Ancora una volta il governatore della Lombardia mette in pratica il napoletano detto”chiagni e fotti”. Un “volgarismo” che viene praticato in tutta l’Italia, ma è grave vederlo praticare da coloro ai quali ci affidiamo per la gestione della cosa pubblica e dai quali ci si aspetta di mettere il campo il massimo possibile del senso della responsabilità, della capacità di guida e della predisposizione alla collaborazione.
Da quando è scoppiata la pandemia causata dal Coronavirus, invece, da molti governatori delle regioni sono venute solo polemiche, cause di ritardi, inutili discussioni che talune volte hanno cozzato con i dati scientifici. Dopo essersi per giorni e giorni baldanzosamente presentato con assiduità dinanzi alle telecamere, accompagnato dall’Assessore alla Sanità Gallera, Fontana è stato travolto dal fallimento del sistema sanitario lombardo di cui per anni anch’egli ha decantato le lodi, ma nascondendone le magagne che, però, sono oggi dinanzi a tutti. Così, abbiamo visto come sta finendo questo “racconto” durato decenni.
Invece di dimettersi come ha dovuto fare il suo Assessore, Fontana continua a ingaggiare continui scontri con le autorità centrali lamentandosi con quel “piagnisteismo” che tanti settentrionali rimproverano ai meridionali. Non gli è stato bene che la Lombardia dovesse sottoporsi ad una nuova fase di chiusere da “rosso”. Applicando lo stile del “chiagni e fotti” è giunto a parlare di errori nell’utilizzo dei parametri che, ovviamente, avrebbero fatto le autorità centrali. Peccato che è stato smentito direttamente da Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto superiore di sanità e componente la Cabina di regia del Cts, secondo il quale la decisione relativa alla Lombardia è stata presa sulla base dei dati forniti dalla stessa regione.
Dopo averlo visto all’opera, i cui risultati avrebbero dovuto portarlo a dimettersi e alla Lega suggerire di spingerlo in questa direzione, è inevitabile che invece del metodo “chiagni e fotti” noi scegliamo gli scienziati.