Dio, manifestato nel Cuore di Gesù.

“Cosa buona e giusta” anche oggi, in continuità dei predecessori, Festa comune nell’Amore di Gesù. “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” (Gv 19,37) , attratti da un immagine di amore di quel voler di Dio laddove “Egli si dona per rialzare l’uomo e salvarlo” ( Papa Benedetto XVI, Deus Caritas est, 12).

Un appello al nostro cuore “ad aprirci, ad amare a donarci a Lui, nostro Dio”, ma anche “voto” di impegno. Non a caso questo “aprirci” si riempie di quel vero senso di Libertà, che si contrappone alla libertà così “vuota” del consumismo. Meta effimera di una felicità irraggiungibile, se non individuata da un percorso nel quale si è pronti a “riempirsi” di opere significative.

Libertà guidata dall’amore, come risposta responsabile al Dono dell’Amore di Dio, che ci apre ad un amore sano verso il prossimo, in un percorso nel quale sviluppiamo nell’impegno e nel rispetto per il creato le nostre capacità, in piena coscienza sulle nostre responsabilità.

I Vescovi affrontano con coraggio il tema della libertà religiosa, ma anche politica nella nostra terra, proprio in occasione della Festa del Sacro Cuore di Gesù, sottolineando le “pressioni” per rendere ridicola la realtà religiosa, nell’intolleranza pubblica verso la sua testimonianza, le sue tradizioni, i suoi simboli, la sua presenza in scuole ed asili.

Libertà che è riconoscimento della libertà di culto, sancito anche dalla Costituzione, ma anche libertà di impegno al servizio per il Bene Comune.

Non è sfuggito ai Vescovi il richiamo ad un rispetto e ad una libertà cosi profonda ed essenziale, per la vita, quella vita che pur esiste nella sua pienezza di dignità, frutto dell’amore di Dio, già prima della nascita, o nella debolezza e fragilità dell’uomo sofferente e meno abile e bisognoso dell’aiuto del prossimo.

Coraggioso è anche il monito a non considerare la libertà politica come forma di chiusura e legame ossessivo “ad un determinato territorio”, ma come stimolo ad uno sforzo faticoso dei popoli dell’Europa di “unirsi gradualmente” “insieme” per abbattere le “varie barriere”.

Una missione ancor più impegnativa per la collocazione della nostra regione, già nel nucleo di un incontro tra diverse culture, tradizioni, etnie e opportunità di arricchimento in questa nuova Libertà. Il Sacro Cuore di Gesù, a cui sono legati i tirolesi in ragione della loro storia, che diventa l’acceleratore di questa Libertà nell’Amore ricevuto, che genera impegno “votato” a ridonare: “Fa che il nostro cuore sia simile al tuo”.

 E’ una chiave di lettura che ci invita tramite l’Amore di Dio a sentire esteso il concetto così importante di “Heimat” (patria), oltre al senso di identità e di cultura, nel rispetto delle epoche storiche e dell’età delle persone, affinchè persone di culture e lingue differenti, si sentano insieme nella “casa” sotto l’Amore e la protezione del Sacro Cuore di Gesù. Insieme entreremo nella “casa del Signore” nella vera patria che è nei cieli ( Fil 3,20; EB 11,14) accolti dall’Amore di Dio.

 Impegno, sentimento, casa comune, Heimat o patria, lingua e culture differenti, ma Amore, Cuore di Gesù.

 La pace è opera della giustizia, oltre che frutto dell’Amore ed impegno dell’uomo per assicurare alla patria un futuro, un ambiente di vita adeguato.

Arricchiti dalla parola di Dio e dall’offerta di amore sulla croce di Cristo, liberi da barriere ed inimicizia, possiamo essere uomini nuovi.

Quindi Libertà è anche impegno nella patria a donare la pace, per il Bene Comune.

 Fuochi del Sacro Cuore di Gesù: occasione di comunione

 Una volta l’anno le montagne d’Alto Adige si illuminano di fuoco e gli altoatesini si ricordano degli anni passati e gloriosi del Tirolo unito.

Ogni anno, la prima domenica dopo Corpus Domini, gli altoatesini accendono grandissimi fuochi sulle cime delle montagne: i fuochi rappresentano una tradizione che risale al XIX secolo, quando il popolo di Tirolo fu minacciato dai Bavaresi e dai Francesi e si salvava col aiuto del Sacro Cuore di Gesù al quale giurava eterna fedeltà.

In quest’occasione si ricorda la promessa solenne al Sacro Cuore di Gesù che risale al 1796, vista la mala parata delle truppe di Napoleone. Il prelato di Stam propose di mettere il Tirolo sotto la protezione del Sacro Cuore. Quando però Andreas Hofer, noto combattente per la libertà, vinse inaspettatamente la lotta al Bergisel contro le truppe francesi e bavarie, lui stesso rinnova la promessa data al Sacro Cuore e giurò fede eterna.

Da allora questa domenica di giugno è un grande giorno di festa popolare nell’intero Tirolo. Sulle cime delle montagne, delle colline o delle piccole alture, i fuochi illuminano il cielo!

Al calar della notte gli abitanti in occasione della festa accendono impressionanti fuochi per ricordare la promessa solenne. Un’atmosfera speciale, vissuta da anziani, nel profondo significato di una tradizione popolare, ma anche dai giovani, che oggi si ritrovano in questa occasione attorno ai fuochi in una notte nella quale si eleva un senso di unità ed appartenenza in un clima di serenità e speranza.

Una festa offerta agli innumerevoli turisti in questa terra Athesina, motivo di attrazione e di informazione storica sulle consolidate tradizioni di questa terra.

Si è voluto attribuire a questa tradizione un forte contenuto di rivendicazione tirolese, dimenticando spesso il profondo senso religioso di una supplica al Sacro Cuore di Gesù.

Ai giovani italiani, tedeschi e ladini di questa nostra terra Athesina certamente gioverebbe il ritrovarsi insieme in questa giornata del Corpus Domini, per ricercare insieme, in un clima di festa e di scambio nella cornice di costumi e tradizioni locali, il senso di una comune fratellanza ed il comune legame alla propria terra, laddove diversi possono essere i motivi per unirsi in un’aspettativa comune, che se non è ai tempi di oggi di difesa da invasioni di eserciti napoleonici, può essere di auspicio di una pace e prosperità futura nella magnifica terra athesina.

Lo vogliamo chiamare comune senso di appartenenza e comune senso di partecipazione alle peculiarità della nostra Autonomia territoriale? Perché no! Potrebbe essere un’occasione per condividere Valori comuni.

Heiligstes Herz Jesu, rette uns!
O mein liebster Jesus, schenke mir in tiefster Demut
die Erkenntnis, daß ich mit keinem Wort von mir,
sondern nur mit Deinen heiligen Worten des Evangeliums
und dem Heiligen Geiste allen Menschen
mit Rat und Tat zur Seite stehen darf.
Befreie mich von dem Verlangen, um meiner Ehre willen
um Rat gefragt zu werden.
Da ich aber auch gar nichts aus mir kann,
aber Deine Liebe verkünden möchte,
bitte ich Dich aus tiefster Seele,
mache mich zu einem hellen Kristallglas,
damit Du, mein liebster Jesus,
durch mich armen Sünder hindurch leuchten kannst in alle Herzen,
denen ich durch Deine Liebe begegnen darf,
wie Dein liebeglühendes heiligstes Herz es wünscht!
Amen.

 L’Autonomia tra diversità e scambio

I fuochi nella notte del Sacro Cuore di Gesù si sono prestati anche per far brillare la scritta “Ein Tirol”. Marchio per rendere esplicito un confine identitario. Solo fuoco, simbolo, di una divisione che si vuole mantenere visivamente espressiva.

Vorrei rispondere a Gabriele Di Luca, che cerca di collocare in una razionalità autonomistica anche queste espressioni, scrivendo: l’Autonomia basa il suo valore, non tanto sull’eliminazione del contrasto identitario/etnico, ma sull’equilibrio “per depotenziare gli effetti più nefasti e ridurne le occasioni degenerative”. Secondo questa visione, un algoritmo “contentivo”, non uno stimolo all’evoluzione condivisa.

Vorrei proporre una diversa dinamica all’Autonomia, intesa come espressione o laboratorio di ricerca e quindi “viva. Mi appoggio così ad un ricorrente parallelo tranello dialettico, quando si parla di diseguaglianza, confondendo spesso la differenza tra diseguaglianza e diversità.

Sono temi oggi di moda nelle analisi sulle motivazioni della crisi economica attuale, ma si riportano anche al tema attuale. Il caldo ed il freddo, sono esempi di una diversità naturale, così come le diverse culture, le diverse etnie.

Il polo negativo ed il polo positivo pure e queste diversità sono il motore dello “scambio” che è motore di vita. Queste diversità sono spesso alla ricerca di un loro equilibrato interagire e così raggiungono la massima efficienza nella loro espressione. Moto, equilibrio, scambio, non distinzione o “contenimento”. Diversità, intesa come espressione naturale ed equilibrata, non deve confondersi con la “diseguaglianza”, che fotografa una sopraffazione, un disagio, spesso a discapito della dignità dell’uomo e di Valori di riferimento, etico-morali, sociali, democratici, liberali, ecc.

Così, l’Autonomia dev’essere espressione di rispetto delle diversità, di valorizzazione delle diversità, ma anche di incontro e scambio positivo. Senza incontro “il motore non gira”, non vi è scambio termico.

L’Autonomia positiva e costruttiva non va intesa quindi come rischio di “osmosi” o confusione di caratteri diversi, orgoglio di propria identità, ma come vita e movimento armonico, ricerca di incontro, per trasmettere ed apprendere, per esprimere ed arricchire.

La scritta “Ein Tirol” come un marchio a fuoco è “statica” e “isola”. Meglio sarebbe il poter scrivere “Athesis”, “la terra lungo l’Adige e tra i monti” – “Das Land an der Etsch und im Gebirge”, che valorizza tutte le diversità, le appartenenze storiche, le conquiste nello scambio, la vita di una terra, ricca di Valori e di Vita.

Alberto Berger

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